Che l’infanzia
sia punto di snodo determinante la formazione dell’adulto è solo una parte
della verità - il tempo dell’infanzia essendo un tempo non solo di risorse specifiche,
ma anche di una particolare modalità di osservare e di comunicare. Vi s’intercetta, infatti, uno sguardo fisso
come una lente incendiaria sugli adulti. Alla loro sensibilità e alla loro
distanza critica, affilatissime, concentratissime, corrisponde,
nell’elaborazione restituita dall’artista
Iulia Ghita, una rappresentazione formulata, diremmo, da un raggio laser, il
quale vada disegnando sagome incerte nei profili, ma tuttavia precise nella
sostanza, quasi monosemica.
L’età
dell’infanzia configura uno stato dell’essere la cui concentrazione e
assolutezza nelle relazioni rimarrà un marchio, come un primigenio stampo al
quale l’adulto dovrà adeguarsi. Si può intendere in questo senso il lavoro dell’artista
rumena in mostra presso la galleria La Nube di Oort, dal 3 al 13 marzo 2016, ma
anche nel senso di una volontà di individuare tre stati del medesimo “essere
bambini” esemplificati dallo sguardo di richiesta trepida, quello inconsapevole
e quello di contrapposizione al mondo degli adulti.
Tre bambini-simbolo
animano, in tre enormi, avvolgenti acquarelli, dunque, le pareti della galleria,
immersi in una natura solo falsamente accogliente, in realtà estranea almeno
quanto lo sono gli adulti caratterizzati dalla loro crudele indifferenza. La
natura diviene segno ed è più o meno
accentuata in relazione alla rilevanza del rapporto emotivo con un altro
essere. Persino la loro ingenua collocazione in un ambiente coloratissimo e
affascinante, è problematica: se è uno dei mondi possibili in cui collocarsi è
anche contemporaneamente il mondo dell’estraneità, forse il mondo in cui si è
sospinti dalla disattenzione adulta, tout
court. Quasi una sorta di ghetto. C’è una stretta dipendenza, pertanto, tra
la serenità del paesaggio in cui i bambini sono serenamente immersi e la sua
trasformazione in un paesaggio accidentato e pericoloso in funzione dello sguardo
di disapprovazione - rancore e rimprovero - rivolto al mondo genitoriale. Dall’infanzia dell’autrice, raffigurata sulla
carta assieme a suo figlio, ci giunge un monito al nostro tempo attuale in cui
la compresenza in noi stessi, del bambino che siamo stati, deve trovare
quantomeno accoglienza insieme ai nostri figli reali, ai bambini in generale.
Una ben diversa disposizione che può garantire un migliore ascolto ed evitare
il dolore causato dall’incomprensione, la creazione di un baratro tra l’età
adulta e l’infanzia.
Rosa Pierno
La Nube di OOrt – Via Pricipe
Eugenio 60, Roma
Orario di
apertura: dal 3 al 14 marzo 2016 da martedì a venerdì 17.30 / 19.30
e dal 15 al 31 marzo 2016 per
appuntamento (3383387824)
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