Racconto
in forma di segni è quello di Franz Masereel, Storia
senza parole, edito da Pagine d’Arte, nel quale si susseguono gli splendidi
disegni ottenuti con la tecnica silografica. Il primo grande sviluppo della tecnica
della stampigliatura mediante matrici lignee data intorno alla meta del
Quattrocento, ed è destinata a sostituire la miniatura nell'illustrazione del
libro. Un'altissima tradizione silografica vanta Venezia, ove viene stampata l'
Hypnerotomachia Poliphili di
Francesco Colonna. Una importante ripresa dell’utilizzo di tale tecnica si
registra agli inizi del Novecento, soprattutto a opera di artisti tedeschi
dediti alla critica sociale ed economica dopo la prima guerra mondiale. Anche Franz Masereel (1889-1972) artista
belga, è impegnato nella denuncia sociale delle condizioni di miseria delle
popolazioni urbane nel medesimo frangente temporale.
La
storia, lussuoso dialogo tra il bianco e il nero, narra di un amore: di un lui
e una lei che pulsano di vita alterna: la forma dell'uno è condizionata
dall'assorbimento della potenza del contrario dell'altro. I due amanti si
compenetrano armonicamente e, reciprocamente condizionandosi, producono il
flusso mirabile e reversibile del divenire. Di quando lui ama e lei non ama e
di quando lui l’allontana e lei si distrugge d'amore per lui. Ma, la trama
nascosta del libro è più forte di quella manifesta.
Bisogna
rispettare l'assunto e non sprecare nemmeno una parola. Non credere di poter
avere l'ardire di chiudere la storia con un precetto morale, un concetto,
un'idea fissa, statica, che, oltretutto, non tenga conto della commedia
dell'arte, in cui il gioco della seduzione finge armamenti a cui si crede solo
mentre li si pronuncia. Di tutto di più le fu offerto; le fu posta ai piedi, sotto
gli occhi increduli o pazienti, persino la vita. Eppure, poi che si distese felice al fianco di lui, fu
mandata via, per un idiota pensiero che
vuole che amore renda schiavi e tolga libertà. Che se si ama non ci si può
dedicare a più alti ideali. Questa è la storia che racconta Hermann Hesse nella
sua postfazione alla raccolta di incisioni. Ma che cosa si vede realmente nelle
sessanta silografie riprodotte in sequenza nel formato originale?
Si
seguono non le persone e le espressioni ma la sagoma delle figure, l'emblema
del femminile e del maschile che sembra stampigliato addirittura sul corpo. Una
y ritaglia lame di luce sull'abito di
lei, una x sul completo di lui.
Quasi un destino iscritto nella specie, indipendentemente dalle volontà (non lo
sapremo che quando la frittata è servita che l'amore sbaraglia l'individuo, ma
anche che è una legge di natura). E,
inoltre, ciò che separa gli amanti esiste: essi nel finale della scena,
piangono entrambi, ma in letti distanti. Eppure, anche qui, che importa dire
quale sia la cagione? E perché individuarne una? Esiste un anelito all'unione,
come uno alla separazione. Ed entrambe esistono solo nell'amore. È solo la passione a incarnarle, a muoverle.
Il gioco
delle linee dai corpi, monadi, mondi conclusi, trapassa al cielo, ai campi, in
maniera spesso opposta (segni curvilinei o lineari) agli elementi profusi
nell'ambiente, tuttavia in un modo in cui quest’ultimi restano comunque subordinati
alle due figure: concorrono a sottolinearne la sagoma, la circondano in una
serie di echi che la rimandano all'infinito (modificando la percezione del
fruitore dal chiuso all'aperto, dal bordo del disegno all’esterno di esso,
verso il vuoto o il tutto) oppure tendono a colmare tutti gli spazi vuoti tra i
due protagonisti. Le immagini sfoggiano segni aventi una diversità stupefacente,
in un parossistica attività di riempimento, la quale tende a sottolineare
l'azione di convincimento operata dal giovane uomo con l’offerta di promesse e
doni: una cascata di fiori, foglie, alberi, raggi, armenti, pavoni, pietre
preziose, caseggiati. Spesso sul fondo avviene l'inversione del nero col bianco
e gli oggetti giungono in primo piano, mentre i corpi arretrano o sono tagliati
parzialmente dal bordo dell'immagine. Il fondo, in questi casi, diviene una
tramatura, un ricamo, un merletto.
Masereel
è autore di un altra serie di silografie
La passione di un uomo (anche
questa pubblicazione è curata da Pagine d’Arte) in cui denuncia la stritolante
organizzazione sociale che non consente di uscire dalla trappola di un
meccanismo fagocitante, se non col sacrificio di sé. Si susseguono come in un
catalogo le situazioni in cui lui dispiega le sue promesse e lei risponde con
ironia o derisione o altezzoso rifiuto, a volte lasciandolo in balia di se
stesso a sragionare: cosa potrebbe ancora porre sul vassoio delle offerte alla
dea che si nega. Fino all'ultima offerta, al sacrificio della sua stessa vita:
il che apre come un grimaldello il cuore di lei, che porta di filato a una splendida
immagine senza frizzi e senza lazzi: quella del loro primo bacio. Senza commenti,
il fondo diventa un sole raggiato che replica la loro unione. Ora, finalmente, l'abbandono,
la pienezza per cui sembra di poter prendere il sole e la luna con le mani. Ma
ecco i primi cedimenti, dubbi, inquietudini, il rifiuto. Rifiuto repentino, che
non cede al dialogo, che, pure, lei ha sopportato così a lungo: lui non le
consentirà razionale colloquio. La fine della storia giunge definitiva,
lasciando entrambi nel dolore: qualcosa si è introdotto che non era previsto,
che non doveva introdursi.
Il
corollario di tale racconto deriva dal gusto della vita, delle cose
dell'esistenza, della natura, sempre amica rispetto alle condizioni
socio-economiche della civiltà. È una favola delle mille e una notte, dove
l'amore se non altro riesce a dipingere un fondale di adesione e creatività.
L'uomo può essere padrone del proprio destino, se riesce a tenere lontana la
paura; può, nel mondo dell'amore, trovare la forza di correggere l'altra
orribile realtà quella delle condizioni del nullatenente. Tuttavia, se non si
opera un’inversione mentale, l'amore è ricondotto a viva forza nelle ruote implacabili
del potere sociale: la non distante procreazione immette nel meccanismo delle
necessità, incatena le mani, non rendendo più possibile lottare per migliori condizioni
di vita.
L’irresistibilità
delle immagini, della forma in quanto
forma, fondate non su una logica delle determinazioni concettuali, ma su una
topica del vago o dell'extradiscorsivo appartiene a una logica dell'intuizione
che trascorre nella forma.. Le immagini non possono essere collocate davanti o
dietro la realtà, perché esse contribuiscono a costruirla, non sono una sua
emanazione, ma una sua condizione necessaria. Se poniamo le immagini nel
medesimo contesto funzionale delle parole intese in senso strumentale, siamo in
aperta contraddizione con il fulcro della specificità delle immagini. Non
dobbiamo entrare nel merito di una loro traduzione letterale, dobbiamo goderle,
godere di una rappresentazione che equivale alla indeterminazione del reale.
Dobbiamo non far parlare i disegni di Masereel, anche se egli, li incardina in
una sequenza narrativa. Non dobbiamo concettualizzarli, il che ne
strangolerebbe la ricchezza semantica; dobbiamo far parlare l’immagine senza
fissarne il senso, mantenere aperta la comunicazione attraverso la visione. Ma
quant’è arduo!
Rosa Pierno
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