sabato 19 gennaio 2013

Giuseppe Borrone su REALITY di Matteo Garrone


Regia: Matteo Garrone; Origine: Italia - Francia, 2012; Durata: 1h 55’; Distribuzione: 01 Distribution; Genere: Commedia - Drammatico; Cast: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio, Nunzia Schiano, Rosaria D’Urso, Giuseppina Cervizzi; Sceneggiatura: Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso; Fotografia: Marco Onorato; Montaggio: Marco Spoletini; Data uscita in Italia: 28 settembre 2012
  

Decolla come l’epilogo di una fiaba l’attesa opera post “Gomorra” di Matteo Garrone. Una carrozza dorata, trainata da cavalli bianchi, conduce una coppia di giovani sposi nel ristorante principesco alle pendici del Vesuvio, dove si consumerà il ricevimento nuziale. La macchina da presa pedina in pianosequenza dal cielo il corteo, planando nel mondo ipertrash che si materializza oltre i cancelli. Una pletora di corpi sformati, un trionfo di kitsch e la partecipazione di un ospite del “Grande Fratello” per allietare la festa. Ma più che un happy ending, è solo l’inizio del viaggio in un incubo, la discesa negli inferi di una realtà deformata e grottesca. Napoli, l’Italia dei nostri giorni televisivi.
Entrare nella casa del più popolare reality show diventa l’ossessione di Luciano, un pescivendolo napoletano che conduce insieme alla moglie Maria (Loredana Simioli), al cugino Michele (Nando Paone) e alla famiglia allargata (tra cui le imperdibili zie Rosaria D’Urso e Nunzia Schiano) un’esistenza semplice e dignitosa, se si eccettuano le truffe imbastite con la consorte per arrotondare. Nel quartiere sbrecciato e fatiscente di una fantomatica periferia, che ricorda la Napoli del dopoguerra del cinema italiano degli anni Cinquanta – evocato e omaggiato anche per gli espliciti riferimenti a “Bellissima” e a “Lo sceicco bianco” - l’illusione del successo penetra nelle porose pareti tufacee dello stabile decadente in cui risiede Luciano. Devastando irrimediabilmente la sua vita e la sua psiche.
Con lo sguardo da antropologo, Garrone registra in Reality” lo slittamento progressivo del nostro paese verso le effimere chimere della notorietà. Rinnegando la propria cultura e le tradizioni contadine, l’Italia, e l’occidente in generale, è diventata ormai la terra dei centri commerciali e degli acquafan, delle televendite e delle ospitate. Un circo Barnum felliniano, sottolineato dall’ambientazione a Cinecittà, regno del maestro riminese, popolato da mostruose creature tatuate e muscolose, un esercito dilagante di comparse nel palcoscenico surreale e straniante della contemporaneità.
La parabola pasoliniana sul genocidio di un popolo privato della sua identità, a cui i napoletani, come i Tuareg, sembrerebbero opporsi in un disperato tentativo di resistenza culturale alla modernità, è sopraffatta dal magnetico potere d’attrazione del tubo catodico. Il sogno di un’impossibile normalità è l’ultima sconfitta annunciata prima dell’inevitabile disastro.
La chiusura circolare risolleva dal suolo la macchina da presa, lasciando sul terreno i desideri infranti del protagonista, prigioniero, nella finzione come nella vita reale (Aniello Arena è un attore-detenuto della compagnia del carcere della Fortezza di Volterra), dei fantasmi della modernità.
Giuseppe Borrone

Nessun commento: