Nella rivista d’arte “libretto”, diretto da Matteo Bianchi, è da sempre all’opera oltre all’interesse per la promozione delle opere artistiche, una particolare attenzione per le relazioni tra arte e linguaggio, che si può individuare nelle polimorfiche forme che i brevi saggi presenti all’interno della rivista mostrano nel proposito di descrivere l’arte. E naturalmente gli esisti sono proteiformi perché diverso è l’oggetto da affrontare: pittura, fotografia, cinema, scultura. L’illustrazione del libro e la grafica sono argomenti, inoltre, sempre presenti nella rivista. I testi non sono mai puramente informativi e sono redatti da critici, storici, filosofi, scrittori, poeti. Ciò, appunto, consente un ventaglio di forme espressive variegato e a volte sperimentale: l’opera d’arte viene assunta come oggetto da verificare tramite scrittura, se ne saggiano valenze e relazioni con altre forme espressive, e in cui l’oggetto artistico viene, per così dire, movimentato, prospettandone una lettura personale e originale. Altre volte è il resoconto di un’esposizione in cui si narrano le impressioni della visita e si commenta il taglio curatoriale della mostra. In ogni caso la raffinatezza stilistica dei testi denuncia sempre il coinvolgimento diretto, passionale di chi scrive, di colui cioè per cui l’opera d’arte è considerata evento fondante della relazione umana con il mondo. Le proposte si situano, dunque, a cavallo tra il dominio delle arti plastiche e quello della letteratura. Da qualche anno inoltre la rivista, edita da più di un quarto di secolo, presenta nella rubrica “Paesaggi in città” alcuni innovativi esiti progettuali nell’ambito dell’arte dei giardini, che in Francia è seguita con particolare attenzione. Un laboratorio in cui, dunque, confluiscono apporti delineanti una mappa artistica composita e frastagliata.
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