L’aria nelle
pietre
“Le pietre
trattengono
l’aria, diventano parole”
è pronuncia
davvero intensa posta all’inizio della raccolta di Marco Ercolani “Si minore”
(opera vincitrice del Premio Letterario “Ulteriora Mirari” 2012).
Se frammenti
di crosta terrestre “trattengono l’aria” e si trasformano in linguaggio, viene
spontaneo chiedersi quali siano, secondo il poeta, le circostanze di nascita dei
vocaboli.
Coincidono
con l’atto stesso del dire anche se, miscuglio di aria e pietra, hanno un’origine
che si perde nella notte dei tempi?
Rocce e gas,
lo sappiamo, erano presenti sulla Terra molto prima della comparsa dell’uomo e
della sua lingua: questo, tuttavia, interessa ben poco al Nostro, poiché la sua
è aderenza immediata a un’immagine
tale da non richiedere alcuna giustificazione.
Siamo al
cospetto di un ampio comprendere, coincidente con un vivido desiderio di
comunicazione inteso a non escludere, a priori, nessuno.
Il verso
“Le pietre
tornano vento, se sono guardate”
mostra come
il poeta, anziché addentrarsi velleitariamente nell’enigma, si limiti a rappresentarlo con
disinvoltura non sprovvista di un misterioso senso di consapevolezza.
L’attività
dell’osservare ritorna nella sequenza
“Aveva
guardato il buio così a lungo
che tutte le
note della notte vibrarono”.
La vista si
fonde con l’udito e il notturno concerto dell’oscurità è ascoltato con lo
sguardo.
Il concetto
d’immagine e quello di suono sono distinti, ma possiedono tratti comuni: non si
dice, forse, che una composizione musicale suggerisce certi lineamenti
fantastici e non si parla, talvolta, di sinfonie di forme e di colori?
Leggo a
pagina 31:
“Ma
preferisco altre visioni:
un
continente d’acqua, senza figure,
che
comprenda le nostre vite terrene
in una
navigazione lentissima”.
È dunque un
desiderio di dissoluzione nell’elemento liquido per eccellenza a ispirare “Si
minore”?
Non direi,
perché le “vite” (che restano, in ogni modo, “terrene”) lungi dall’essere
annullate, vengono comprese “in una
navigazione lentissima”.
È proprio
siffatta navigazione ciò che più conta: attraversare oceani sconfinati con
paziente coraggio rivela la presenza di una solida fiducia in se stessi che trae
origine da concrete capacità.
Questa, fuor
di metafora, è la via non della velleitaria audacia ma dell’affidamento, non
del rischio azzardato ma dell’avventura cosciente: le giuste “figure” non
mancheranno se sapremo disegnarle.
D’altronde
“La mente
capovolge fluida
l’ordine del
mondo”.
Il mondo
esiste anche in virtù delle maniere in cui la sua presenza viene avvertita e,
perciò, il suo “ordine” può subire modifiche e capovolgimenti.
Insomma,
siamo dinanzi a una sorta di antropologia cognitiva che Marco presenta in modo
diretto, perfino disarmante nel suo offrirsi senza condizioni.
Ma, chi è
Marco?
Lo rivela il
poeta stesso, con un’efficace pronuncia posta quasi al termine della raccolta:
“Quel lampo
disseminato nelle onde
infranto e
lucente:
io”.
Ci
chiediamo, allora: chi siamo noi?
La risposta
non può che consistere nel richiamo volto a promuovere un mettersi all’opera: spetta a ciascuno comporre, in mille e mille modi differenti, la propria poesia.
Sotto questo
profilo, “Si minore” è coinvolgente invito a un consapevole fare.
Marco Furia
Marco
Ercolani, “Si minore”, Edizioni Smasher, 2012, euro 11,00, pp.90
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