Enrico della Torre, Materie, 1990, pastello su carta
Gilberto Isella, Materie,
Quella tavola azzurra,
che antiche piste deduce
da un orizzonte finito in guazzo
Ora esso è lì, col gioco luminoso
dei suoi scarti
aggrazia due scimmie speculari
ne salva i profili in pure essenze
Per la materia
è tempo di salpare
verso l’arbitrario più nascosto
Portico scavato sotto strada,
oscura brezza in trasparente libagione
E per giri di aperto e chiuso
come per catturare porte
un soffio
il più-che-terrestre
sposa il gesto dell’imitante
Sergio Emery Ville venete, 1983 tecnica mista su carta
Rosa Pierno, Ville venete
Con le bambole
di pezza si tiene ancorato alla terra, a essa legato senza remissione. Bambola
è simulacro di sé, oggetto di scambio che salva entrambi i contraenti: uomo e
sistema. Bambola ti sta affianco, ti assiste nel viaggio, ti sostiene
crudelmente, digrigna i denti, ti porge, come serpente, realtà adulterata e
monca. Ti insinua in scorci parziali, artefatti, in paradisi artificiali. Bambola
è viatico per attraversare la desolata landa di polvere e fango o galleggiare
sull’acqua con lo sguardo rivolto alla sgombra celeste volta. Il nero, appesantendo con la sua zavorra le
lievi parti chiare, sottolinea
l’estraneità delle membra, distanti dal corpo vivo, che dall’angolo osserva lo
spettacolo. Eppure, esse ancora afferrano la mente, trainando in vorticosi
moti, sfondando l’immobilità della materia inerte. Ignude, e coi cerchiati
occhi, prive di arti, vitalissime e
smorte, del medesimo colore della cenere, s’involano come libellule in un
promesso cielo ove il pensiero alligna e non demorde.
Dal catalogo “Le carte dei poeti”, mostra al
Museo Civico Villa dei Cedri, Bellinzona, 2015, edizioni Pagine d'Arte
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