venerdì 12 aprile 2013

Gilberto Isella traduce Cédric Demangeot


“Il verso, questo piccolo braccio”.

 
  Enjambement, inarcatura. Non è la semplice interruzione di un’unità sintattica. È qualcosa (un evento) che trascende le mere tecniche del versificare, poiché tocca nell’intimo l’ontologia del linguaggio poetico e dunque la significazione come tale. La rottura del verso, questa lacerazione dal profumo drammatico ed erotico, ci dice che la poesia stessa – in quanto corpo - è il luogo dell’ictus e della scissione. Ci fa anche pensare all’imene e al diaframma, altrettanti mediatori di coniunctio e disiunctio. La poesia, col suo piccolo braccio “malato”, addita il mistero beante del corpo.
  Andare a capo, inoltre, è come doppiare il caput del verso, “scomparire senza morire” dopo aver percepito il silenzio mortale del  bianco.
   Su questi temi s’interroga Cédric Demangeot, poeta francese emergente, nato nel 1974 e autore di una dozzina di opere pubblicate da Fata Morgana, Flammarion e altre prestigiose case editrici. Da ultimo Une inquiétude (Flammarion, 2013).
 


Cédric Demangeot
À propos du vers


1. Le vers, ce petit bras. Ce petit bras cassé.


2. Je
vais à la
ligne parce que l’
Histoire a séparé
mon corps.


3. Le vers est une maladie. Un dysfonctionnement du corps – qui ne peut pas ne pas intervenir dans la production du sens – intervenir par interruption. Le vers est ce qui se produit à chaque fois que le corps entrave le trajet de la langue – à chaque fois que la langue trébuche sur le corps – et le poème est le son de la chute ensemble de ces deux morceaux que l’Histoire a séparés.


4. Avoir le sens du vers: savoir (sentir) à quel endroit la langue doit (se) rompre – afin que plus (ou  moins) de sens qu’elle n’en peut physiquement supporter passe.


5. Le
vers veut
vivre il veut
disparaître sans mourir: veut
reparaître au même & premier
point zéro de sa
disparition – d’où
relance & cela
le rend – au nécessaire comme
au possible: à la vie.

(avec J.T.)


6. La partie
du corps de la langue faite pour
l’amour est: l’endroit
où du blanc
la rompt: c’est
par là qu’elle
jouit, par là
qu’elle enfante et pisse de
bonheur d’avoir été re-
tournée sur son envers et re-
prise et mise à nu sur la corde
tendue – cela
la rend folle et la force à
bégayer, grincer, japper: à
se tordre de vrai contre le mur de neige.


7. Un vers n’a jamais sauvé la vie de personne. Et c’est pour cette raison qu’un vers en appelle forcément un autre. Même le dernier vers du poème, il se peut qu’on l’entende encore appeler, longtemps après avoir refermé le livre.





Cédric Demangeot
A proposito del verso



1 . Il verso,  questo piccolo braccio. Questo piccolo braccio spezzato.


2. Io
vado a
capo perché la
Storia ha separato
il mio corpo.


3.  Il verso è una malattia. Una disfunzione del corpo – che non può non intervenire nella produzione del senso – intervenire per interruzione. Il verso è ciò che si produce ogni volta che il corpo ostacola il percorso della lingua – ogni volta che la lingua inciampa nel corpo – e la poesia è il suono della caduta simultanea di questi due pezzi che la Storia ha separato.


4. Avere il senso del verso: sapere (sentire) in quale punto la lingua deve romper(si) – perché passi almeno qualcosa del senso ch’essa non può fisicamente sopportare.


5. Il
verso vuole
vivere vuole
scomparire senza morire: vuole
riemergere nel medesimo & primo
punto zero della sua
scomparsa –  dove
rilancia & ciò
lo restituisce – al necessario come
al possibile: alla vita.

(con J.T.)


6. La parte
del corpo della lingua fatta per
l’amore è: il punto
dove il bianco
la spezza: è
lì ch’essa
gode, lì
che partorisce e piscia per
la gioia d’esser stata ri-
voltata sul suo rovescio e ri-
presa e denudata sulla corda
tesa – ciò
la rende folle e la costringe a
balbettare, stridere, guaire: a
torcersi davvero contro il muro di neve.


7. Un verso non ha mai salvato la vita di nessuno. Ecco perché un verso ne chiama necessariamente un altro. Capita perfino, molto tempo dopo aver chiuso il libro, di sentire il richiamo dell’ultimo verso di una poesia.  

(da Une inquiétude/ Un’inquietudine, Flammarion 2013).

(© trad. Gilberto Isella)


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