venerdì 5 aprile 2013

Daniele Pieroni “Florario” La nube di Oort edizioni, 2012



Una raccolta tematicamente composita come un bouquet floreale, se fosse nelle intenzioni di Daniele Pieroni parlare di fiori, cosa che il titolo pur indica: Florario. 2007-2009, ma il pretesto si dissolve ben presto, mostrando di ancorarsi pressoché limitatamente ai titoli e alla situazione fortuita che ha occasionato l’istantanea esistenziale con le sue riflessioni amare o divertite ai margini. Ecco, val la pena di considerare che tanto più l’oggetto è delicato e fragile tanto più esso desta nella mente riflessioni da resa dei conti, e, allo stesso modo, tanto più l’oggetto appare colorato e umile, tanto più diverte e invita all’allegrezza e a un giocoso disporsi a cicala mimare.  Di striscio vogliamo ricordare che il linguaggio dei fiori è arbitraria convenzione che qui però si tinge di necessità spesso ribelle alle convenzioni, il poeta sottolineando, infatti, che la convenzione costringe a un significato tristemente univoco. Il poeta eleva su un diverso altarino semantico, e spesso fra i più imprevedibili e sorprendenti, il fiore, mai però disgiungendo il fiore dalla considerazione del sé. In questa disposizione oscillante tra la perdita degli anni migliori e un propulsivo moto all’esistere godendo dell’effimero, c’è il moto perenne di questa raccolta, tutta attaccata al dato percettivo e in maniera secondaria a quello consuntivo, così che a ogni passo ci si trova sempre spinti verso l’avanti, verso una nuova giornata da godere in ogni caso, dove il fiore prescelto è solo l’emblema, ma come svuotato dal di dentro, riforgiato. Al fiore si troverà che tutto può essere attribuito, e proprio mentre il poeta tenta di denunciare l’abito mentale che rende rigido il percetto. Fiore come strumento di rinascita, di ricostruzione, di svecchiamento, di nuovo impulso, di germinazione, di ricollocazione esistenziale!

Crisantemo

Che sorte miseranda t’è toccata
d’esser stelo funerario
un fiore così bello e variopinto
un hippy scarmigliato della flora
e invece eccoti a segnare i cimiteri
darti veste di necroforo
con le prefiche a stillarti
sopra ai petali lacrime di pianto.
Io in barba a tale convenzione
ti porterei in giro per il mondo
a liberarti di tristi credenziali
e farti celebrare ben altri riti:
 una danza intorno al fuoco
una festa che propizi messi
un amplesso coniugale, 
così che tu sia visto
come un fiore tutelare
di gioie e fertili demenze.

luglio 2008

Dalia

Scavai a lungo con le dita nella terra
la fronte madida e le unghie nere
scavai convinto di seminare allori
volevo guadagnarmi il pane
con lo sbocciare d’una dalia:
ripresi fiato, bevvi un sorso di acquavite
se fosse giunto un vagabondo
avrei attaccato briga
da battermi, lottare senza vero scopo
così da farmi sopraffare
e stramazzare malamente al suolo
con un forcone addosso
lambendo la stessa terra seminata
promessa ancora lungi da svelarsi.

29 agosto 2007

Calendula

Giri giri come gira il sole
segni il tempo con le falci della luna
sei forse tu, calendula,
che devi ramnentar la vita breve?
Di tempo ce n’è poco, questo è certo
ma dovrei pertanto scoraggiarmi
e sorseggiare la cicuta prematuramente?
Va’ là, malinconia, non mi turbare
giri come giri, non starò passivo
a numerare i gironi e le calende
vivrò appieno i moti e le stagioni. 

2 aprile 2008
                                                              

   

Nessun commento: