lunedì 7 novembre 2016

Imre Reiner "La calligrafia e il segno" in mostra a Giubiasco presso lo spazio polivalente Arte e Valori




Il tempo storico è annullato in favore di un'alternanza delle stagioni, una ciclicità senza ulteriori marche, in cui tutto è segno: frutta e calligrafia, pieghe dei petali e ornamento tipografico.

Le cose, anche rigide, s'inchinano, mostrano risvolti, un gentile modo di offrirsi e adornare, ove le lettere marchiano, più che dire, si pongono come oggetti della composizione, bella in sé.

Nessun profilo è intonso né campitura è mai piatta. Bottiglie e  steli s'intersecano, materie riflettono quelle vicine intaccate da un'acida luce.

Lettere, emblemi della possibilità di scrivere/leggere, rmostrano, nelle immagini, una eventualità non fattuale.

Si può scrivere la parola rosa accanto a una rosa? La R è scomponibile in un'asta verticale e in un cerchio che ingloba un ovulo rosso.

Forme si compenetrano: un labirinto intricato da un altro labirinto.

Potrebbe essere tutto disegnato in una gigantesca lettera di cui non vediamo che una porzione. La maiuscola iniziale con cui si disegna il mondo in un antico libro.

Le esili linee sulle carte marezzate segnano gli itinerari di viaggi compiuti all'interno di territori scritti, inchiostrati.

Anche il colore scrive, mentre le lettere disegnano. Il foglio accoglie, incurante dei figuranti che vi svolgono esercizi al trapezio, i tappeti del sottobosco, le macchie delle foglie secche.

Opera dispiega un testo illeggibile, se non nella sua esplicita affermazione di non voler fare riferimento a un senso.

Dalla natura si diparte distillando lettere e liane. Ogni cominciamento resta un mobile indizio.

Sulla carta, che funge da filtro e rete, dispone forme familiari nel  tentativo  di crearne un equivalente in altra forma: astratta, ma sempre si  distinguono petali e semi.

Brillanti colori con false prospettive e finte profondità rilevano una compresenza di multipli sguardi e un lirismo che si coglie nell'assoluto equilibrio di una linea su un occhiello giallo.

Ciò che è esile, è quanto c'è da cogliere. L'effimera rivelazione, impressa nell'animo.

Un sogno entra nel quadro come fosse un materico rinvenimento. Vi galleggia, olio sull'acqua.

Sotto un cielo inverosimile - la cui consistenza è soggetta alle sole scorribande del pigmento - si distende uno sperone di roccia sul quale l'inchiostro si spande in funzione di una trina d'acqua precedentemente disposta. Al centro s'accampa una figura casualmente intrecciata da linee colorate.

Vividissimi colori, figure che si formano da filiazioni improbabili, cerchi e lettere, amebe e figurine oniriche si spartiscono l'unico spazio che le intercetta.

L'opera è un ricettacolo di materiali incongrui che suonano in comune accordo una lirica visiva.

Da caratteri tipografici germinano mondi che nemmeno nei sogni è dato vedere.


                                                                  Rosa Pierno




Dal 5 novembre al 27 novembre 2016
Spazio polivalente Arte e Valori
Via Ressiga, 9
CH-6512 Giubiasco



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