sabato 10 ottobre 2015

Jacques Le Goff e Jean-Pierre Vernant "Dialogo sulla storia" Laterza, 2015


Il dialogo in cui i due grandissimi studiosi, Jacques Le Goff e Jean-Pierre Vernant, si affrontano, sull'onda del pretesto dell'intervista condotta da Emmanuel Laurentin, non può che essere salutato dal lettore che come un rinnovato incontro con amici insostituibili, con i quali anche una conversazione é foriera di rinvenimenti, rielaborazioni, determinando una spinta a nuove letture e approfondimenti. In questo senso, l'ammissione di Vernant di non essere stato lui a infrangere le barriere disciplinari, ma i suoi maestri: Louis Gernet, Ignace Meyerson, mentre Le Goff afferma che "il Medioevo di Marc Bloch è il mio", determina lo scorrere sulle pagine di tantissimi nomi a cui i due studiosi tributano la loro riconoscenza, ricalcando traiettorie che il lettore é invitato a seguire (anche se molti di loro non risultano tradotti in italiano):  Maurice Lombard, Georges Jamati, ma anche i propri allievi: Françoise Frontisi-Ducrox, François Lissarrague e Claude Schmitt.

E, in particolare, per questi storici provenienti dalla scuola delle "Annales", la professione rinnovata a ogni svolta, nella libertà e apertura della ricerca, nella trasversalità degli studi che affrontano l'oggetto da svariate e inusitate prospettive,  assieme a quella dei limiti presenti e la speranza che si possano nel futuro abbattere, caratterizzano una modalità di approccio che ha ancora nel passato e nel futuro due boe di riferimento, non accettando di annegare nell'indifferenziazione temporale. La cronologia diviene non solo uno strumento con il quale valutare oggetti affondati sotto la fangosa coltre, restia a restituire, del passato, ma è al contempo modo rivoluzionariamente anacronistico, in quanto non si perita di partire dal presente per affrontare il passato: "Ritengo che certi anacronismi siano creativi, o comunque illuminanti" (Le Goff).  Vernant gli fa eco: " Noi poniamo all'oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi. É per questo che esiste una storia degli avvenimenti storici: ogni periodo li vede in maniera differente, perché si modifica l'orizzonte di riflessione".

Non bisogna temere le questioni che nascono dalle contraddizioni del presente, ma tentare di verificare come siano stati affrontati i problemi in un  determinato tempo e luogo, perché altro punto fondamentale, istituito dagli storici delle "Annales" é proprio la questione della negazione del concetto di atemporalità di Levi Strauss, il quale apriva, pertanto, la porta all'innatismo: non importava che si fosse africani o amerindi, a tutti veniva attribuita la produzione di oggetti mentali uguali fra di loro. Indistintamente, a qualsiasi latitudine o epoca appartenesse. Sia Le Goff che Vernant sono assolutamente solidali nello sbarazzare il campo da codesto  annerente vetrino, la qual cosa, alla fine,  costituisce la vera impalcatura della costruzione da loro innalzata: la ricerca delle differenze, il riconoscimento delle specificità e proprio mentre si ampliano i metodi di ricerca inserendo le competenze maturate in ambiti diversi, dalla psicologia all'antropologia, dalla sociologia all'arte.

Per Vernant, "sa di  kantismo l'idea che esistano delle regole a priori dell'intelligenza". Come, d'altronde, non si può non  "far riferimento all'idea che esistono cambiamenti, soglie, rotture, modificazioni nella logica, nella scienza, nella sensibilità" e che, dunque, anche la psicologia sia storica. E ciò vale come critica al modello linguistico, applicato da Levi-Strauss, "che ha tentato di trasformare  quelle che erano conoscenze approssimative in una scienza nel senso proprio del termine". Le lodi e le critiche all'antropologo accomunano Le Goff e Vernant che condividono all'unisono i pareri, infatti, per Le Goff la concezione della storia di Levi-Strauss è che " la storia era per lui un elemento di disturbo che impediva il movimento circolare da lui affermato", mentre Fernand Braudel asseriva che "il tempo non era mai sospeso".

E in riferimento alla lunga durata, concetto introdotto, appunto, da Braudel, Le Goff ritiene che compito dello storico sia quello di "scoprire e spiegare, all'interno di questa lunga durata, i cambiamenti, il movimento". Anche all'interno dello storia nuova delle "Annales" si riconosce la presenza di qualche eccesso. Bisogna dire che "La storia politica é, a mio avviso, il grosso problema" poiché "essa avrebbe potuto benissimo non soltanto sopravvivere ma anche avere un posto essenziale in seno alla storia nuova". Per entrambi gli storici, la loro disciplina è un cantiere aperto: ora ammettono di mostrare maggiore attenzione per le immagini, per le lotte politiche e gli antagonismi e, d'altra parte, per Vernant, inoltre, si deve affrontare il problema dell'evento e del presentismo: "Non c'é avvenimento che non ci diventi ben presto contemporaneo, in un presente che peraltro si cancella immediatamente". Ma se "L'uomo diviene un problema, e non esiste risposta", noi lettori confidiamo nella ricerca libera e intraprendente di siffatti studiosi per tentare di comprendere almeno i contorni del problema, sapendo comunque che sono mobili, come le Goff e Vernant ci insegnano.

                                                                                                  Rosa Pierno


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