mercoledì 9 ottobre 2013

Marco Furia su "Preludio e corrente per Antoni" di Gilberto Isella

Nella parte, il tutto



 
“Preludio e corrente per Antoni”, di Gilberto Isella, è vivida raccolta di versi preceduta da un proemio in prosa dalle cui parole iniziali
“Non terminerò la Sagrada Familia”
il lettore comprende di avere tra le mani un volumetto che s’ispira all’opera di Gaudì.
Proemio concluso dalla frase:
“Nessuno terminerà la Sagrada”.
Ci si trova, insomma, al cospetto di un’esplicita dichiarazione d’incompiutezza proiettata in un futuro eterno, privo di limiti.
Nella successiva trama poetica, vera e propria raffinata “corrente” di parole, Isella illumina singoli, anche minimi, aspetti di un complesso organismo linguistico, mostrando piena consapevolezza del valore del particolare.
Pronunce quali
“sassolino rovesciato dalla scarpa”
e
“il balletto di carrucole”
mostrano in maniera chiara come l’attenzione nei confronti di tratti specifici rivesta importanza per il poeta.
Simile atteggiamento, tuttavia, non sarebbe fecondo se i lineamenti verbali del Nostro non sviluppassero intense valenze evocative, radicate, per così dire, nella persistenza delle immagini.
Cito, a questo proposito, i versi
“con materie dell’aria
si fonde
l’aria stessa maceria
filtrante e filtrata, boccascena d’inedia”
e il verso
“su polpastrelli schitarra il nulla”.
Il dettato presenta non comuni qualità espressive: la lingua è precisa, sicura, e, nella sua vivacità, è sempre attinente a un intreccio nel cui àmbito si susseguono affascinanti visioni.
Leggo, per esempio, a pagina 39
“dal fumo piallato
sonno d’onnipotenza”
e, a pagina 44
“con enormi viti di materia cerebrale
saldare il tutto”.
Il frammento poetico di Gilberto, richiamando con allusiva efficacia la totalità di cui è parte, pone in essere un racconto.
Il lettore, anche in virtù delle raffinate inquietudini figurative di Loredana Müller Donadini, s’inoltra in un itinerario ricco d’intervalli, tali da indurre a riflessiva sosta dopo ogni componimento.
Di più, a un fecondo indugio su ogni verso, su ogni parola, come per aderire a un ineludibile desiderio di pausa provato dall’autore e proposto, con coinvolgente immediatezza, a chi legge.
La poesia – spesso sento dire – porta lontano: nel caso della raccolta in esame, la distanza è anche prossimità.
Se tutto esiste, il dettaglio non gli è estraneo.
E il dettaglio è proprio ciò che abbiamo sotto gli occhi.
Forse il celebre architetto spagnolo, con la sua incompiuta Sagrada Familia, intendeva richiamare l’attenzione appunto su siffatta circostanza visiva.
In ogni modo, la lettura della silloge ci insegna a guardare in maniera più penetrante, ossia a cogliere nel particolare le molteplici e suggestive tracce di una storia non altrimenti narrabile.
La poesia, in questo caso, lungi dal costituire mera rappresentazione, è non saltuaria presenza di un perspicace modo di osservare che – ci accorgiamo – arricchisce la consapevolezza del nostro sguardo.
Gaudì, certamente, avrebbe apprezzato molto “Preludio e corrente per Antoni”.

                                                                                                      Marco Furia


Gilberto Isella, “Preludio e corrente per Antoni”, Salvioni Edizioni, 2012, pp. 53, euro 15,00




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