Seguire le tracce nella neve sembra facile al confronto di questo sopraffino tendere un agguato all’esistente affinché si riveli. Nulla di quello che si vede è di qualche interesse. Ma esclusivamente l’adombrato, l’inefficace, ciò che le cose reali tessono fra di loro negli interstizi: la rete invisibile, quella che cattura, per cui è vano mettere a fuoco, sfuggente fino all’inverosimile. Di conseguenza anche la macchinazione testuale deve adeguarsi all’oggetto da intercettare. Le sdrucite zone del tessuto, le consunte, fino a diventare trasparenti, trame si rivelano come le più adatte a filtrare tale preziosissimo plancton, evanescente, mobilissimo. Nella rarefatta tramatura dei versi, tutti i verbi indicano azioni impalpabili, tattili o riferite all’interiorità (sfiora, imbroglia, tenere, invecchiare) e i participi passati (scampati, inosservato, privato), inoltre, sono ancora più eloquenti rispetto alla circoscrizione dell’oggetto agognato: ciò che non si vede o la nuova apparenza che nasconde la precedente, come a dire il fantasma. E dunque questa è poesia che richiede di aderire allo striscio che si forma sulla lastra fotografica quando il soggetto ritratto si sia mosso come fosse la sua essenza. Quel momento del divenire a prescindere dallo stato finale del moto è davvero un appassionante oggetto di ricerca, di riflessione. Sarebbero i meandri dell’essere da sempre rigettati e che pure esistono, di cui non si dovrebbe tacere e che vale la pena di portare sulla superficie come concretissimo elemento, poiché può restituirci proprio ciò che rigettato ci ha causato contraddizioni e perdite. Si tratterebbe di un’interezza a dispetto delle lacune con cui viene restituita (e si badi bene: la paradossalità dell’affermazione è, anch’essa, apparente). L’interezza è quella a cui il vuoto appartiene, come il pieno appartiene al vuoto. Separare è atto tranciante che solo la poesia, e l’arte in generale, possono rendere reversibile.
Restano sul fondo di tale finissima rete, le labili percezioni che messe una sull’altra, in un incongruo accumulo, creano la somma degli stati dell’essere da cui non deve trarsi nessun conclusione. Le stesse citazioni dai poeti frequentati creano una sponda, come una corda a cui tenersi durante la traversata, contenenti persino un avvertimento a non issare mai la lenza in barca, a mai raccogliere, ma solo a mantenere la partita aperta. L’essere è mortale quando ci cattura.
E non so più…
Chi di noi è l’assente
Paul Eluard
stralci di pallore scampati alla pietra // una doppia festa
s’apre all’inosservato
rivela che sono bambini // prima che ricordi
una parola monca
e un
a capo
privato della febbre e della collera
vedo la luna nuova
più fine di un capello
E.E. Cummings
fatto un sospiro / curvo su di lei / sfiora le occhiaie
sfiora l’icona per vederla più grande
ma non si vede // resta un invitato segreto
IL TEMPO LA RAGGIUNSE. IL TEMPO FINITO.
Patrizia Vicinelli
ogni luce imbroglia il non scriverti
tra costole di bottiglie scure
dietro // relegata al suo uso: il non scriverti
ma porta di colpo // carezza dall’aperto
passeggiate // sponde di lago
come tenere dentro // a invecchiare
la luce di bottiglia
Mara Cini ha studiato all'Istituto Statale d'arte e al DAMS di Bologna dove si è laureata in Estetica. Si occupa di scrittura e arti visive. Suoi lavori sono apparsi su antologie e cataloghi d'arte. Numerosi gli interventi su periodici italiani e stranieri. Collaboratrice di 'storiche' riviste sperimentali come Tam Tam diretta da Adriano Spatola e Giulia Niccolai, Mini diffusa in tutto il mondo da Franco Beltrametti, North (http://www.gianpaologuerini.it/b_aboutyou/2_guests/pdf/_north.pdf) creata da Massimo Gualtieri e Ugo Pitozzi, Il poesia illustrato di Corrado Costa. Fa parte della redazione della rivista Anterem. Ha pubblicato le opere poetiche: e film introverso e film chimico, il periplo, 1976; Scritture (http://www.gianpaologuerini.it/b_aboutyou/2_guests/pdf/cini.pdf), North Press, 1979; La direzione della sosta, Tam Tam, 1982; Poesie per amore della pittura, Venezia Undertide, 1986; Anni e altri riti, Anterem Edizioni, Verona, 1987; Dentro Fuori Casa Anterem Edizioni, Verona, 1995; in tempo, Porto dei Santi, Loiano(BO), 2000; Specchio convesso (con Rita degli Esposti) Anaedizioni, 2005.
qui attraverso Aglieco. Saluti, Giampaolo
RispondiEliminaRingrazio e ricambio la visita. Con i più cordiali saluti
RispondiEliminaRosa