venerdì 2 febbraio 2018

“Carte certe. Scegliete una carta”, una mostra al di là dello specchio alla galleria hyunnart studio, Roma



               Paul Klerr  ' Il segno e il colore in armonia '  2016  cm 40,5 x 28,5



Pensata da un artista, Paolo Di Capua, nel suo spazio hyunnart, per gli artisti,  -non solo per quelli notissimi, ma anche per coloro che hanno perseguito in disparte la loro personale ricerca, tutti di generazioni diverse, - la mostra collettiva Carte certe. Scegliete una carta ha come obiettivo l’emersione di un percorso personale, che, in relazione alla ricerca espressiva e al mezzo più immediato per fissarla, qual è la carta, si costituisce come momento fondante della posizione di ciascun artista nei sentieri dell’arte.
L’esposizione è anche un’occasione per avere sotto lo sguardo la compresenza delle molteplici linee espressive che dagli anni Sessanta si sono succedute fino ai nostri giorni. Dall’astrazione all’espressionismo gestuale, dall’informale al segno-scrittura, dalla geometria alla figurazione. Ma percorriamo più dappresso le tendenze ravvisabili nella mostra, anche se avvertiamo subito il lettore che certi “ismi” sono camicie di forza o cassetti tranquillizzanti in cui riporre oggetti che non si lasciano tuttavia esautorare da una classificazione.  Per chi opera dall’interno, nel fare, e si muove spesso in bilico tra posizioni che sono poste come boe dall’esegesi critica, esse sono, infatti, davvero riduttive.

Si guardi al gesto di Guido Strazza che col segno incide, cercando profondità nella superficie, e Seo Yun Jung che cerca l’equilibrio tra corpo e mente nel processo pittorico, mostrando una forza espressiva in straordinario equilibrio con l’economia dei mezzi. Ernesto Porcari, ancora col gesto, cerca una scansione, un ritmo, mentre Paolo Di Capua, infittendo e variando la frequenza, del segno, si dirige in innumerevoli direzioni procurando l’impressione che la carta si pieghi, acquisisca volume. I plinti a tempera di Lorenzo Guerrini hanno una forza tettonica che sembra straripare e riguardare direttamente l’emozione, la fondazione del sé. Le opere di Paul Klerr sono costruite al computer: i  colori sono pirotecnici, mentre il segno subisce la rigidità traduttoria del mezzo meccanico. All’inverso, con straordinaria economia di mezzi, i lavori di Giuliano Lombardo registrano la formazione di punti di luce che assurgono a entità geometriche nel nero siderale.

Un dialogo tra ombra e luce, colte entrambe nel loro valore assoluto (inchiostro e colore della carta), dove linee astratte s’incaricano di trasportare il colore, agisce all’interno delle opere di Carlo Lorenzetti. Le opere geometriche di Ettore Consolazione aggettano nello spazio, con il collage di carte ripiegate a ventaglio e bastoncini, il tutto caricato da un colore che rende gli elementi geometrici espressione di una costruttività emotiva, mentre più raggelata appare l’opera di Paola Fonticoli, ove la sensibilità si appunta sull’equilibrio miracoloso di carte ritagliate e incollate solo parzialmente. In quest’ultime opere la carta sfida il volume, mostrando che non le appartengono limiti di sorta. Quasi drammatica, al confronto, appare la figura geometrica costruita da Teodosio Magnoni, che riesce a rendere paradossale la bidimensionalità della superficie. 

La scelta della grafite, per Bruno Aller, implica una morbidezza che immette sinuosità sulle superfici pur rigide dei suoi poligoni, fra i quali inserisce anche lettere ponendo un’equivalenza fra volumi nati in sistemi segnici diversi. Paolo Pelliccia si diparte da un gesto che imita la scrittura, ma che è ben ancorato a una pratica espressiva, con la quale costruisce l’io a partire dalla ricorsività e dal riempimento infinito della superficie, tassellando il mondo di un dire inespresso. E, ancora con la scrittura, Silvia Stucki, disegna bambine e cornicette, oppure esegue stilemi floreali che hanno l'essenzialità di una cifra.  Con estrema delicatezza Alberto Vannetti sfuma le sue figure fino a stornarne la rotondità. Edoardo De Cicco fa passare in secondo piano il soggetto del disegno con un tratteggio energico, grazie al quale il piano risulta come squassato. La linea s’incarica di costruire il mondo e di disfarlo, in Rosa Pierno, e le figure vengono ad addensarsi su una superficie instabile come l’aria, che si espande, si ritrae e si scioglie, sì che la finitezza degli  oggetti ne dipende. 

Alcune opere si muovono esplicitamente sul crinale del confronto con la natura, come quella di Enrico Della Torre, che ha asciugato ogni riferimento, giungendo  a rastremare valori cromatici a indicazioni di presenza. In quest’area si situano anche le incisioni di Loredana Müller, la quale non rinuncia mai all’assunzione della natura quale dato di partenza, seguendo l’elaborazione percettiva con le sue ambiguità fino alla distillazione dell’immagine. E dall’osservazione degli esili e più lievi elementi naturali, Livia Liverani, giunge a tessere, coi suoi collage, racconti con rarefatte presenze.

La ricerca sul colore è, in Jonathan Hynd, tesa a mostrare pulsioni sul foglio attraverso centri vitali e zone di dispersione. Di certo il suo lavoro non è troppo distante dalle griglie espressive necessarie alla ricerca di Federico Palerma, il quale registra le ripercussioni interiori di ciò che guarda e di ciò che ode. Incline, a verificare le profondità intestine delle carte, è Samuele Montealegre, ove il segno materializzato esclusivamente col colore attraversa differenti strati, emerge e s’inabissa.

La figuratività piena, che non disdegna di guardare certe illustrazioni per l’infanzia di Alberto Vannetti, si espande nel colore e con il colore dialoga, ponendosi al fianco del lavoro di Naoya Takahara, in bianco e nero, per l’analoga  l’immediatezza del costrutto alla ricerca di emblemi e di simboli che mirano alla comunicazione. Con una parallela ricerca, Gianluca Esposito, si avvale del collage per costruire opere che hanno il sapore delle immagini fuori moda, di un significato fattosi enigmatico. Il gusto delle silhouette è nei lavori di Lea Contestabile, la quale attinge dal mondo dell’infanzia, dalle favole dei libri illustrati per tracciare il proprio mondo onirico. Clara Martelli Castellano fa esplodere il colore sugli oggetti: colpi di luce visibili solo a contatto con la materia. Più intimista è il lavoro, per la scelta di toni sanguinolenti e catramosi o di blu fondi scansionati da tacche nere,  di Marco Fioramanti.

Inoltre, l’uso della carta consente una libertà straordinaria per quel che riguarda le tecniche pittoriche: si va infatti dalla grafite, all’incisione, dal pennarello all’inchiostro di china, dall’acquarello alla tempera, dal collage alla calcografia, in un ventaglio di possibilità che sfonda il consueto, trasportando dall’altro lato dello specchio: dal reale all’arte.


apertura sabato 3 febbraio 2018 ore 18
3 febbraio / 9 marzo 2018

Hyunnart Studio: Viale Manzoni 85/87 00185 Roma Orario di aperture: martedì/venerdì 16/18,30 o per appuntamento 335 5477120 pdicapua57@gmail.com



Nessun commento: