giovedì 24 marzo 2016

Marco Furia su “La parte arida della pianura” di Nino Iacovella


La sorpresa dell’essere

Con “La parte arida della pianura”, Nino Iacovella presenta una plaquette in cui il senso dell’esistere, nei suoi multiformi e problematici aspetti, appare protagonista di una poesia che del dire sa cogliere, assieme al significato, il sapore, l’odore, il suono:
il quotidiano, talvolta, riesce a sorprendere e una parola comprensibile, piana, può trovare proprio nella chiarezza un’originale valenza evocativa.
Leggo:

“L’uomo trattiene il sapore delle parole,
il gesto del braccio che sparge i semi”.

Trattenere “il sapore delle parole” è accostato al gesto della semina, ossia a un fiducioso agire esposto al premio del buon raccolto come al castigo di una stagione sfavorevole.
Nella pronuncia

“come un passo nella neve morbida
restituisce al silenzio un suono”

a un’immagine del tutto concreta segue un verso dalla connotazione onirica.
Il silenzio, prima, doveva essere acustico se “un suono” gli viene restituito: una calibrata sequenza, qui, richiama circostanze avvertite dal lettore come trascorse e anche presenti.
Il tempo poetico di questa breve raccolta è ricco di sensazioni, emozioni, colori, immagini, è, davvero, vivido divenire mostrato nei suoi molteplici aspetti.
Molteplici? Tendenzialmente infiniti.
Siamo al cospetto di una sorta di linguistico moto perpetuo in cui inizio e fine mancano e, tuttavia, non sono assenti: l’illimitato deve conoscere il limite per essere tale.
Leggo ancora:

“Questa è una terra che ci segna:
il dito punta all’orizzonte che sfuma

La linea è continua, anche quando inciampa
sulla soglia del dirupo”.

Il poeta non descrive un paesaggio, bensì una sensazione capace di assumere forma.
Tutti siamo in grado osservare l’orizzonte, ma nessuno potrà mai raggiungerlo, nessuno potrà mai dire di trovarsi proprio su quella linea di confine: l’orizzonte, insomma, è un luogo che non c’è.
A pensarci, un senso di spaesamento ci assale, ma occorre che alla sorpresa segua una non inerte accettazione: lo stupore, suggerisce Nino, lungi dal provocare diffidenza o insicurezza, dovrà mutarsi in meraviglia, ossia in (fecondo) rispetto per l’esistere qual è.
E se, talvolta, la paura e lo sconforto proietteranno buie ombre sui nostri giorni, starà
a noi evitare di cadere in un’insanabile disperazione.
Mi pare questo il messaggio di un poeta che vive nei suoi versi e invita i lettori a fare altrettanto.
D’altronde

“L’acqua del fiume in cerca della foce
scivola nell’ordine della natura,
l’unica direzione che la pianura sa dare”.

                                                                               Marco Furia



Nino Iacovella, “La parte arida della pianura”, Edizioni Culturaglobale, Cormons (GO), 2015, senza indicazione del numero delle pagine e del prezzo 

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