Il detto è annerito. L’antefatto non è comunque costituito da un incipit, da un canonico inizio. Unico indizio, il testo cancellato. Mai esistito. In origine il verbo, ma qui vi è soltanto un segno che dice che qualcosa all’inizio c’era. Bisogna ripartire dalla convenzione, dalla posa arbitraria della prima pietra, dal polso che con fermezza sostiene il movimento occultatorio della mano, dall’inchiostro che ambiguamente riempie/nasconde.
Disvelamento e occultamento, è una vecchia storia, quasi lo svolgersi scontato di un evento con suspence; decorso indiziario di cui l’unica certezza che ci resta fra le mani è un illeggibile libro.
Si rileva la presenza di una scrittura che non consente alcuna decodifica, eppure scrittura, eppure traccia che annera l’orizzonte, emanante luce che stiletta il nero; lo fende. Carta testimonia di un caso da svelare. Di un finale che vuole emergere. Di una verità sepolta da una rappresentazione che ha cancellato qualsiasi traccia di rosso.
Scrittura inventata, acuminata e con poche variazioni ricorsive, priva di alfabeto, nessun codice da decrittare. Non si rileva significato: nessuna lingua. Creata, formata dal fondo sul quale riluce. Il segno si capovolge. E’ il nero che, ora, balza all’evidenza. E’ il nero la traccia, il vero segno. Incantevole rivoltare di carte sul tavolo. Ci si sente giocati da una parvenza, da un illusorio gioco di mano.
L’inizio vi appare non coincidente con la fine. Ciò che ha inizio non può proseguire né svolgersi, è figura. E’ rapporto con quanto resta della pagina intonsa, non percorsa dalla pervasività del segno. E’ pura immagine. Del verbo non sa che farsene. E’ questa la soluzione del giallo.
Rosa Pierno
Rosa Pierno
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