giovedì 4 marzo 2021

Matilde Serao “Bozzetti dal vero” Pagine d’arte, 2020


 

Matilde Serao ha sempre accordato al tema della posizione sociale della donna un ruolo centrale fra i numerosi temi sviluppati in oltre quarant’anni di carriera giornalistica e di attività letteraria. Pagine d’arte accende un nuovo fiammifero nell’omonima collana con la riedizione di alcuni racconti brevi dell’autrice: Bozzetti dal vero, 2020, in cui si assiste, rispetto al resoconto giornalistico, a una restituzione impernata sul versante opposto: pare, in questi testi, che non ci sia nessun fatto, ma solo la fissazione con spilli di sensazioni impalpabili, che si raggrumano intorno a una frase banale, appena un segnale, da interpretare non si sa in quale modo, mentre la narrazione si dispiega e, svolgendosi, delinea un percorso attraverso il quale Matilde Serao costruisce  nell’animo del lettore un’impressione salda. L’esistenza, che si declina fra piacevolezze e disagi, incertezze e delusioni, è sussunta  nel sentimento, conquista preziosa nel flusso delle sensazioni. Dalla scrittrice, dal suo modo di vedere e sentire, scaturiscono, quasi innescati da una miccia, i risvegli emotivi del lettore. Una cosa si può affermare con certezza, Serao non può soffrire l’indifferenza, dovunque essa si annidi. La vitalità dell’autrice imprime al testo uno stile franto, sintatticamente smosso, repentino e saltellante. Il periodo aspira ad articolarsi e a stratificarsi nella figura retorica dell’accumulo: ella si diparte da una definizione istantanea e poi vi ritorna per specificarne e dettagliarne gli elementi implicati. Quasi un non mollare la presa, un tenere desta e vigile la ricettività, spesso attizzando la fiamma dell’interesse col paradosso, come accade, ad esempio, in La moglie di un grand’uomo, con il riferimento a certe pratiche, usi, cure che vengono pregiudizialmente considerate come precipuamente femminili e che invece appartengono anche alle abitudini maschili: è il marito,  ironicamente e irresistibilmente descritto, che resta in bagno per ore a curare il suo aspetto. La lotta contro la soggezione femminile passa anche per la lotta contro i luoghi comuni. Ceti sociali e tipi umani sono i bersagli centrati appieno dalla sua fulminante penna, che, come la punta della spada di Zorro, lascia la sua firma sul ceto borghese napoletano, provinciale e ottuso, o sull’ineleganza che è la porta dell’ignoranza anche morale, estraendone profili marchianti. L’attenzione estetica è, inoltre, via di fuga, ricerca di nuovi modi di vivere e affrontare la vita. Si veda nel racconto Casa nuova, come la voglia di cambiare abitazione sia motivata dalla necessità del bello che influisce sui pensieri e sui sentimenti, funzionando come un  meccanismo di reazione alle abitudini mentali: ci si adagia troppo spesso, mentalmente producendo guasti nella propria esistenza e in quella altrui.


Una distanza incolmabile conflagra nelle pagine freschissime di Serao tra immobilismo e progresso, tra indifferenza e vivacità mentale. E l’ironia si palesa come uno strumento scardinante, che non solo fissa per sempre un carattere, ma ne mostra l’inane pretenziosità: “il sigaro di Giustino, microscopico riflesso della eruzione; la criniera arruffata di Bruno, un poeta dal troppo grande e facile successo” oppure si pronuncia sulle disillusioni che il primo amore procura: “Amore languido, pallido, roseo, annacquato, sciroppo d’orzata”. Ma ci sembrano pregevoli quei ‘non detto’, i quali s’installano in una conversazione come asole e che, dapprima intervalli tra le figure, divengono figure anch’esse. Il senso può dunque assumere pienezza solo in virtù delle zone vuote. Il riferimento è al bellissimo dialogo che si svolge tra giovani su una terrazza assolata in Viottole e che porge la parte impalpabile di una personalità complessa e variegata, qual è quella della scrittrice. In Notte d’agosto, quasi una resa dei conti tra coniugi, la forza e i sentimenti del personaggio femminile inclinano il piano verso la conclusione che ella imprime al mondo intero e a cui l’uomo non può opporsi. Nell’alternanza di emozione e pensiero, è il secondo a segnare la perdita, poiché innalza l’essere umano a livelli insperati per poi fargli avvistare un baratro, mentre fa certamente trascurare le cose semplici e soavi, piccole e quotidiane, il cui recupero è , al contrario, curativo: quelle “fugaci e dolci impressioni, pensieri indistinti e sfumati, sorrisi lievi della natura, pause dell’anima, apparizioni momentanee, angoli freschi e riposati dove si cheta la fantasia: godervi è forse la felicità” (Mosaico). La vita è venata da queste “impressioni leggiadre”, dalla tenerezza, dal diletto, che invece una errata scala valutativa rischia di farci perdere, mentre “la riflessione analizza, distrugge e sogghigna” (Apparenze).


Lo stile mobilissimo, veloce al punto da essere incurante delle inesattezze, ripetizioni o ridondanze, come indica compiutamente Patricia Bianchi nell’introduzione, mi pare sia da addurre, vera e propria cresta d’onda che si abbatta sulla riva, a quella forma che la stessa Serao vuole conservare in quanto nasce in quel modo e in quel modo deve raggiungere il lettore. Nella distanza così raccorciata tra lei e coloro che leggono avviene quel medesimo passaggio emotivo che si istituisce fra lei e il mondo e che in quanto tale è già valore. Così, se intemperanze e mancate correzioni disseminano alcuni testi, dovuti in parte alla discontinuità negli studi e in parte a una mancanza di revisione, sull’altro piatto della bilancia, si oppone ad esse una sorta di attivazione della voce, che equivale a un ‘ascolto’, come se per il lettore si trattasse di una conversazione, un dialogo familiare e senza veli con l’autrice, la quale non vuole certo fare a meno dei suoi gesti e della sua espressività nel far giungere la sua visione. La diversità stilistica è estraibile anche dal diverso trattamento dei temi sociali, come accade nella breve dissertazione La canzone popolare, ove ben si vede il movimento che insinua nella convenzionalità del pensiero dominante, composto sia da luoghi comuni sia da prese di posizione professionali ineccepibili, l’inserzione di qualche leva al fine di  sollevare il piano sentimentale e di restituire attenzione a verità non accette, quali quelle del popolo privo di mezzi di sussistenza e di accesso alla produzione culturale. Con tali avvolgenti spirali che afferrano, stringendoli, elementi positivi e negativi, Serao invita alla riflessione, senza abusare della inflessibilità della ragione critica, inducendo i suoi lettori a un riesame della questione, come a dire mediante punture di cui non si avverta il pizzico. 


                                                                  Rosa Pierno

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