lunedì 23 dicembre 2013

Inedito di Alessandro Assiri “Senza titolo”, letto durante il Premio Lorenzo Montano, Forum di Anterem: Agorà, novembre 2013

Il tono pessimista, disilluso è subito contraddetto dalla facilità e leggerezza della filastrocca, dalle parole che corrono senza cesure, libere, sciolte, non aliene da influssi dialettali,  lingua viva che dà vita nel testo a un rapporto conflittuale. In ogni caso, non sarà la parola scritta a portare l’onta del distacco con la vita, con ciò che esiste. Poiché essa è anche la parola della testimonianza, del passaggio ad altri, simbolo della condivisione di un medesimo traguardo. A indicare, dunque, una sensibilità per il collettivo, il quale anch’esso non vuole porsi solo come elemento contraddittorio rispetto ai fini individuali, ma vuole instaurare dialogo e scambio. Nei versi che seguono, mente e corpo, soggetto e collettività, storia  e utopia, non vogliono separarsi, assurgere a un’idea di assoluto, ma porsi nell’alveo di un discernimento che fa della consapevolezza della complessità un punto focale, il quale soltanto può evitare la tracimazione nell’assolutizzazione. Ecco perché il tono di Assiri non può essere definito come determinato dall’amarezza della sconfitta,  ma è sempre contemporaneamente anche invito al proseguimento, alla prospettiva aperta dal cambiamento. Con Alessandro Assiri niente può dirsi annodato, immobilizzato in una definizione solo politica o solo esistenziale o solo razionale o solo emotiva. Nella carenza di nuove ideazioni teoriche, la proposta di Assiri si muove come leva che inviti a non assumere acriticamente l’esistente e a ripartire piuttosto da esso, affinché la ragione non si impantani in rigida posa e la storia non perda il suo scheletro di utopica innovazione.    


è metà del tempo che cerchiamo combustioni cattive
i poeti son solo l'inizio di qualche ponte più grande
assolti da figlioletti dalle giunture arruginite
se fosse tutto come bere basterebbe avvicinarsi o rotolare
ma tu hai sempre sta faccia da lettera in viaggio
da quattro righe stiracchiate per compiacere
hai cambiato ancora il cane o è il guinzaglio che è più corto
deve essere il tuo solito problema della lingua
non riesci a biascicare puoi soltanto scandire
quando è morto Curtis non si trovava più corda
o cosi pareva a noi che stavamo ancora a trasmettere sui tetti
convinti di imboscare la vergogna dell'unica parola scritta
quella che ripetevamo sulla pelle all'infinito:sconfitta
vorrei tu ci venissi sopra i fogli e poi rimetterli in scaffale
in modo che altre sillabe portino il tuo odore che non conosco
"il vento dispiega come seta dipinta la nostra bandiera scarlatta"
ma a parte te di rosso non c'è più quasi niente te lo dicevo ieri sera
prima che finissero i gettoni perché anche le parole muoiono sempre all'improvviso
pensavo a Luca a quel suo strano modo di picchiare tira forte
ma sempre un pelo troppo basso come se il male gli pesasse
in fondo siamo tutti rivoluzionari per difetto e dopo carosello tutti a letto
dimmi che di noi si sarebbe immaginato vivo dopo tutto questo tempo
in questo posto dove non stavamo nemmeno troppo bene
quelle strade che erano già rughe, perche non riuscivamo a chiamarle pieghe
 
tu poi eri orfana prima di me e ci hai giocato dentro con qualche padre da inventare
alle occasioni importanti le lettere a nessuno che correvi a imbucare
ti riconoscevo dal passo dalle mani nelle tasche dalla bocca già in piazza
secondo te quante saranno le frontiere da passare tu giurami di non dire a Silvia ogni perquisa
lo sai quanto le piace fare la gelosa e intanto ci ridevi accarezzando le iniziali
che portavi al tascapane riscrivendo paradiso con un bianco più deciso
reclamiamo a piccoli spazi anche adesso che ricordiamo quel che manca
molto più di quel che resta anche adesso che ti affacci per vedere se la guerra è finita
e ti avrei preferita più struggente più tenace a trattenere l'oltre sulla soglia del sempre
cominciammo Laura e io Cristiana non c'entrava di boccoli e di buchi di corvi appollaiati
Aldo c'era stato tutto il resto già caduto scivolato e anche Aprile il crudele già passato
essere troppo per trovare l'uscita opere a squarciagola amori inventati con una mano sola
entrare spingendo coi pantaloni arrotolati saremmo diventati fabbrica con l'aria rovesciata
una catena che resiste a più non posso che resiste finché passo trascinando la misura
delle ore da contare sirene da sedurre invece di suonare un turno vita già finita prima di iniziare
il tempo sbiadito di questa bellezza alla rinfusa cadere cadere e infine ripiegare
la macchina è carne che ha studiato vive solo nella fatica della sua estensione
nell'abbastanza che non è eternità ma mancanza di tempo per soddisfare
tutto il male che serve per raccontare come niente ogni banale incidente
ogni scrittura è una parete di vetro con un solo obbiettivo togliere infelicità al giorno successivo.
 
sessione 2
 
eri l'ombra ad aspettare i miei occhi io sempre dietro andare verso la pelle che volevi
quella più magra poco prima di inciampare
uscita dal rifugio senza scoperto dove stare
ed è vero sai Francesco che servono i giganti perché i mostri adesso son diventati tanti
come il peso che è lo stesso degli abbagli che abbiam preso
vengo e vado in ogni cosa che mi è sembrata casa
le parole che si scrivono per non farsi trovare lettere aperte e camice da stirare
rimanevo con i progetti appesi a un filo con le speranze un tanto al chilo
contare i minuti come fossero affermazioni distintivi francobolli collezioni
il nostro immobilismo dipinto inguaribile ottimismo di un deserto gremito
forse si esce in altro modo senza sbattere ne porta ne chiodo
dove c'è piazza dovrebbe esserci cielo
il male sepolto non è quello assoluto esser soltanto sonno e nome
una lingua raggrinzita dell'unico animale che viene al mondo piangendo
mentre non siamo null'altro che mesi e raffreddori

Alessandro Assiri

2 commenti:

cooksappe ha detto...

bene!

oceano ha detto...

Mi trova molto vicina questa poetica. Cruda, essenziale, che parla dell'attualità, del quotidiano, ma non solo...Vita vissuta e comune, anche a me, ad altri. Mondo di idee, alcune andate in porto, altre no, disillusione mentre si continua a vivere...