Fantasmagorica
scatola teatrale, quest’ultimo libro di Gilberto Isella, Liturgia minore, Lietocolle, 2015, dove Ariel sembrerebbe avere
forma di stella che diviene baco da seta. Creare passaggi tra le figure
letterarie o immagini, facendo agire su di esse l’operatore metamorfico non
equivale soltanto a creare nuovi personaggi, nuove figure, ma la scatola
stessa. Come se la metamorfosi qui fosse il segno, appunto, di se stessa, ciò
che si mostra e che mostra il meccanismo in cui ha luogo. Diciamo scatola
perché quello che ci viene in mente è la teca di vetro dei musei di storia
naturale, ove accanto a organismi disseccati, stanno meteore e strane incenerite
concrezioni e dove la mano che agisce è
sicuramente quella del mago-astrologo-poeta che dà avvio all’incessante
trasmutazione delle cose:
il
baco celeste caduto sul palmo
parla
alla mano:
“muoviti
amica larva a cinque punte!”
poi
la vede ascendere
evolvere
in stella
con
innocente foga compiangerlo dal cielo
D’altronde,
verso questo inusitato declivio ci aveva già indirizzato Gilberto Isella col
suo precedente volume, Mobilune, qui replicato nella prima sezione e realizzato
in colloquio con le immagini di Loredana Müller,
artista ticinese. Questa volta, senza poter usufruire del binario delle
immagini, possiamo seguire con i soli occhi della mente le evoluzioni
fantasmatiche e oniriche che Isella
insegue con straordinaria sottigliezza, diafana capacità di rendere la
trasparenza delle sue visioni. Le parole stesse paiono essere dotate della
medesima struttura delle ali di farfalla, giacché lo scheletro sintattico deve
supportare un cangiante polimorfismo. Infatti, la parola è intaccata dal nulla
che deve esprimere o per lo meno dalla sua impalpabile sostanza, e, tuttavia,
deve al contempo sostenerne l’impalcatura che s’innalza a dismisura:
o
memoria! Disattenta camera d’aria
che
ha gusci di paesaggio
dove
un solo uovo
siepe
curva assodata
risuona
D’altra
parte quest’ultimo stralcio poetico ci serve anche per mostrare come alcuni elementi
astratti, nell’esempio una curva, figurino sempre in controcanto con la coppia
oppositiva materia/non materia: ciò costituisce l’archetipo formale da cui
discende la costruzione delle strofe. Nel
caso specifico, la curva genera le assonanze figurative tra camera d’aria,
uovo, siepe, ma l’elemento che viene convocato a fronte della curva è un suono.
Avevamo avuto già modo di osservare questo processo nella raccolta di poesie sull’architetto
Antoni Gaudì, ove, nella selva di elementi organici, Isella cercava la forma
astratta, primigenia, da cui tutte le opere erano generate, almeno
concettualmente.
Dunque,
la sintassi appare anch’essa avere ruolo di operatore attuante equivalenze tra
campi diversi, apparentemente inaccostabili o accostabili solo tramite essa, il
che è lo stesso. Ed è a caccia di corrispondenze assurde che si getta Isella,
rilevando come certe similitudini, che si penserebbe impossibili da istituire, sono
di fatto visibili in opere d’arte:
sperma
angolare
cozza
col garretto dell’orsa
e
conferma così nell’universo
falsi
connubi
ineludibili
contraddizioni
ma
ne allevia la fatica
di
una prova scientifica
Se
il metodo analogico che agisce nelle creazioni artistiche non richiede prove
scientifiche (e d’altronde ciò non esclude che in campo scientifico l’analogia
non sia presente nel campo ideativo e nella costruzione d’ipotesi) è pur vero
che esso costituisce il precipuo funzionamento dell’attività immaginativa (dove
“assioma”, dal poeta, può essere definito
“il canto dell’asso di picche tra due mani”). Parrebbe dunque più una
ricerca, un’analisi condotta sul piano della genesi poetica tout court che una critica alle opere
prodotte dall’ingegno artistico.
Cosparso
il terreno ci appare da citazioni immaginarie prelevate dai mistici, dai
presocratici, dai testi letterari che sono alla base di dipinti di tema
religioso, ma anche dai testi scientifici. Tutto il materiale incongruo, messo
così a interagire, può essere ricondotto
alla favola e il reale divenire per questa via approssimativo, rendendo i plurimi mondi concetti meno concreti di bolle di sapone.
Nella
sezione del libro eros / anteros, il
tema affrontato è alchemico, e strettamente collegato al mondo filosofico di
Giordano Bruno, con le sue navi dagli stendardi incendiati che solcano
l’universo. Il sole è figura disegnata
con i raggi, il mondo ha solo balaustre e l’amore, quello sensuale, vi appare convocato dalla medesima analogica
connessione che tutto lega con tutto. Amore come alchemico motore! Ma lasciamo
a Isella l’ultima parola:
trasversale
all’aureola, l’antica freccia
rimbalza
dall’astro più teso
lassù,
del desiderio
e
stride
nel
quadrilatero di carne:
Rosa Pierno
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