Polveroso pigmento simula le più irriducibili materie: dall’incarnato soave e arrossato alla pelle che riveste il libro tenuto sotto al seno e dalle vaporose chiome allo scintillante sguardo, ma chiuse a qualsiasi approfondimento da parte di occhio indagatore. Non si penetra nelle intime psicologie di siffatte anfibie creature. Tra nuvole e pesanti sfondi stanno come velieri in teatro, rullanti su finte onde.
Nel punto di luce si metta un punto di bianco e sulla pupilla un punto nero, il contorno dell'occhio si carichi con tinta bruna e il resto di tinta celeste. Il contorno si riempia di una tinta bruna, prelevata dal sottobosco in un’umida giornata, e il resto della luce lo si crei con una piccola punta di nero alla sesta tinta dei colori chiari, sì che a ogni chiarore corrisponda un punto oscuro, che risulti d’indecifrabile individuazione.
Veli aleggiano intorno a seni e collane accelerano il percorso dello sguardo dagli occhi ai capezzoli. Pappagalli poggiati sulla spalla o corone di alloro fra i sottilissimi capelli riempiono lo spazio non occupato dall’esile corpo.
Che donna dipinga donne è di curioso effetto. Pregiudiziale lente deposta comporta comunque il riconoscimento di una diversa modalità di rappresentare. Marchese o imperatrice, ninfe o ragazze con scimmiette sono colte in miracolo di beltà e di giovinezza a mostrare con sguardo limpido o sfuggente un aerato pensiero e un ponderare estatico: esibiscono fiori nei capelli e fra le mani, pelle di porcellana e dignitoso e fiero portamento; hanno fuggevole presenza e presagito senso del frettoloso scorrere del tempo e rimarcano che la polvere di cui sono fatte è la stessa a cui ritorneranno.
La carnagione tenera di donne, ragazzi o piccoli geni si fa macinando una piccola punta di cinabro nella biacca; ciò serve per le parti più chiare delle carni.
Persino ritratti di uomini svaporano al vento della storia e, attaccati da sfarinata luce, resistono, ancora per un attimo, allo sguardo dei secoli.
La tinta delle carnagioni di donne e di bambini si compone come la precedente di biacca e di un ottavo di giallolino, eccettuato però della quantità di carminio che vi sostituisce il doppio di cinabro.
Ha gli occhi strabici, Primavera, mentre offre un forbito bouquet di promesse. Instabile senso coglierà bersaglio come sguardo nudo seno? Nell’acre nero su cui fiorisce volto e splendido busto, ultima cosa che si nota è la mano che benigna porge.
Fiori adagiati su corpetti, sete damascate e fiori intrecciati ai viluppi delle chiome donano all’aspetto ridondante concetto.
“Ritratto di giovane donna” non è che uno sgretolarsi in luce o in fine polvere: la materia non avendo altra consistenza. L’apparenza è un ricostituirsi e un svanire nell’occhio, è sufficiente allontanare leggermente lo sguardo e i contorni franano, la seta cangia, i merletti si sciolgono, i petali di rosa svaporano. Persino lo sguardo della donna ritratta non mette a fuoco: essendo sfibrato e illanguidito da inafferrabile realtà.
Rosa Pierno
Buonasera. Ho trovato molto elegante questa che mi sembra una sorta di ecfrasi. Il linguaggio si adegua e riprende la levità settecentesca della pittrice in oggetto, anche mescolando con elementi di tecnica pittorica. Sarei curiosa di sapere se è stata presa ispirazione da qualche manuale di "bel dipingere" dell'epoca.
RispondiEliminaGrazie.
Grazie mille, Fiorella,per l'attenzione e le considerazioni. Sì,le frasi relative alla tecnica del dipingere sono addirittura della Carriera stessa a cui ho solo aggiunto qualcosa alla fine della frase. Non so darle indicazioni precise per ritrovare il testo che dovrebbe appartenere a un manuale tecnico, ma l'ho sicuramente trovato in una delle monografie presenti nella Biblioteca d'Arte e di Archeologia di Piazza Venezia (Roma).
RispondiEliminaAncora grazie e saluti