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venerdì 12 febbraio 2016

“Latte”, mostra di Iulia Ghita presso la galleria La Nube di Oort, Roma, 3-31 marzo 2016


Che l’infanzia sia punto di snodo determinante la formazione dell’adulto è solo una parte della verità - il tempo dell’infanzia essendo un tempo non solo di risorse specifiche, ma anche di una particolare modalità di osservare e di comunicare.  Vi s’intercetta, infatti, uno sguardo fisso come una lente incendiaria sugli adulti. Alla loro sensibilità e alla loro distanza critica, affilatissime, concentratissime, corrisponde, nell’elaborazione restituita  dall’artista Iulia Ghita, una rappresentazione formulata, diremmo, da un raggio laser, il quale vada disegnando sagome incerte nei profili, ma tuttavia precise nella sostanza, quasi monosemica.
L’età dell’infanzia configura uno stato dell’essere la cui concentrazione e assolutezza nelle relazioni rimarrà un marchio, come un primigenio stampo al quale l’adulto dovrà adeguarsi. Si può intendere in questo senso il lavoro dell’artista rumena in mostra presso la galleria La Nube di Oort, dal 3 al 13 marzo 2016, ma anche nel senso di una volontà di individuare tre stati del medesimo “essere bambini” esemplificati dallo sguardo di richiesta trepida, quello inconsapevole e quello di contrapposizione al mondo degli adulti.
Tre bambini-simbolo animano, in tre enormi, avvolgenti acquarelli, dunque, le pareti della galleria, immersi in una natura solo falsamente accogliente, in realtà estranea almeno quanto lo sono gli adulti caratterizzati dalla loro crudele indifferenza. La natura diviene segno ed è  più o meno accentuata in relazione alla rilevanza del rapporto emotivo con un altro essere. Persino la loro ingenua collocazione in un ambiente coloratissimo e affascinante, è problematica: se è uno dei mondi possibili in cui collocarsi è anche contemporaneamente il mondo dell’estraneità, forse il mondo in cui si è sospinti dalla disattenzione adulta, tout court. Quasi una sorta di ghetto. C’è una stretta dipendenza, pertanto, tra la serenità del paesaggio in cui i bambini sono serenamente immersi e la sua trasformazione in un paesaggio accidentato e pericoloso in funzione dello sguardo di disapprovazione - rancore e rimprovero - rivolto al mondo genitoriale.  Dall’infanzia dell’autrice, raffigurata sulla carta assieme a suo figlio, ci giunge un monito al nostro tempo attuale in cui la compresenza in noi stessi, del bambino che siamo stati, deve trovare quantomeno accoglienza insieme ai nostri figli reali, ai bambini in generale. Una ben diversa disposizione che può garantire un migliore ascolto ed evitare il dolore causato dall’incomprensione, la creazione di un baratro tra l’età adulta e l’infanzia.

                                                                                            Rosa Pierno



La Nube di OOrt – Via Pricipe Eugenio 60, Roma

Orario di apertura: dal 3 al 14 marzo 2016 da martedì a venerdì  17.30 / 19.30  e  dal 15 al 31 marzo 2016 per appuntamento (3383387824)

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