domenica 1 settembre 2013

Gilberto Isella, Enrico Della Torre “La verità” edizioni Pulcinoelefante, 2013


In occasione della  pubblicazione di un nuovo libretto per le edizioni Pulcinoelefante con una poesia di Gilberto Isella e un’incisione di Enrico Della Torre, pubblichiamo integralmente il testo da cui è tratta la strofa poetica presente nell’edizione. Associamo poche righe di commento per questi versi che paiono acuminati e frammentati, quasi reperti di uno specchio rotto che analogicamente riprendono quel tema dell’io, soggetto lirico, altrimenti inafferrato, che balugina e si ritrae, che s’afferra a maschere rotte e radici, che mentre sembra osservare dimentica,    che appare tra colonne e fibre ottiche facendoci rimembrare di fantasmi, risvegliante persino la mai sopita dialettica corpo-mente e, alla fine, quanto più si affonda nell’oscuro pare di vederci chiaro, quanto più si rimesta nell’opaco, sembra si elevi la verità.


E la mirabile opera di Enrico Della Torre, concorre per altre vie, esclusivamente visive, materiche, ma come dire, di una materia spolpata dell’inchiostro  e come disossata, desostanziata, che rimanda alla medesima assuefazione a una visibilità ottenuta per via di levare, di sgombrare. Anche in della Torre, fantasmi, apparizioni, incerte sovrapposizioni perseguono per vie alternative un medesimo concetto: quel ricorso alla percezione che tenta la via del raggiungimento dell’idea.



 a Enrico Della Torre

e allora sta proprio in quella macchia
la verità, ritaglio nero di sole,
maschera rotta
da radici,
oblò
d’oblii
*



puro spiraglio
adesso
il tatuaggio
dove un corpo ammirò
l’ewige
           Wiederkehr
*



  



noi,
impaginati nel tempio
da fibre ottiche divine
che rimbalzano
tra colonne di sillabe in sonno
*


  
incubo a cubetti
ammonticchiati
nel silo del cervello
poi il tetro spigolo
saturo d’hypnos
che spezza la monade-notte
                  e l’occhio va a capo
*








da un truciolo del tutto
balzò fuori il capricciosissimo
I-O
che sdentato
ora impasta nella bocca
due vocali asinine
*

  

corso all’impazzata per il bosco
il cielo si arrende a spine opache
e nel polso di un rovo
vacillante
si chiude
*








talento incastrato
nell’approssimativo reale
della lettiera
dove  corpi defungono
da sponda a sponda
*

  

alza la somiglianza un rabbuiare
svuota sacche simmetriche
al di qua
al di là di parete
scacciando  bacio da labbro
il nervo da lei impalmato
spande l’azzeramento
*



© gilberto isella


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