In edizione
bilingue, italiana e francese, nella collana ciel vague, le edizioni Pagine d’Arte ci riservano un’altra splendida
opera grafica Alberi con testi
poetici di Bernard Noël e opere fotografiche di Bertrand Dorny, anche se
difficilmente si accorda a queste ultime l’appartenenza alla produzione
fotografica, travalicando esse nel disegno.
Nato dapprima
come libretto d’artista tirato in sette esemplari è stato poi ripreso da Matteo
Bianchi e Carolina Leite, i quali presiedono alle scelte editoriali di Pagine
d’Arte, per essere offerto a un pubblico più vasto. Nonostante ciò, l’edizione
stampata riesce ad offrire, per cura e raffinatezza, la sensazione creata da
quella originale, nella quale le poesie erano redatte a mano e le foto
incollate su carta.
Il titolo
originale dell’opera è emblematicamente Ecrire
dans l’aire ed è del 2013. Le immagini si situano ambiguamente tra
fotografia e disegno, quasi un omaggio al metamorfismo che, di fatto, è
operazione che resta rara nell’ambito delle opere d’arte (si pensi al collage
nei quadri cubisti o all’iperrealismo in cui la pittura si finge precisa come
il risultato del mezzo fotografico). I
rami degli alberi paiono di grafite e s’inerpicano negli spazi bianchi quasi
forati dal lucore della carta, fingendo, con le lacune nella grana, i pori,
appunto, del foglio.
Il cielo
oppone i suoi segni voluminosi e morbidi agli scheletrici rami, spogli e
puntuti. L’artista colleziona, con ogni immagine, varie modalità di contrasto
della scala dei grigi. La medesima opera, quindi, è replicata presentando di
volta in volta un cielo assente, lievemente mosso o grevemente drammatizzato,
mentre i rami e il tronco acquisiscono una maggiore scabrezza (i giochi della
luce contribuiscono a donare volume al fusto) inversamente proporzionali a ciò
che avviene sullo sfondo.
Il testo
poetico, che trae la propria ragion d’essere dal dialogo con le suddette opere
visive, ne risente e lo declama a piani polmoni, anzitutto costruendo la rete
di relazioni che legano l’albero agli altri elementi, ma intendendoli
metaforicamente come scrittura e con ciò ponendosi subito sul crinale che
denuncia la propria operazione come metatesto: “linfa e senso vi mescolano
terra e aria / il nostro pensiero ha perduto questo sapere / cerca l’accordo
che lo sappia rinnovare / ma l’orizzonte
muta ancora di posto” intendendo con
questo che la percezione e la consapevolezza dello scarto con l’immagine resta
faglia aperta e problematica.
Rosa
Pierno
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