giovedì 19 dicembre 2013

GRAZIANO MARINI / JOHANNES KEPLER

Con una lentezza che appartiene a un altro tempo - astrale - poligoni rotolano fino a formare una figura incongrua. Sovrapposizioni di quadrati incisi in materie non omogenee tendono a venire meno, a sparire; il fondo emerge come un terzo incomodo. Osservazioni estenuanti non riescono a individuare  la traiettoria, se non meravigliandosene. Ellittica, non circolare.  Quadrati si muovono con movimento affezione del proprio corpo. Tetraedri si inscrivono in dodecaedri. Incastra gli elementi del mondo come fossero figure euclidee. Il gioco gli riesce. Succede con la ragione, ai sensi. C’è una ragione per ogni cosa e, sempre, una musica di sottofondo. Dalla congiunzione astrale si ritagliano figure irregolari, parti non previsti  da cui ricominciare. Non sono necessariamente posizioni eccentriche quelle ricoperte. Quadrati si svolgono da quadrati costruendo mondi complessi, relazioni contraddicentesi. Inscrizione di una figura nell’altra, sempre la medesima, nell’equilibrio armonico delle orbite. L’equilibrio non è magia, è scritto nelle stelle. Rapporto tra distanze e tempi di rivoluzione: tutto incorniciato da una spiegazione a priori. Assegnando valori più esatti alle eccentricità, ricalcolare l’armonia, far quadrare il mondo col creato. Emblemi elegantissimi e soavissimi, figure geometriche ruotano in spazi siderali silenti. Le sfere non producono suoni, prove sperimentali lo confermano. A tratti spigoli urtano triangoli taglienti che cadono a terra come cristalli infranti. Per confermare ogni osservazione, ciascuno può, con mezzi propri, risolvere il problema: la macchina del mondo corrisponde alla macchina ideata, mente e mondo coincidono nella geometria. Se gli interstizi sono maggiori, in quei piccoli spazi si collocheranno le lune di Marte e di Venere, in profondissima quiete. Contro l’infinità del mondo, io traccio i segreti penetrali del cielo, ponendo un limite oltre la siepe. Vedo stelle costipate nella regione più esterna, quella diaccia, della notte insonne. Figure subiscono inverosimili deformazioni. Basta porre i confini, preordinare, anziché farsi sorprendere dagli eventi. Risponde geometricamente a una questione impertinente: il quadro si colloca anch’esso in una regione siderale, esterna ai limiti imposti.

da “Trasversale”, Anterem Edizioni, 2006

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