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domenica 8 gennaio 2012

Antonio Rossi “Senza titolo” dall’antologia “Ante Rem. Scritture di fine Novecento”, Anterem Edizioni,1998

* * *

negli stessi rovi
o custodi sorpresi
nel riposo una smania
dispone a tragitti
non meno dissennati
e dell’ombra è un uncino
robusto e pronto
a premere smodato
e ogni gola o livido
esibito si rovescia
da binari e catene
nell’insidia molto
convulsa


* * *

Svuotata ogni abitazione
di merci e personaggi e aboliti
pilastri e rinzaffi e disattivata
ogni annessa scorreria
ciò che trapela e agguanta
non è la vista di abnormi
gigli né il percuotere
cupo di un ospite
sgradito non l’esclusivo
permanente invito


* * *

Nodi e cappi che sempre
si sfilano dopo l’ostinato
uso e miscugli come
esplosi non vagano
in corsie o guardaroba
sinché per oscuro
motivo svincolati
essi sono sull’isolante
una stravolta compagine superabile
con sussulto fra le aste
ritorte o spalancate




Antonio Rossi, con abilissima costruzione, intesse intorno a noi una gabbia che ci opprime, eppure che ha parvenza illusoria, per cui si avverte che qualsiasi nostra denuncia o tentativo di divincolarci è ridicolo e in ogni caso non sortirà effetto. Se tentiamo di analizzare la modalità con cui Rossi giunge a ottenere questo effetto, notiamo subito il passo brevissimo dei versi, la cesura tagliente e sincopata, i quali rendono il nostro respiro più corto e come affannato.  Un uso di enjamblement ravvicinato, fittissimo, provoca la sensazione di cadere, di sdrucciolare. Ripidissimi sono i percorsi, rapidissime le svolte. Ma ad accentuare le caratteristiche di tale forma intervengono anche vocaboli che paiono proiettare un’ombra lunga, minacciosa, a causa del loro senso plumbeo e fumoso. L’”insidia” dunque non solo è tratteggiata, ma è addirittura proclamata. Nessuna lettura può essere imparziale; né il linguaggio è neutrale, non si accosta alle cose lasciandole come sono. Dopo aver proceduto con lo smascheramento  dell’imparzialità, dopo aver spogliato le cose della loro apparente incolpevolezza, Antonio Rossi s’appresta a svuotare la scena, solo falsamente semplificandola. A questo punto, quando il lettore crederebbe che siano stati slegati i nodi e raggiunti i veritieri concetti, ecco che la macchina si sfilaccia, come esplodendo o implodendo, fra le mani.  Stravolti resti, brandelli di versi mostrano una struttura che a forma volutamente non giunge.  E la sincopata sorpresa che attende il lettore coincide contemporaneamente con il riconoscimento della sapiente costruzione messa in atto dal poeta.


Biografia
Antonio Rossi è poeta e traduttore svizzero (Maroggia, 1952) . Ha studiato Letteratura italiana all'Università di Friburgo (Svizzera) e all'Università di Firenze; ora insegna nel liceo cantonale di Mendrisio. La sua raccolta d'esordio, del 1979, è Ricognizioni, pubblicata da Casagrande, a Bellinzona. Seguono Glyphé, con acqueforti di Samuele Gabai, Mendrisio, Stucchi, 1989;  Diafonie nel 1995 (Scheiwiller) e Sesterno nel 2005 (Book Editore).

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