“Volumi immaginari”, di Armando Bertollo, si presenta quale opera verbo-visuale schietta e immediata nel suo elegante dinamismo.
Si avverte una sincera propensione al frammento e, nello stesso tempo, una non meno autentica tendenza al dire: una sorta di originale, specifica, narrazione si svolge pagina dopo pagina nutrendosi di schegge linguistiche e di linee spezzate capaci di sviluppare delicate ma intense energie.
Viene da chiedersi: dove siamo o, meglio, dove stiamo andando?
Quesiti che paiono perdere significato e contemporaneamente riacquistarlo in maniera nuova e profonda.
Cito dalla nota di Silvia Comoglio:
“Pagine dove la densità e la profondità della parola, il suo volume, fuoriesce dal proprio perimetro per dilatarsi e rifondarsi in immagini e segni”.
Avvertiamo di non essere invitati a partecipare a un viaggio a ritroso verso le origini (storiche o esistenziali che siano), bensì ad accogliere un’inedita forma comunicativa nel cui sviluppo, senza dubbio, le regole logiche sono disattese ma il senso (vorrei quasi dire il senso del senso) non fa difetto.
“Volumi immaginari” è un’opera che desidera parlare al lettore, rivolgendosi a lui secondo partiture idiomatiche e segniche precise quanto aperte: è proposto un dialogo non un semplice approccio.
Il discorso si spezza e dai suoi frantumi emergono illuminanti tratti comunicativi: il Nostro non pare un autore disincantato o, peggio, disperato.
Da dove nasce questo suo atteggiamento?
Dal ritrovarsi nella condizione d’esprimersi in maniera sincera e originale, certo, ma anche, forse soprattutto, da attente, profonde, analisi che riescono a farsi significativo, complesso, gesto artistico.
Quanto a noi, chiuso il libro, ritorneremo alla consuetudine del linguaggio-vita di tutti i giorni come se nulla fosse accaduto?
Le coordinate che regolano la nostra quotidiana esistenza ci sembreranno rigide, costrittive, o, piuttosto, ci appariranno paradigmi modificabili, variabili, esposti alla nostra umana creatività?
E ancora: ciò che è definito frammento secondo quali canoni è ritenuto tale?
Armando risponde proponendo già da ora un diverso contesto nel cui àmbito pare aprirsi la possibilità di fare esperienza di ciò che davvero siamo: il futuro anche più prossimo non è dato, poiché tocca a noi accettare vecchie trame o costruirne di nuove.
Ci accorgiamo, allora, di partecipare ad artistiche dimensioni comunicative che non si limitano a mostrare mondi differenti, bensì consentono, superando confini, di riuscire a vivere una condizione non più soltanto pensabile.
Il tutto per via d’una stilistica compostezza, quasi noncurante, propria di chi ritenendo di avere qualcosa da dire con franchezza lo dice.
Mi pare non si possano citare brani di questo testo senza riprodurre almeno un’intera pagina, credo tuttavia che l’autore mi perdonerà se riporto alcune sue parole:
“in un impasto
di
piccoli
caratteri
mobili…”.
Parole accanto alle quali, non a caso, scorrono line continue e frammentate …
Marco Furia
Armando Bertollo, “Volumi immaginari”, Anterem Edizioni, Verona, 2022, pp. 47, euro 12,00
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