L’ “infanzia autoproduttiva monodica” pare protagonista dei cinque versi di Massimo Gualtieri qui in (brevissimo) commento.
Una monodia non autoreferenziale, poiché compresa entro una “cornice divertita”.
Il divertimento, anche quando è suscitato da proprio pensiero, implica rapporti con l’esterno, relazioni con l’ambiente.
Non a caso, suddetta propensione monodica viene definita “litania privilegiata”.
Sovvengono certe filastrocche dal tono ripetitivo ma mai privo di fascino, certi giochi reiterati eppure sempre divertenti, certe raccolte di figurine osservate infinite volte con attenzione e meraviglia.
Le pronunce del poeta sono precise, tuttavia le immagini sembrano fluttuare in modo incerto e vago, quasi a ravvivare il sospetto che il tempo, privo di freccia, scorra libero e indeterminato.
La cronologia tende ad annullarsi: una scena si svolge, ma dove? Quando?
Un’esistenza prelinguistica emerge in tutta la sua ricchezza espressiva e noi ne siamo sorpresi e incantati.
Per via di quella monodia facciamo esperienza della molteplicità, della possibilità, ossia di un’apertura che ci circonda e in cui, dopo lo stupore iniziale, ci troviamo a nostro agio.
Nulla di aprioristico ci sovrasta e noi (soltanto per qualche attimo?) ci sentiamo maggiormente fiduciosi e liberi, poiché non avvertiamo più la sorveglianza quale destino ineluttabile.
Non occorre sorvegliare nessuno se una diffusa inclinazione al poter essere è precipua qualità di un divenire in cui il dominio è sostituito dalla capacità di ascolto e il bene, davvero comune, è garantito da una libertà che non ammette violenza perché di quest’ultima ha compreso l’insensatezza.
Merito della monodia?
Anche, specialmente di quella di Massimo Gualtieri.
Marco Furia
“Solo un nome una firma dentro la cornice divertita
di questa infanzia autoproduttiva monodica
e sentimentale onde gonfia materna dell’abbandono
litania privilegiata elasticità tanto sorvegliata
che si legge in epigrafe”
(Massimo Gualtieri, da “Trama della vita di Balzac”, in “Ante Rem”, Scritture di fine Novecento, Antologia a cura di Flavio Ermini, Anterem Edizioni, 1998, pag. 184)
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