mercoledì 4 gennaio 2017

Giuseppe Appella “Il libro d’artista, ovvero l’arte del libro” presso la Fondazione Tito Balestra




Quattro capolavori con incisioni e litografie originali di Matisse, Picasso, Mirò e Calder
a cura di Giuseppe Appella, Flaminio Balestra, Massimo Balestra
in collaborazione con il MIG.Museo Internazionale della Grafica di Castronuovo di Sant’Andrea (PZ)

 I quattro libri d’artista selezionati per questa esposizione intendono testimoniare l’immagine significativa dell’intelligenza creativa di alcuni dei maggiori artisti, che hanno aperto il XX secolo o lo hanno attraversato infondendo quel grande appagamento visivo che scaturisce da segni e figure distribuiti a fianco delle parole. La consonanza di parola e immagine, dunque, nell’azzardo creativo di opere grafiche che vogliono rimeditare e riplasmare quanto viene riconosciuto come duraturo annullando la generalizzazione della lingua; la possibilità di “leggere” l’evoluzione di talenti diversissimi in forme originali che sfuggono alla semplice illustrazione, tracciando un panorama, piccolo ma prezioso, dell’attività editoriale europea in riferimento ad opere destinate agli amatori del “libro d’artista” che si fa “arte del libro”; un viaggio attraverso l’immaginazione degli artisti che spesso hanno lasciato più tenace memoria del loro lavoro nelle pagine di libri divenuti catalizzatori di ricerche e di studi che permettono di conoscere un secolo.
La mostra è dedicata a Tito Balestra (1923-1976) che amò i libri e l’arte con la medesima intensità e realizzò lui stesso i suoi libri d’artista insieme agli amici Mino Maccari e Alberto Sughi: Se hai una montagna di neve tienila all’ombra, con sei acqueforti di Mino Maccari (L’Arco Edizioni d’Arte, Roma 1974) e Oggetto: la via Emilia, con quattro acqueforti di Alberto Sughi (L’Arco Edizioni d’Arte, Roma 1976).
Henri Matisse, Poèmes de Charles d’Orléans, con cento litografie a colori realizzate sotto la direzione dell’artista nell’atelier Mourlot Frères per le edizioni Tériade, a Parigi nel 1950. Matisse è attratto dalla figura di Charles d’Orléans (Parigi 24 novembre 1394 - Amboise 5 gennaio 1465), dalla vita di questo duca d’Orléans figlio di Luigi I, fratello del re di Francia Carlo I, e di Valentina Visconti, figlia del Duca di Milano. Le rivalità familiari, i matrimoni, le eredità (alla morte della madre riceverà la contea di Asti e alcune terre in Lombardia), le sconfitte in guerra e la lunga prigionia in Inghilterra durante la quale scrive i suoi poemi, opere considerevoli comprendenti 131 canzoni, 102 ballate, 7 compianti e più di 400 rondò, lo incuriosiscono e lo sollecitano alla lettura. Tra tutti questi componimenti lirici, Matisse compie una scelta oculata, con una preferenza per il rondò, strofe di sei o otto versi cantati su uno schema musicale precostituito il cui movimento conclusivo è costruito su un tema principale ripetuto e alternato con altri temi da esso derivati, proprio come la sua pittura, tutta temi e varianti. Comincia a lavorare al libro nel 1943, a Nizza, ricopiando ad inchiostro, su ampi fogli, rondò e canzoni contornate, a pastello, da ripetuti gigli di Francia e volti di donne, ma non soddisfatto delle prove litografiche di Martin Fabiani, sette anni più tardi ne affida la stampa a Tériade che riesce a raggiungere ciò che Matisse sosteneva necessario in ogni libro d’artista: “Il pittore e lo scrittore devono agire insieme, senza confusione, ma in parallelo. Il disegno deve essere un equivalente plastico del poema”. Sarà il disegno, infatti, a consentirgli ciò che lo separa dagli Impressionisti: rendere lo splendore della luce, che non avvolge gli oggetti o sfuma le forme ma esalta i toni, rafforza i contorni, semplifica le forme.
Jean Cocteau, Picasso de 1916 à 1961, con 24 litografie di Picasso, stampate da Mourlot - Éditions Du Rocher, a Parigi nel 1962. Il libro, pubblicato in occasione degli ottant’anni di Picasso e dedicato “avec ma tendresse fidèle” a Jaqueline, raccoglie una scelta di testi, in prosa e in versi, di Jean Cocteau pubblicati tra il 1916 e il 1961. Le litografie sono un esempio lampante del cambiamento di stile operato da Picasso negli ultimi anni, tesi alla reinterpretazione dei maestri (Velázquez, Goya, Poussin, Manet, Courbet, Delacroix) attraverso una rielaborazione di segni che sembrano una miscela di stili e invece sono ancora una volta innovatori. Al tempo stesso, sono uno specchio dell’originalità e della capacità espressiva di un personaggio poliedrico come Cocteau che fu poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, disegnatore, scrittore, librettista, regista ed attore.
Joan Mirò, Les essències de la terra, Edicion Poligrafa, Barcellona 1968, con litografie a colori che inneggiano a una terra fertilissima che per secoli è stata il sostegno di chi l’ha coltivata, e ripercorrono i gesti e segni della quotidianità compiuti da millenni dagli uomini intenti a estrarne le sue essenze. Il campo di grano, il solco dell’aratro, l’orto e i suoi frutti colorati, la vigna, l’acino d’uva spremuto, il volo delle api, lo splendore degli alberi in autunno, un ciliegio e un mandorlo in fiore, tessono lo scorrere delle stagioni e le gioie, le speranze e le delusioni di intere generazioni ritornate polvere di una terra che hanno visto sorgere o hanno inventato con amore, pazienza, lavoro e fantasia.
Alexander Calder, Santa Claus, nove incisioni e un racconto di E. E. Cummings, stampato a Parigi per le Editions de l’Herne nel 1974. Santa Claus di Cummings è una commedia-allegoria del capitalismo, rappresentata in un unico atto di cinque scene. Ispirata dalla figlia Nancy, con la quale il poeta si riunì nel 1946, dopo un lungo periodo di separazione, ha tra i suoi principali personaggi Santa Claus, la sua famiglia (una donna e un bambino), la Morte e la Folla. La famiglia, disgregata, riesce a ritrovare l’unione attraverso la fede di Santa Claus, nell’amore e nel rifiuto di ogni materialismo.
A integrazione dei quattro libri d’artista, due esempi di una rivista celebre contenente grafiche originali, “Derrière le Miroir” di Aimé Maeght: Stabiles di Alexander Calder, Parigi 1963, e Peintures sur papier. Dessins di Joan Mirò, Parigi 1971.
Giuseppe Appella

FONDAZIONE TITO BALESTRA ONLUS
Galleria d’arte moderna e contemporanea
Castello Malatestiano di Longiano (FC)
27 novembre 2016 - 31 gennaio 2017

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