domenica 6 gennaio 2013

“libretto” rivista d’arte, n.18, 2012



La rivista d’arte “libretto”, numero 18 (2°semestre 2012)  edito da Pagine d’Arte,  si configura come un vero e proprio racconto sull’arte, con testi aventi il respiro lungo della meditazione e del piacere e aventi interesse per il recupero di vicende artistiche, di oggetti ed eventi legati alla qualità e non alla novità.  Il racconto, nello svolgersi dei testi di vario argomento e riguardanti diversi ambiti artistici, (pittura, fotografia, arte dei giardini, cinema, architettura, design e illustrazione),   configura, appunto, un’attenzione estranea alle mode e ai mercati.

La rivista segue, più precisamente, un itinerario che è sempre scoperta  dell’inusuale, del non giustamente valorizzato e in questo senso consente di conoscere cose che altrimenti resterebbero insondate. Così come è attenta anche al valore del recupero: si veda il testo sulle serre di Auteuil, un incanto minacciato nel quartiere del Bois de Boulogne.di M. Claivel, con la descrizione di ciò che è stato, ciò che è e che cosa si prevede diventi questo bellissimo giardino.

Concentrandosi geograficamente in un’area che abbraccia non solo il suolo nazionale, ma anche la Svizzera e la Francia,  consente di conoscere artisti d’oltralpe, i quali sono accomunati, nella loro pratica, da una passione che non concede deroghe all’improvvisazione. In ogni caso, la specificità del punto di vista inerente alle varie espressioni artistiche traccia una sorta di allargamento dell’orizzonte coincidente con un modo particolare di guardare e analizzare le prospettive. 

 In questo numero, il breve saggio “Abitare nel collettivo, vivere nel domestico”, a cura degli architetti Giacomo e Riccarda Guidotti, è dedicato a un progetto di villa unifamiliare che utilizza i dati paesaggistici di scarso valore estetico come elemento progettuale,  basandosi esclusivamente sull’interno e chiudendosi all’esterno, mentre il testo sulle opere micrografiche, costruite con minutissima calligrafia tracciante disegni sorprendenti, appartenenti alla collezione Braginsky esposte al Landesmuseum di Zurigo, consente a O. Muscardini, richiamando in causa l’ultima grafia di Robert Walser come manifestazione patologica, di mettere in rilievo come essa s’innesti sempre in un ambito comune sia all’etico sia all’abilità sia all’enigma.

Ma tante sono le pagine che sviluppano temi interessanti: da quelle sulle attrici delle pellicole hollywoodiane degli anni trenta, a quelle dedicate agli artisti Ercan Richter, Dino Baiocco, Daniel Lifschitz, Imre Reiner, Italo Valenti, Emilio Tadini, fino a quelle di  Raffaele La Capria che parla dei testi in cui ha messo in evidenza l’assoluta necessità della bellezza. Insomma un itinerario insolito quanto vario e appassionatamente percorso.
 
                                                                

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