In
occasione della pubblicazione di un
nuovo libretto per le edizioni Pulcinoelefante con una poesia di Gilberto
Isella e un’incisione di Enrico Della Torre, pubblichiamo integralmente il
testo da cui è tratta la strofa poetica presente nell’edizione. Associamo poche
righe di commento per questi versi che paiono acuminati e frammentati, quasi
reperti di uno specchio rotto che analogicamente riprendono quel tema dell’io,
soggetto lirico, altrimenti inafferrato, che balugina e si ritrae, che
s’afferra a maschere rotte e radici, che mentre sembra osservare
dimentica, che appare tra colonne e
fibre ottiche facendoci rimembrare di fantasmi, risvegliante persino la mai
sopita dialettica corpo-mente e, alla fine, quanto più si affonda nell’oscuro
pare di vederci chiaro, quanto più si rimesta nell’opaco, sembra si elevi la
verità.
E la mirabile
opera di Enrico Della Torre, concorre per altre vie, esclusivamente visive,
materiche, ma come dire, di una materia spolpata dell’inchiostro e come disossata, desostanziata, che rimanda
alla medesima assuefazione a una visibilità ottenuta per via di levare, di
sgombrare. Anche in della Torre, fantasmi, apparizioni, incerte sovrapposizioni
perseguono per vie alternative un medesimo concetto: quel ricorso alla
percezione che tenta la via del raggiungimento dell’idea.
a Enrico Della Torre
e allora sta proprio in quella macchia
la verità, ritaglio nero di sole,
maschera rotta
da radici,
oblò
d’oblii
*
puro spiraglio
adesso
il tatuaggio
dove un corpo ammirò
l’ewige
Wiederkehr
*
noi,
impaginati nel tempio
da fibre ottiche divine
che rimbalzano
tra colonne di sillabe in sonno
*
incubo a cubetti
ammonticchiati
nel silo del cervello
poi il tetro spigolo
saturo d’hypnos
che spezza la monade-notte
e l’occhio va a capo
*
da un truciolo del tutto
balzò fuori il capricciosissimo
I-O
che sdentato
ora impasta nella bocca
due vocali asinine
*
corso all’impazzata per il bosco
il cielo si arrende a spine opache
e nel polso di un rovo
vacillante
si chiude
*
talento incastrato
nell’approssimativo reale
della lettiera
dove corpi defungono
da sponda a sponda
*
alza la somiglianza un rabbuiare
svuota sacche simmetriche
al di qua
al di là di parete
scacciando
bacio da labbro
il nervo da lei impalmato
spande l’azzeramento
*
© gilberto isella
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