martedì 14 gennaio 2014

Lucio Saffaro da Anterem n. 79 , II semestre 2009




L’ancoraggio, è il caso di dire, filosofico della prosa di Lucio Saffaro è fondamento nella sua poetica, appartiene alle ragioni profonde di un pensiero che parte sempre da mosse logiche per approdare a un ampliamento delle modalità conoscitive tramite un sottile e raffinatissimo lavoro sul linguaggio. Quasi un’apertura di varchi, scavo di gallerie, assottigliamento delle pareti divisorie per conquistare alla logica anche la sua controparte. Non peritando di fingere sembiante né di condurre ragionamenti fin sul limitare del baratro. Non a  caso i vocaboli ‘metamorfosi’, ‘affinità’ sono indicativi di una metodologia investigativa che ha nell’analogia il suo alleato più importante.

La poesia, intessuta da trame lineari, apparentemente narrative, subisce presto l’azione di disvelamento che, a causa di tale incongruo accostamento, la farà precipitare dall’iniziale conformazione prosastica in una sorta di interregno.  La contiguità tra le due forme, poesia/prosa,  resta attiva, ma essa diviene un valore aggiunto in quanto volutamente ibrido: l’ambiguità della loro intersezione non è mai pienamente raggiunta.
In ogni caso, Saffaro gioca costantemente su un doppio registro: tra ciò che è formalizzato logicamente e ciò che è effetto del caso, tra continuità e discontinuità, tra totalità e nulla. E lo fa con oggetti strani: ‘amantille recidive’, ‘aritmetiche morgane’: simboli che consentono di annullare il dominio dell’io (di cartesiano riferimento) per accogliere la memoria in cui l’essere è frammisto all’oscurità. Il premio, la preda catturata con siffatto retino sono i ‘cristalli contemplativi’, gli ‘emblemi’ che sembrano più elementi naturali e meno prodotti esclusivamente  intellettuali. Un ulteriore ordine, che non è la somma dei due ordini da cui si era partiti.



TRATTATO DI ANCORAGGIO

L’ancora è propriamente quella istituzione dello spirito che consente l’attesa dell’essere e la dimenticanza del tempo. Gettata nel mare, un’ancora crea gorghi e passioni. La sua forma s’ispira al modello circolare dei ricordi e la catena che la tiene avvinta dipende dalla trasformazione stessa  di tutte le memorie. Questa grande T moltiplicativa è il simbolo stesso della metamorfosi, lo scettro unitario e trasparente delle affinità del pensiero.

TRATTATO DI POSIZIONE

I supporti malinconici del pensiero giacciono in una valle lontana dell’eternità, dove nessun corteo di statue è ancora riuscito a giungere. Una strana poesia – la perla erosa del tempo –  vi è stata incisa e poi abbandonata. Una recita che intervenisse a modificare la persuasione del caso potrebbe quindi spezzare la continuità stessa dei suoi contenuti. Sul muro chiuso di un erebo falso e solitario è già fiorita l’amantilla recidiva, la prodigiosa illusione del nulla, il vanto onirico di aritmetiche morgane. Poiché ormai è contrassegnato il fato degli eventi: a nessuno è concesso di conseguire il trionfo dell’io. Identiche terne si contendono la tiara secolare della memoria, l’oscuro cespo dell’essere.

TRATTATO DELLA LETTERA PERDUTA

Si è conclusa la fase che precede la storia dei sogni: ora si liberano i desideri, e i loro voli reconditi agevolmente raggiungono l’impero dell’orizzonte. Così si formano i cristalli contemplativi, gli eruditi emblemi dell’astro di confinamento. L’impresa del caso, precisa e liberata, sollevata sul tempo, agirà di conseguenza e come chimera risorgente si poserà sull’ultima memoria, né lunga né corta, per sciogliere  l’accordo delle tonalità dell’io. A chi svelerà l’enigma dell’identità sarà data l’antica ricompensa, il flauto astratto del privilegio degli eventi, la concomitanza sopravvelata delle attitudini e dei principi.


                                                           Lucio Saffaro

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