La morte è vista non rispetto a un oltre, ma allo spazio esistenziale, cioè morte come esistenza intera. Nel lasso di tempo relativo agli istanti finali sembra, infatti, che sia la totalità della vita a scorrere dinanzi agli occhi e che si possa afferrare il senso della propria esistenza. Raffaela Fazio, nel suo libro di poesie “Meccanica dei solidi”, (puntoacapo, 2020), si sofferma sul periodo che precede la morte in casi del tutto particolari: quelli in cui qualcuno sceglie di sacrificare la propria vita per salvare quella altrui. Fazio analizza tale porzione di tempo come se fosse non frammentabile, come se la morte non fosse che un divenire della vita.
Il tono pacato, privo di altisonante retorica, è tutto teso a indagare rispettosamente la zona che si percorre, mentre si attua la scelta della negazione di sé in favore della sopravvivenza di un’altra o di più persone. Il rischio sembra essere calcolato. Meglio gettarsi avanti che provare rimorso, meglio salvare la giovane vita altrui, conosciuta o sconosciuta che sia. Il prezzo sembra non essere alto, ma sopportabile e già ricompensato. La scelta è rapida, immediata; nessun ragionamento; la soluzione presa appare limpida e come scolpita nella determinazione. Spesso è la sola descrizione effettuata da Fazio a individuare il divenire: si sente il trapasso tra corpi, lo scambio. Sospesa fra le motivazioni che possono indurre al sacrificio di sé e ciò che accade di fatto in quegli istanti, Fazio mette a punto uno stile dosatissimo, scabro, forato dove le bolle del dubbio si sollevano dall’acqua smossa del fatto e risalgono come sfere di possibilità. Dubbio su ciò che sposta il peso della bilancia da una sola parte. Al punto che, a volte, lo scambio sembra fluire attraverso il sangue rigenerante del ciclo riproduttivo (la madre che si sacrifica per la giovane) o nella mancata discernibilità tra due corpi apparentati (la figlia che salva la madre). Sempre attenta ad aggiungere nell’istantanea creata dalla sua precisa, eppure carezzevole scrittura, alcuni elementi che siano in grado di assumere il ruolo ancipite del finale: il cordone ombelicale, il sangue, l’acqua, il fuoco, appaiono, simbolicamente, il segno premonitore che serve a caratterizzare assieme la vita e l’accettazione della morte: gli spalti per il giocatore di calcio o il fazzoletto rosso per il vigile. Nessuna legge lega tali eventi a tali segni, tuttavia sono i segni, per la poetessa, ad aprire alla totalità del senso, senza la quale anche la vita e la morte perdono significato. Così il sacrificio di queste persone viene riportato all’attenzione: dinanzi a esso dobbiamo sostare come se fossimo dinanzi a un monumento. Non scevra da prese di posizione, da desumibili sentimenti di partecipazione, e sempre sul filo di una ricucitura, di una ricompensa che giunga dall’umanità che alberga in ciascuno di noi, la raccolta poetica di Raffaela Fazio, intelligente e sensibile, non teme di assumere il ruolo di testimone morale ed è una degna lettura, rara e ineccepibile.
Rosa Pierno
Lori Jackson, trentaduenne, è morta il 7 maggio 2014 a Oxord, nel Connecticut, uccisa dai proiettili di una calibro 38 impugnata dal marito, Scott Gellatly, che, nonostante l’accusa di aggressione e l’ordinanza restrittiva temporanea, era legittimo detentore dell’arma da fuoco. Scott fece irruzione nella casa della suocera, Merry Jackson, dove Lori si era trasferita con i suoi due gemelli di 18 mesi per sfuggire alle violenze domestiche. Vedendo che Scott aveva puntato la pistola contro la madre, Lori si gettò davanti a lei per proteggerla e fu colpita quattro volte, morendo sul colpo. Merry Jackson rimase ferita ma sopravvisse. Da questo fatto di cronaca ha preso avvio una campagna in favore di una legge federale che impedisca a chiunque abbia un’ordinanza restrittiva temporanea di accedere a un’arma da fuoco.
Una casa
Una casa potrebbe contenere
l’innesto della cura, il silenzio
il gioco stagionale
di buio e di primizie.
La sua
invece si è seccata.
Lei l’ha recisa
perché non si torcesse
al collo dei suoi figli la radice.
È scappata. È tornata
alla casa materna
dove il sangue dolente s’immette
nel flusso accogliente.
“Resti carne della mia carne”.
Tra le due anche adesso
c’è un unico corso
un legame immune agli spari.
Mentre il corpo si getta
sul corpo che protegge
la linfa pare scorra in senso inverso.
La morte è un tronco cavo
quasi un nido
intorno a cui resiste il verde.
Non si sopravvive
mai del tutto.
Né mai del tutto
ci si perde.
***
Durante la seconda guerra mondiale, Marianna Biernacka fu fucilata il 13 luglio 1943 a Naumowicz presso Grodno (attualmente in Bielorussia), dove era stata condotta dai tedeschi insieme al figlio Stanislaw, a seguito di un arresto di massa avvenuto tredici giorni prima a Lipsk, come rappresaglia per l’uccisione di un soldato tedesco. Marianna aveva chiesto di prendere il posto della nuora Anna, incinta di otto mesi e madre di una bambina di due anni. Lo scambio fu accettato. Marianna aveva 55 anni.
Lo scambio
Scrivere, leggere, sa farlo appena.
La terra però
la conosce bene
nella durezza, nelle stagioni.
Contare, quanto basta.
Ogni sottrazione
l’ha appresa dalla sorte.
Due figli rimasti, quattro morti.
Ma ora si prende la rivalsa.
C’è chi dice che la legge
è questa proporzione uno a dieci.
Allora lei contratta coi soldati.
Bara e ci riesce:
la sua vita vissuta
per due ancora fresche.
Davanti al drappello
(come quando tastava le zolle)
già sente che spunta
qualcosa dal sangue
˗ non solo da quello
di chi, gridando, partorisce.
***
Augustin Affi, ventunenne di origine ivoriana cresciuto in Italia nei pressi di Forlì, è morto sulla spiaggia di Lido di Classe, a Ravenna, il 30 giugno 2011, dopo aver cercato di salvare due bambini di otto e undici anni che stavano annegando. I bambini sono stati tratti in salvo da due militari di stanza in zona, ma per Affi, recuperato troppo tardi, i tentativi di rianimazione sono risultati vani. Il comune di Forlì ha pagato i funerali e il rimpatrio della salma in Costa d’Avorio. Il giovane giocava in una squadra di calcio locale, apprezzato per la sua rapidità in campo. Augustin Affi è ricordato dai suoi compagni come un eroe.
Raggio d’azione
Nel capocannoniere
una promessa. Quante azioni
di un gioco
ancora da venire
e vite in una vita.
Quel pomeriggio
al grido
vicino al litorale
è sceso tra le onde.
Ma la linea di fondo
si è spostata. Un fallo
del destino, una buca.
Il corpo così rapido a reagire
non deve aver capito
la caduta, l’assenza
di rumore sugli spalti.
Chissà se anche il paese
che lo accoglie
nell’ultima trasferta
per lui ha una parola
che per metà è pianto
e per metà vittoria.