venerdì 30 ottobre 2020

Marco Furia su “Cronache di estinzioni”di Lucetta Frisa, puntoacapo edizioni, 2020


 

Poetiche catastrofi


Diversi sono gli aspetti (o chiavi di lettura) dell’articolata, intensa. raccolta “Cronache di estinzioni” di Lucetta Frisa.

Si parte, innanzi tutto, dalla testimonianza del drammatico stato del mondo:


“Il Cervino si è spogliato di tutto

ha sciolto i suoi veli bianchi restato una pietra

grigia di pietra come tante altre

senza applausi solo

là in fondo al palcoscenico del cielo

un osso nudo e lontanissimo”.


Potrebbe sembrare, a prima vista, una pronuncia quasi ovvia, ma così non è: un vivido senso di constatazione è presente in tutta la silloge con valenza per nulla trascurabile, tale da porre in essere un’originale, persistente, atmosfera.

Ci si rende conto ben presto, allora, di come i versi di Lucetta non costituiscano una sorta di mera denuncia ma un vero e proprio caso di poesia civile.

Occorre pur fare qualcosa e tutti, nessuno escluso, siamo coinvolti: la voce della poetessa, oggettivamente, chiama ognuno di noi a far fronte a responsabilità individuali e collettive.

Altrimenti


“Traslocheremo su un altro pianeta

più fresco

giovane

tiepido e

innocente?”


Inoltre, notando certi non rari tratti, ci si accorge d’essere in presenza di propensioni all’invettiva.

L’invettiva, diceva Elio Pagliarani, è “emozione contro”, ossia discorso in cui i normali canoni, pur non del tutto messi da parte, vengono superati da una prorompente passionalità (qui dai toni efficaci e piuttosto composti):


“È a questo nero diverso che consegneremo il mondo

(con qualche sacca di resistenza a nord)

è il destino di chi bene o male ha consumato il tempo

e per l’ordine delle cose deve andarsene”.


Uno dei citati aspetti s’impone sugli altri?

No.

I diversi lineamenti, pur emergendo talvolta singolarmente, sono assidui caratteri d’una raffinata compattezza poetica alla quale non manca un non salvifico senso dell’ironia:


“Si dice che il ghiaccio

curi tutte le infiammazioni:

gli ardori degli uomini e il mal di denti

il fuoco degli astri e dei vulcani

e di tutti i viaggi insensati”.


Ho detto “non salvifico” perché


“L’ironia tiene in vita per un po’ impedendo

le smanie di assoluto. Ma non basta”.


La catastrofe incombe, nondimeno la poesia, come “Cronache di estinzioni" dimostra, ancora resiste.


                                                                                                          Marco Furia



Lucetta Frisa, “Cronache di estinzioni”, puntoacapo Editrice, Pasturana (AL), 2020, pp. 68, euro 12,00 




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