domenica 18 ottobre 2020

La poesia visiva come arte plurisensoriale presso la Fondazione Berardelli dal 03.06.2020 al 31.10.2020 nell’ambito della rassegna Pratiche sinestetiche: un progetto di Lamberto Pignotti, a cura di Margot Modonesi

 


Il catalogo realizzato per la mostra La poesia visiva come arte plurisensoriale in corso presso la Fondazione Berardelli dal 03.06.2020 al 31.10.2020 nell’ambito della rassegna Pratiche sinestetiche: un progetto di Lamberto Pignotti, a cura di Margot Modonesi, espone una pregevole panoramica delle molteplici pratiche artistiche afferenti alla poesia visiva. Se sotto quest’egida trovano sistemazione cose anche diversissime fra loro, non accade in modo incoerente, giacché è possibile ravvisare alcune linee teoriche che strutturano un campo ben definito. Infatti, la poesia visiva è un’area in cui afferiscono diverse pratiche, spesso intermediali, e presenta una ricchissima stratigrafia ideologica. Difficile addentrarsi, non solo conoscerne la cartografia, ma anche avere una visione d’insieme. Certamente la poesia visiva nasce all’interno delle avanguardie d’inizio Novecento, ma si sviluppa soprattutto nei decenni della seconda parte del secolo scorso con un progetto di comunicazione totale e di riappropriazione della produzione artistica e, in generale, con intenti progettuali che investono l’intera società.  Tale strategia prevede la  continua metamorfosi degli strumenti e delle forme per sfuggire al meccanismo di captazione del potere, che Foucault teorizzò negli anni ‘60. La costante rivisitazione delle pratiche artistiche, della loro produzione e dei loro scopi ha, inoltre, investito e inglobato alcuni temi: la sinestesia, l’opera totale e la trasversalità delle arti, poiché in esse gli artisti hanno ravvisato una potenzialità che poteva essere puntualmente concreta, cioè sperimentabile attraverso la creazione e la divulgazione di ciascuna opera, sebbene utopici fossero gli assunti iniziali. 


Gli strumenti (l’assemblaggio di materiali diversi, non canonici, prelevati dal reale, ma decontestualizzati e accostati ad altri ambiti espressivi; il collage, usato senza porsi alcun limite di materiali ed ambiti; il prelievo, sull’onda della pop-art di prodotti commerciali utilizzati come messaggeri rivoluzionari tanto per citare solo alcune delle tecniche di produzione delle opere) i luoghi (in cui la partecipazione pubblica alle performance o alla ricezione delle opere avviene al di fuori dei luoghi istituzionali dell’arte) i valori (l’arte deputata a risvegliare le coscienze e a riappropriarsi della produzione; l’esperienza di ricezione attiva e non passiva sia dei prodotti culturali sia delle individuali capacità sensoriali) dimostrano come un’inversione e un capovolgimento sia sempre in atto nelle opere degli artisti della poesia visiva. Il gioco vi  entra come sinonimo di una serie di azioni che guardano alla sostituzione e alla messa in questione di ogni aspetto dell’organizzazione sociale. 


Margot Modonesi fa notare, in merito agli apporti innovativi della poesia visiva, quanto la sperimentazione operata dagli artisti mescidi qualsiasi mezzo di comunicazione con qualsiasi altro mezzo di comunicazione e si spinga fino a essere “Un’esperienza artistica, quindi sinestica, edificata sull’intenzione di una risultante percezione simultanea, di contro ad una sua considerazione puramente estetica, che tradizionalmente privilegia gli ambiti della vista e dell’udito”. Coloro che si riconoscono nelle polimorfe pratiche della poesia visiva cercano nuove modalità espressive e guardano all’opera totale, come a un nuovo orizzonte. Riportiamo ancora le parole di Margot Modonesi, che chiarisce come tale concezione si leghi “inscindibilmente ai problemi della ricezione dell’opera nella comunità: arte come prassi condivisa e rituale collettivo, arte come ritrovamento di una socialità”. La trasversalità della arti è il mezzo con il quale raggiungere la massima intensità nella comunicazione con le masse. E, naturalmente, un punto di fusione immediato viene riconosciuto alla sinestesia, in grado di ottenere il raggiungimento di un’amplificazione sensoriale ed emotiva che consenta  di far aderire e partecipare con nuovo impeto al progetto collettivo proposto. Questi i tre snodi, dunque, che tengono insieme le variegate prove individuali. Ecco, perché dicevamo all’inizio che precise linee innervano la struttura dell’azione artistica denominata poesia visiva, al di là della sperimentazione poliedrica, che è stata ed è forse una delle fucine più innovative e coraggiose del panorama artistico contemporaneo.


Ed ecco perché Lamberto Pignotti, ideatore dell’attuale serie di mostre sul tema sinestetico, invita a porre con decisione il tema dello sconfinamento dai singoli specifici settori dell’arte: “l’artista e lo scrittore si propongono di configurare su inediti orditi i rapporti e le gerarchie tra codici linguistici e semiologici, media tradizionali e neo-tecnologici, organi privilegiati come la vista e l’udito e organi esteticamente assai trascurati come il gusto, l’olfatto e la vista”. Soprattutto, egli sottolinea che “la critica non riesce sempre a identificare e seguire” questa vertiginosa ed estremamente complessa ricerca. Per questo appare ancora più preziosa e indispensabile l’attività di promozione e di archiviazione della Fondazione Berardelli, nata grazie all’infaticabile lavoro di Paolo Berardelli, il quale all'inizio degli anni sessanta, si avvicina alla poesia visiva, della quale conosce nel tempo tutti gli artisti più rappresentativi sia italiani che stranieri, collezionando oltre 4.000 opere e mettendole a disposizione della Fondazione.


Rosa Pierno



La Fondazione Berardelli nasce nel novembre del 2007 per volontà di Paolo Berardelli, con la finalità di far conoscere il movimento artistico della Poesia Visiva, attraverso l'organizzazione di esposizioni, incontri e seminari e la pubblicazione di monografie dedicate ai suoi maggiori esponenti.

La sede della Fondazione, che si trova a Brescia, è costituita da un ampio spazio espositivo sviluppato su due piani e da una ricca biblioteca, che consta di più di 6000 volumi, consultabile on-line e aperta al pubblico.

Il patrimonio della Fondazione è costituito inoltre da un'ampia collezione di opere che raccoglie oltre ai lavori dei protagonisti della poesia visiva - come Julien Blaine, Jean-François Bory, Ugo Carrega, Giovanni Fontana, Fernando Millán, Ladislav Novak, Paul De Vree, Hans Clavin, Eugenio Miccini, Alain Arias-Misson, Lucia Marcucci, Lamberto Pignotti, Sarenco - anche quelli della poesia concreta - Augusto De Campos, E.M. De Melo e Castro, Pierre Garnier - e fluxus - George Brecht, Joseph Beuys, Sylvano Bussotti, Giuseppe Chiari, Daniel Spoerri, Ben Vautier.


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