Sarebbe paradossale il
libro su una coppia, se esso non consentisse di penetrare nella sua intimità, eppure
è proprio questo il caso, poiché essa è completamente estroflessa nella vita
pubblica: ecco il singolare lascito dello stupendo libro di memorie scritto da
Marie Curie Pierre Curie, mio marito, edito
da Gattomerlino edizioni nel 2015, per
ricordare la persona e l’attività di Pierre Curie, intendendo in tal guisa
innalzare un monumento all’uomo ad uso delle generazioni future.
Nel parlare della
produzione scientifica e della dedizione al lavoro del marito, Marie Curie non
può evitare di parlare della loro collaborazione, avendo condiviso con lui gran
parte delle ricerche che hanno fruttato loro il Premio Nobel, ma si comprende
che lo faccia quasi con imbarazzo. La palma Marie la assegna a Pierre e lei si
disegna come figura in ombra, poiché, appunto, codesto è sopratutto un libro di
amore. Di stima senza limiti.
Tuttavia, ben presto,
nello svolgersi della narrazione, altri elementi concorrono a disegnare la complessa
scena: la descrizione del lavoro in laboratorio e delle difficoltà procede
senza che mai il resoconto della ricerca si separi dal lungo elenco delle
difficoltà in cui la coppia si è trovata a operare, formulando una denuncia che
ci colpisce in pieno in quanto cittadini: il disinteresse e spesso
l’indifferenza con cui sono accolte quelle imprese portate avanti dal singolo
quando non è immerso nella rete delle raccomandazioni istituzionali.
Se la scienza non è
argomento di facile divulgazione, essa, ieri come oggi, risente anche di un’opinione
negativa e, questa sì, capillarmente diffusa, per cui a mancare è proprio il
sostegno della società civile all’impresa scientifica. Risulta lampante,
pertanto, come il valore dell’educazione e della preparazione culturale divenga
uno dei temi centrali, anche se indirettamente, per la soluzione del problema.
Tuttavia, nel racconto
di Marie Curie emerge in maniera particolarmente spinosa anche il problema
relativo al ruolo degli stessi operatori sceintifici, responsabili del mancato
riconoscimento degli strabilianti successi ottenuti da entrambi i coniugi. A
parte il concreto aiuto offerto dai pochi è notevole l’indifferenza dei molti.
Seguiamo con
dispiacere lo svolgersi faticosissimo e privo di mezzi - se non quelli messi a disposizione
dall’appassionata dedizione dei coniugi all’ideale del vantaggio della
collettività - grazie ai quali gli
esperimenti hanno, nonostante tutto, avuto luogo (pur se Marie e Pierre erano privi di
finanziamento, di luoghi adeguati e, ove, oltretutto, al freddo del capannone
si accompagnava la fatica di dover scaricare enormi quantità di minerali e il
doversi incaricare dell’approvvigionamento degli stessi).
Alla sequenza di
straordinarie scoperte nei campi della cristallografia, del magnetismo, della piezoelettricità e della radioattività
si accompagna l’altrettanto lunga lista di richieste mortificate e di
riconoscimenti mancati. Eppure, l’irriducibile atteggiamento di resistenza e di
caparbietà negli anni, continua ad accompagnarsi a ideali che non vacillano,
anche in condizioni avvilenti. Pierre appare come un uomo non abbattibile,
perché il suo ideale lo spinge a superare ogni problema in vista di un
miglioramento di vita della popolazione mondiali (la loro rinuncia ai diritti
delle scoperte viene perseguita per favorire la ricerca di tutti gli
scienziati). Già durante lo sviluppo delle loro ricerche,inoltre, vengono messi
a punto i primi laboratori medici che sfruttano le caratteristiche della
radioattività per cure mediche.
Vogliamo notare per
inciso che l’amore di Marie per Pierre la rende incline a scrivere un libro di
memorie in cui lei si assegna quasi un ruolo secondario rispetto all’attività
di lui, in funzione di un amore che non
trova limiti né in sé né nella persona amata. Se limiti ci sono, essi risiedono
nell’accoglimento dei risultati scientifici da parte della comunità, la quale
si nutre, per un difetto del sistema educativo, di una sclerotica visione di
separatezza culturale che contrappone la scienza ai valori umanistici.
Rosa
Pierno
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