venerdì 12 luglio 2013

Victoria Xardel sul n.86 di Anterem, giugno 2013

Leggendo la poesia di Victoria Xardel, presente nel numero 86 della rivista Anterem, giugno 2013, viene in mente il gesto della misura, come quando si prende la circonferenza vita di un corpo e quel che resta è un gesto: dita che tengono stretto il metro in un punto. Gesto come passo intermedio tra il concreto e l’astratto e dove il passo conclusivo indica solo la raggiunta area dell’astratto: concreto, qui, è oramai puro calco. Persino le parole sembrano avere smarrito la loro matericità a causa di questo indicare appassionato e svuotato al medesimo tempo. Victoria Xardel prende le misure a tutto, attenta a conservare i gesti che dagli oggetti sono generati, per distrarre la nostra attenzione, traslarli, si badi bene, non nella nostra interiorità, ma in uno spazio mentale. Esterno, bianco.
I gesti collezionati servono alla poetessa per effettuare ‘similitudini’ e ricostruire il mondo equivalente e mai coincidente con quello reale, ove  ogni cosa è assottigliata e disfatta   sino a perdere la forma originaria. La distillazione effettuata con questo metodo ottiene un liquore ambrato e denso, in cui, a tratti, pare di ravvisare il ricordo di un oggetto, ma è un mero istante e tutte le immagini vengono riassorbite in un fluire che ha eliminato violenze e fratture e in cui la materia e la forma hanno assunto un altro statuto, un altro modo di esistere, perseguito non attraverso il silenzio, ma tramite una via che si situa tra l’immagine disfatta e la parola non più concreta.



Victoria Xardel

*

Ne demeureraient que les faits les plus simples
et d’espace les écarts soustraits à l’enlisement des gestes.
Rien ne s’y confond et tout élément de ressemblance
s’exécute ; simplement, son retrait. Dont rien ne s’égare
mais souvenu, et l’histoire de la similitude s’élabore.
Enfin la simple écoute du soir. Le posé d’un geste –
tout en suivant les figures blanches qui vont –
d’où l’attention, le cérémonial, répétitions et choses,
jamais choses, les articulations.


*

Dans la circulation de la parole – ce qui est pourtant repris
par à-coups – et de ce même coup devient possible.
La très légère hébétude, le balancement des violettes.
Elle précise sa pensée par énumération
plutôt que par agencement des choses. Ce qui se répète
dans le ralentissement des suites enfin s’amenuise ou se défait.
Mais de fracture nulle n’est connue. Et d’aller
de telle sorte qu’aucune forme ne soit nouvelle
ni belle ni matière, ni ne renonce ou se tait.





Queste due sequenze fanno parte di Un movimento (traduzione di Domenico Brancale) apparso in 33 esemplari numerati per Prova d’Artista/Galerie Bordas, Venezia 2011.



Traduzione di Domenico Brancale

*

Non dimorerebbero che i fatti i più semplici
e di spazio gli scarti sottratti all’affondamento dei gesti.
Nessuno ci si confonde e ogni elemento di somiglianza
si adempie; semplicemente, suo riscatto. Niente di ciò si smarrisce
ma a mente, e la storia della similitudine si elabora.
Finalmente il semplice ascolto della sera. La posa di un gesto –
inseguendo le bianche figure che vanno –
di qui l’attenzione, il cerimoniale, ripetizioni e cose,
mai cose, le articolazioni.


*

Nella circolazione della parola – ciò che è tuttavia ripreso
a strappi – e di questo stesso strappo diviene possibile.
La lieve ebetudine, l’oscillazione delle viole.
Lei precisa il suo pensiero per enumerazione
più che per disposizione delle cose. Quello che si ripete
nel rallentamento delle conseguenze infine si assottiglia o si disfa.
Ma non si sa nulla di frattura. E di perseguire
in modo tale che nessuna forma sia nuova
né bella né materia, né rinuncia o tace. 





Victoria Xardel è nata nel 1987. Ha scritto Méthode (Eric Pesty Éditeur, 2012) e Précision seguito da ne dis pas non (sans mention d’éditeur, Napoli 2013). Cura la rivista “Pension Victoria” che ha pubblicato testi inediti di Royet-Journoud, Bailly, Svaeren, Perez, Racine, Brancale, Derrida.

 

Il numero 86 di “Anterem” (giugno 2013),  da cui è stata estratta la poesia di Victoria Xardel, ha per titolo “Dire l’essere” e registra – come viene sottolineato nell’editoriale di Flavio Ermini – che “la letteratura non ha altro compito che portare alla luce del pensiero l’essere nella sua essenza: questo essere che il tempo consuma e rovina, ma cui l’eternità sarebbe probabilmente insopportabile, così come sono insopportabili le illusioni che a essa conducono”.

Nel numero, attualmente in distribuzione, sono presenti interventi di:
E.M. Coran, Vincenzo Vitiello, GiovanniPascoli, Victoria Xardel, Pascal Gabellone, Jacques. Dupin, Fëdor I. Tjutcˇev, Giampiero Moretti, Mara Cini, Madison Morrison, Paul Wühr, Laura Caccia, Franco Rella, Giorgio Bonacini, Rosa Pierno, Lucio Saffaro.

Le immagini sono di Magdalo Mussio da Radure dell’essere e altre scritture

www.anteremedizioni.it

Nessun commento: