Regia: Leonardo Di Costanzo; Origine: Italia - Svizzera - Germania, 2012; Durata:
1h 30’ ; Distribuzione:
Istituto Luce Cinecittà; Genere: Drammatico; Cast: Francesca Riso, Alessio Gallo, Carmine Paternoster, Salvatore
Ruocco; Sceneggiatura: Maurizio
Braucci, Mariangela Barbanente, Leonardo Di Costanzo; Fotografia: Luca Bigazzi; Montaggio:
Carlotta Cristiani; Data uscita in
Italia: 5 settembre 2012
Una ‘giornata particolare’ nella vita di
Salvatore e Veronica, due adolescenti napoletani costretti a crescere troppo in
fretta. In un contesto di degrado fisico e morale, i protagonisti del film
d’esordio nel cinema di finzione di Leonardo Di Costanzo – apprezzato regista
di documentari, di origine ischitana – si trovano a condividere lo spazio di uno
stabile fatiscente e abbandonato. In attesa che giunga sera, e il boss del
quartiere decida le sorti della ragazza, accusata di uno sgarro alle logiche
criminali del clan.
“L’intervallo” mette a confronto,
come tanti film italiani di questa stagione – da “Un giorno speciale” a “Io e
te” – due personaggi, isolati dal resto del mondo, in una sospensione
temporale che è il preludio a una maturazione definitiva, al superamento della
linea d’ombra che separa la stagione dei sogni dal crudo approccio nel regno
degli adulti. Un carceriere improvvisato, timido e impacciato, e una ragazzina
sveglia e precoce ingaggiano un ‘duello’ verbale ed emozionale ricco di
sfumature psicologiche, tra chiusure introspettive e ribaltamenti.
Apparentemente vittima e carnefice, ma in realtà entrambi prigionieri di un
sistema sociale che soffoca la speranza e i desideri di libertà. Alla violenza
manifesta di “Gomorra” si
sostituisce, forse ancor più dolorosa e amara, il clima di sopraffazione e
rassegnazione che spinge al compromesso e alla convivenza forzata. Ribellarsi
alla camorra e alla sua mentalità diventa una sfida troppo ardua da ingaggiare,
nella solitudine della periferia e nell’assenza delle istituzioni.
Dai trascorsi di documentarista Di Costanzo
recupera l’impatto forte della realtà nella vita quotidiana e uno sguardo
asciutto e minimale nella costruzione narrativa. Nel passaggio al racconto di
finzione, il regista napoletano introduce un metodo di preparazione alla
recitazione attentamente controllato e studiato, attraverso rigorosi laboratori
e lunghe sedute di prove. Ingaggiando per i ruoli principali due ragazzi
napoletani alle prime armi cinematografiche, Francesca Riso e Alessio Gallo, ma
capaci di tenere la scena come provetti professionisti.
L’edificio diroccato in cui agiscono i due
protagonisti diventa il palcoscenico di una favola nera, attraversata da
misteriose e simboliche apparizioni, dal fantasma di una ragazza suicida agli
uccelli notturni che svolazzano nel giardino, trafitto dai raggi di sole che
penetrano tra le fessure e le crepe dei muri scrostati. La scenografia dell’ex
manicomio Bianchi, con la sua struttura labirintica e la vegetazione incolta
circostante, è il terzo personaggio di un film teso e coinvolgente, dove
l’angoscia montante per il destino della ragazza è scandita dal tempo che si
accorcia e dal giorno che si chiude inesorabile. Rivelatosi a Venezia nella
sezione “Orizzonti”, “L’intervallo”
avrebbe meritato ampiamente il Concorso.
Giuseppe
Borrone
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