EL GRECO
(pseudonimo di DOMINIKOS THEOTOKOPOULOS)
(1541-1614)
“L’Annunciazione” 1573-1576. Che la misura sia data dal percetto, il quale fa le cose più grandi o meno rilevanti, più meschine o meno modeste, è ciò che crediamo quando consideriamo che Maria tragga la propria concretezza dagli oggetti che tocca – col palmo della mano aderisce al libro e con l’altro tiene a bada il cuore impazzito per la sorpresa – mentre il corpo tutto si squinterna in disossate membra che s’avanzano su piani differenti. La visione, che sostanzia il sentimento, fa erompere l’eterno nel miracoloso accadimento. E, inutilmente, il pavimento a quadri trattiene sull’impiantito la ragione, avendo da equilibrare il contrappeso di un’entità di ghiaccio e pietra: Angelo non ebbe che ideata sostanza. E ciel che non arretra è il quarto elemento di cotanta percettiva resa, ove tenda s’incendia per tramontanti raggi.
“San Sebastiano” 1577-1578. Se nuvola ha diversa consistenza rispetto a cielo, tale differenza si riflette sulle membra pallide e cerate del santo. Oppressiva si è fatta la pressione e carne s’apparenta con la pietra. Forse più alcuna differenza distingue gli elementi nell’ora convenuta, quando il mistero sul martirio porta ad assimilare sostanza ad evento.
“La Maddalena penitente” 1582-1586. Quel che appartiene a terreno regno ha precisa evidenza, ma senso ambiguo e ciò che all’ultramondano si accosta ha sfuggenti forme, tuttavia preciso significato. Di entrambe le apparenze si ammanta il dinoccolato corpo della penitente che sembra essere tirato da questa parte e da quella, laddove l’ampolla di vetro, deformando il teschio con la sua convessità, ne trasforma il sembiante. E più donna affonda gli occhi nel cielo, più è difficile metterne a fuoco le pupille, allo stesso modo in cui il suo sguardo più che visione divina pare individuare vuoto fondo.
“L’orazione nell’orto” 1590. Che il mondo appaia di stoffa è dato da artistica inclinazione della mente. Scorrendo l’occhio sui movimenti fratturati della veste e del manto ci si avvede che la roccia imita melliflua le movenze flessuose del tessuto e le nuvole assumono quelle a blocchi delle rocce o del ghiaccio. Mondo non fu mai certo, ma artista indefessamente lo ricrea in mille fogge.
“La Sacra Famiglia con Sant’Anna” 1590-1595. Le mani incrociandosi marcano il fulcro della visione: il bambino suggente dal materno seno. Sguardo rimane per questo ancorato alla parte inferiore del quadro, su cui, peraltro, scivolerà finendo in zone meno intense: sul manto blu sbiadito – quasi scartavetrato – coprente le materne ginocchia o sulle lucenti sciabolate della blusa rosso-fiamma. In alto, nuvole disegnano archi che mimano sprofondate aureole.
“Assunzione” 1607-1613. Spazio non può che essere deformato dalla presenza di angeli e santi, tirato ed espanso, allungato o reso più profondo. Solo le terrene cose – paese o mazzo di gigli e rose – non lo rendono estensibile. Angeli, i quali circondano la Madonna in un vorticoso avvolgente abbraccio, raccolgono la fievole luce presente nel notturno paesaggio in fosforescenti lamelle ovunque rifrangendola ed essa, alfine, nel turbinio del moto ascensionale, si ricongiunge col fulgente altissimo Spirito Santo.
“L’Annunciazione” 1609-1614. Realtà quotidiana ha aspetto opaco. Sguardo non la oltrepassa né la trasfigura. Solo stoffa si rende preveggente intermediario tra realtà terrena e verità spirituale. S’aprono cieli vorticanti e squarci nella mente durante l’Annunciazione, a indicare che fisico e spirituale non sono compatibili.
“La visione dell’Apocalisse” 1609-1614. Si squassa il corpo per l’oscena visione, non reggono le ginocchia, le braccia già declinano disperate il peso insostenibile. Giovanni, la cui luminosa veste preannuncia la sua futura ascesa ai cieli, è cerniera fra orribil sorte del mondo e coraggiosa scelta umana: angeli consegnando a martiri di marmorea bianchezza vesti candide. Non si distingue cielo da volanti mantelli. Ogni corpo pare abitare un mondo di translucida seta, di arredato palcoscenico nel cui finale atto si disveli cruda verità, come stoffa che da nudo corpo alfine cada.
Rosa Pierno
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