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mercoledì 13 aprile 2016

Marie Curie “Pierre Curie, mio marito” Gattomerlino edizioni, 2015

Sarebbe paradossale il libro su una coppia, se esso non consentisse di penetrare nella sua intimità, eppure è proprio questo il caso, poiché essa è completamente estroflessa nella vita pubblica: ecco il singolare lascito dello stupendo libro di memorie scritto da Marie Curie Pierre Curie, mio marito, edito da Gattomerlino edizioni nel 2015,  per ricordare la persona e l’attività di Pierre Curie, intendendo in tal guisa innalzare un monumento all’uomo ad uso delle generazioni future.
Nel parlare della produzione scientifica e della dedizione al lavoro del marito, Marie Curie non può evitare di parlare della loro collaborazione, avendo condiviso con lui gran parte delle ricerche che hanno fruttato loro il Premio Nobel, ma si comprende che lo faccia quasi con imbarazzo. La palma Marie la assegna a Pierre e lei si disegna come figura in ombra, poiché, appunto, codesto è sopratutto un libro di amore. Di stima senza limiti.
Tuttavia, ben presto, nello svolgersi della narrazione, altri elementi concorrono a disegnare la complessa scena: la descrizione del lavoro in laboratorio e delle difficoltà procede senza che mai il resoconto della ricerca si separi dal lungo elenco delle difficoltà in cui la coppia si è trovata a operare, formulando una denuncia che ci colpisce in pieno in quanto cittadini: il disinteresse e spesso l’indifferenza con cui sono accolte quelle imprese portate avanti dal singolo quando non è immerso nella rete delle raccomandazioni istituzionali.
Se la scienza non è argomento di facile divulgazione, essa, ieri come oggi, risente anche di un’opinione negativa e, questa sì, capillarmente diffusa, per cui a mancare è proprio il sostegno della società civile all’impresa scientifica. Risulta lampante, pertanto, come il valore dell’educazione e della preparazione culturale divenga uno dei temi centrali, anche se indirettamente, per la soluzione del problema.
Tuttavia, nel racconto di Marie Curie emerge in maniera particolarmente spinosa anche il problema relativo al ruolo degli stessi operatori sceintifici, responsabili del mancato riconoscimento degli strabilianti successi ottenuti da entrambi i coniugi. A parte il concreto aiuto offerto dai pochi è notevole l’indifferenza dei molti.


Seguiamo con dispiacere lo svolgersi faticosissimo e privo di mezzi -  se non quelli messi a disposizione dall’appassionata dedizione dei coniugi all’ideale del vantaggio della collettività -  grazie ai quali gli esperimenti hanno, nonostante tutto, avuto luogo  (pur se Marie e Pierre erano privi di finanziamento, di luoghi adeguati e, ove, oltretutto, al freddo del capannone si accompagnava la fatica di dover scaricare enormi quantità di minerali e il doversi incaricare dell’approvvigionamento degli stessi). 
Alla sequenza di straordinarie scoperte nei campi della cristallografia, del magnetismo, della piezoelettricità e della radioattività  si accompagna l’altrettanto lunga lista di richieste mortificate e di riconoscimenti mancati. Eppure, l’irriducibile atteggiamento di resistenza e di caparbietà negli anni, continua ad accompagnarsi a ideali che non vacillano, anche in condizioni avvilenti. Pierre appare come un uomo non abbattibile, perché il suo ideale lo spinge a superare ogni problema in vista di un miglioramento di vita della popolazione mondiali (la loro rinuncia ai diritti delle scoperte viene perseguita per favorire la ricerca di tutti gli scienziati). Già durante lo sviluppo delle loro ricerche,inoltre, vengono messi a punto i primi laboratori medici che sfruttano le caratteristiche della radioattività per cure mediche.
Vogliamo notare per inciso che l’amore di Marie per Pierre la rende incline a scrivere un libro di memorie in cui lei si assegna quasi un ruolo secondario rispetto all’attività di lui,  in funzione di un amore che non trova limiti né in sé né nella persona amata. Se limiti ci sono, essi risiedono nell’accoglimento dei risultati scientifici da parte della comunità, la quale si nutre, per un difetto del sistema educativo, di una sclerotica visione di separatezza culturale che contrappone la scienza ai valori umanistici.
                                                                                     Rosa Pierno

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