lunedì 22 ottobre 2018

Claudia Zironi “Variazioni sul tema del tempo” collana Versante ripido, 2018





Inevitabilmente una distanza non eliminabile tra i desideri e gli accadimenti  esistenziali accende le poesie di Claudia Zironi, contenute nel libro Variazioni sul tema del tempo, pubblicato nella collana Versante ripido, 2018, le quali come fiammiferi illuminano la scena portando alla luce, più che la nuda verità, l’abbagliante fulgore del possibile.

Nessun calcolo applicabile, nessuna strategia che faccia combaciare l’atteso con la curva sfuggente della storia, la quale s’allontana in maniera irriducibile dell’individuo o, il che è lo stesso, in maniera asintotica. Quando poi oggetto del calcolo fosse l’amore allora è di tutta evidenza l’impossibilità di far coincidere l’oggetto del desiderio con il suo calco, fosse pure quello concretissimo delle impronte lasciate sul letto. Non è la discrepanza tra ideale e caso concreto, ma tra le emozioni e l’irricevibilità delle stesse o la loro mancata accoglienza da parte dell’altro e, pur tuttavia, i versi della Zironi scivolano flessuosamente lungo una curva sonorissima, ritmica e rimata, per approdare a un paradosso che trascina il lettore in una condivisione empatica.


La fisica mi risulta semplice.
Per annullare l’esperienza
d’un intervallo temporale
in un differente stato
di moto a velocità
superluminale
e così rendere possibile
un viaggio nel tempo passato
quantisticamente teorizzato
basta solo l’emoticon di un bacio
che mi riporti alle ore
trascorse nel tuo letto

Quasi una chiusura del cerchio delle vicende degli amanti per le vie traverse della poesia. Quasi un mondo, quello del ricordo e del desiderio, che ha vita e svolgimento parallelo, ma esso è reso altrettanto tangibile per il poeta proprio dall’elenco di ciò che non è stato e dalla pagina che segna il luogo dell’incontro, determinando l’unico ambito ove l’amore si realizza, anche se solo un suo simulacro aderente però alle attese.


Non ci siamo mai guardati negli occhi
né osservato dubbiosi le stelle
non ci siamo riparati in un portone
dalla pioggia battente
non siamo scivolati sulla neve
e riso, tu non hai pianto di gioia
la prima volta che abbiamo fatto
l’amore, io non ti ho accarezzato
quando avevi la febbre, i nostri calici
non hanno tintinnato in ricordo
di anni passati, non ci siamo mai 
augurati un lungo futuro insieme.
Io e te ci incontriamo nell’aria
quando lo vuole il vento.

Claudia Zironi si dimostra abilissima nel perlustrare le scorciatoie, le dislocazioni, le giustapposizioni o le sfasatura, con una costruzione sintattica precisa:  meccanismo che fa scattare la serratura nella chiusa, aprendo la scatola sul gatto che c’è.



“…io debbo fuggire per cercarti, debbo abbandonarti per conseguirti, e darti di spalle per cogliere il tuo viso.”
Giorgio Manganelli



è bizzarro, sai? questo modo
di fuggire per amore. è bizzarro anche
che ti scriva
come se io esistessi ancora.
ma la questione
davvero bizzarra è
che non sei tu a mancare e 
non è a te che sto scrivendo.

È, appunto, la scrittura a farne le veci, ricostruendo persino le fattezze di amanti inesistenti. Il tempo sembra avere allora la funzione di inanellare le storie, di metterle in relazione con le sue sincronie, diacronie, eucronie, eterocronie. Sul suo filo si può camminare avanti e indietro al modo di un equilibrista sospeso nel vuoto. È il tempo che mette in relazione l’amore con la mancanza dell’amore e con il suo rinvenimento.


Come quando si partì per le Indie:
qualcosa c’era
anche se non si era ancora vista.
Non rispondeva e non era dislocata
secondo aspettativa.

Ma Claudia Zironi invoca la lingua, quella di Dio, capace di saldare assieme il separato. Chi ha detto che i mondi paralleli non possano contenersi l’uno nell’altro? Probabilmente, solo nell’amore può rinvenirsi il non amore e viceversa.

                                                                                Rosa Pierno



1 commento:

Alce Nero ha detto...

un accattivante nota di lettura che mi ha convinto ad acquistare il libro di Claudia su Amazon. Brava!