martedì 29 maggio 2012

Il nuovo libro di Rosa Pierno “Artificio”, Robin Edizioni, 2012, dall’introduzione di Gilberto Isella

E’ in libreria“Artificio”, Robin Edizioni, nella collana I libri di poesia diretta da Mario Quattrucci



Artificio e Amore fossile formano due testi speculari, interagenti. Due organismi, insomma, messi in reciproca postura di desiderio. Insensato volerli separare, così come non si separa una coppia d’innamorati (“indivisi amanti”), nemmeno sapendo che la loro passione è campo di battaglia, incrocio di forze antitetiche. Sia chiaro: per i testi, animati da reciproca attrazione, vige il medesimo ordine teatrico dell’agon vissuto dalla coppia. A cambiare sono invece attori e posta in gioco, perché questa volta il confronto avviene tra parola e figura, affermazione e negazione, movimento e stasi, presenza e assenza. Che è anche confronto con gli spettri, quelli insorgenti dalle riesumazioni, dagli scavi (fossile deriva da fodere, scavare), tra le cui ombre il desiderio già da tempo si è convertito in desiderio d’agonia. I suoi echi li troveremo nella “chiara e lucida visione” lungo i bordi del fossato, in maniera ancor più netta sulle insegne dell’oltretempo collocate là dove riposano gli oggetti perduti, orfani di Natura o di Idea:
“Asfittico luogo, con fioca luce, mentre la vista fugge da immobili membra, prive di forza, su cui nemmeno scorrendo con la lingua, alitando, soavemente nominando è possibile rinvenire alcun moto. Amore non può nulla su fossile cuore” (Amore fossile).
Un capolinea, se vogliamo: l’avventura della mimesi (copia di copie di copie nel sistema di Platone) che si autorivela quale evento tendente alla propria fine, destinato a rispecchiarsi nell’effigie mortuaria di un gesto amoroso. Artificio e Amore fossile costituiranno la duplice scena di amanti testualizzati che si scambiano messaggi da capoverso a capoverso (da loculo a loculo), sorpresi in una sorta di ‘postumità’ gioiosamente funebre. Allorché il vincolo mimetico si sta sciogliendo.


Cos’è l’artificio se non l’ars concepita nel suo splendore fenomenico ‘innaturale’? La passione vale in quanto tékhne, ogni gesto poggia su un intrico strutturale ordinato da un invisibile Altro. Come dire: se qualcosa si libra nell’immaginario (“fantastica visione”) deve anche formare dispositivo, matema in progress (“carta geografica”, “diagramma”, idest testo) . Ci soccorrerebbe a questo punto l’ipotesi di macchina desiderante, avanzata da Deleuze e Guattari, ma già la trattatistica d’amore manieristica e barocca ne aveva, coi suoi congegni retorici replicanti, anticipate ambizioni e mosse. Per lo scrittore barocco, come per Rosa Pierno, il mondo-testo o il mondo-teatro (vedi Calderòn) è produzione dell’ars, capace di ricreare un simulacro di vitalismo cosmico coniugando l’agudeza della forma con la meraviglia dei sensi.
“Assoluto artificiale coincide con la più vivida realtà” (Artificio).
Dove il modus operandi fa tutt’uno con la sottigliezza degli strumenti. Una ratio phantastica abilitata a promuovere compattezza entro il diffuso, ma che abolisce, proprio per il suo potere metamorfico, peso e staticità strutturali. Grazie alla regia di Rosa, la struttura non si prostra all’immobilità; diviene al contrario onda viva, mobile serra affidata a una sorta di gaia scienza. I cui fiori più teoretici crescono  in Amore fossile, i più affabulanti in Artificio. Ma senza l’affanno dei ‘distinguo’, siccome tutto sembra posto in circolo e fluidificato da quello Spieltrieb di cui Schiller aveva scoperto l’essenza. […]

                                                                                       Gilberto Isella




FLORA E FAUNA


Piante rare ed esotiche, importate dal Levante o dalla Cina,  piante vive e disseccate, piante catalogate.  Dall’erbario risale un effluvio di aromi che invade il gabinetto naturale in cui, disposti in fila o ammassati, sono fossili, pietre e crostacei. Anche un pappagallo impagliato contribuisce a creare un ambiente universale. Un coccodrillo intero, che piange gli uomini dopo averli mangiati,  pende dal soffitto, pur solleticato da foglie di banano. L’albero del pane è senza mortadella e coleotteri giganti, schiantatisi sulle pareti vitree della serra, lì sono rimasti appiccicati. Sembra una bottega di robivecchi, più che una serra professionale di decantate virtù medicinali. 

Se fosse un acquario vi si potrebbero vedere pesci-donna, leoni marini, pesci palla e scorfani di ogni dimensione. Patelle e perle non mancherebbero di certo in quest’ameno microcosmo naturale. Balene sarebbero presenti solo con falene, mentre ossi di seppia e boccette d’inchiostro stimolerebbero l’estro del poeta di passaggio.  Lave, pietre vulcaniche e barattoli di cenere gettati nelle vasche simulerebbero l’attività vulcanica dei ribollenti mari, compresi i calcoli biliari.


NINFA CON PASTORE


Amore mai arse con tali rugginosi effetti. Strali rossastri hanno annerito cuori e pupille. E boschi e rupi ardono nella notte  con le ultime fiamme. Di quale avvampante unione è mai testimone questo snervato corpo che rapina l’ultimo sguardo? Da quale profonda spossatezza  le membra si sollevano per ascoltare la superflua frase? Se corpi e paesaggio sono consunti dalle fiamme dell’amore, il suono che uscirà dal flauto, a cui il pastore  s’appresta a dar fiato, le farà socchiudere  le palpebre su un mondo di cenere.



acquistabile anche on-line
collana: Libri di poesia
pagine 124
ISBN 978-88-7371-950-2
euro 10,00

2 commenti:

Frank Spada ha detto...

A Rosa Pierno, guarda caso un architetto come me, auguro che il suo Artificio esploda di successo illuminando il bel "mondo" curato da Quattrucci.
Un abbraccio alla scrittrice e a Mario una pacca sulla spalla.

Rosa Pierno ha detto...

Grazie mille, Frank!
Complimenti anche a te per i tuoi catturanti libri!