Nel libro d’artista che Loredana Müller e Marino Cattaneo hanno realizzato guardando il territorio dell’Alto Ticino, numerosi livelli di lettura s’intersecano in uno spazio polidimensionale, relativamente alla forma dell’oggetto-libro e al tema.
Per quel che riguarda le immagini, due sono le entità accostate, pur se incompossibili: quella dei microrganismi delle strutture vegetali e i riflessi e i moti dell’acqua, rinfrangentesi a mulinello, presenti nell’incisione della Müller, da una parte, e la vera e propria cartografia dall’altra. Infatti, sovrapposta all’immagine incisa, è presente, su carta lucida, il tracciato orografico con le sue cime, i suoi laghi, le sue valli.
Nella parte bassa dell’incisione, le cellule che invadono lo spazio, ci ricordano ingranaggi, reticoli, e tessono una membrana pressoché continua, la quale si adagia come un velo sulla realtà esistente, la tappezza, riportando alla vista, in primo piano, ciò che è normalmente nascosto. La parte alta dell’immagine ricorda un mulinello d’acqua che generi occhielli di luce o trituri col suo moto frammenti di membrane vegetali. Nessuna convergenza appare possibile tra questi dettagli e l’orografia del territorio, eppure, si tratta del medesimo oggetto.
Il testo di Marino Cattaneo, in rapporto al territorio rappresentato graficamente, presenta un andamento capovolto. Viene cioè esplicitamente richiesto dalla composizione stessa del libro, che lo si capovolga con una rotazione di centottanta gradi, affinché sia possibile leggerlo: ciò marca un ulteriore guado da attraversare, dando la sensazione che, una volta superati, tutti i passaggi si chiudano alle proprie spalle a sottolineare che i mezzi espressivi, anche quando parlano del medesimo oggetto, non sono comunicanti. In questo senso, il libro d’artista “Luoghi dell’alt(r)o Ticino” si pone come un messaggio cifrato sulla invalicabile diversità dell’approccio scritturale e visivo.
Il testo si presenta come un coacervo di elementi, una collezione ancora in moto, un’agglutinazione in corso da cui spuntino, a seguito di rotazioni e di esplosioni, di valanghe e straripamenti, alberi, argini, sassi, mentre la ruggine del ferro si proietta sulle nubi e i sassi “venati” pongono una domanda sul luogo da cui sono “venuti”. Lo straripamento è quello stesso mimato dal flusso associativo sonoro e visivo che contraddistingue lo stile di Marino Cattaneo.
Il testo pesca nel visivo e nella memoria, nella percezione fisica e nella reazione psicologica, costruendo una mappa che a suo modo si sovrappone a quella geografica e che si squaderna nel libro d’artista come un nucleo che si stia irraggiando, stante la sua impossibilità di coesione.
2.strada traversa
bassa bassa pianura marcia
malsabbia malacqualanca boschina bo-
scaia malora di malaria
ma vagano mandrie musi ancora
meandri ancora
marasmi di ghiaie ali squame zampe
verso l'isola del Trodo verso
l'inverno
ladra pesca pascolo vago malcer-
to pantano Cugnasco
Cugnasco- -Contone svicinanza smisu-
rata smisurabile
e gudi cugnasci gordoli cadenazzi
giubiasci contoni quartini magadini
gente lanca tutta gente d'alga
così anguilla d'acqua buia così
usa ad eludere
gente retriva
ritrosa riottosa se vuole sdegnosa
così fangaia
raddrizzarla quella rifor-
marla fin nell'anima e nella maniera
di tacere educarla
educarla: more geometrico: dirittura
carraia Cugnasco-Contone
rettifilo asciutto
per cominciare ad obbedire
10.Carena
Carena dalle lunghe ombre
bruia
Carena nera Canera di
miniere ancora
di fucine
sobbolle sento e sobbrulica
di bracci febbrili mille
mille mani sento
di terrazzieri quelle e mulattieri e
carpentieri e minatori e donne e
fonditori e cavallanti e donne e
forgiatori e spalloni
per tutta la balza della
montagna ferragna
e di carbonai
valtellinaschi orobici troppi
a consumare faggi tignosi e
i sogni dei bambini
ma sono d'un'altra pasta
d'uomini i carbonai
occhi fumo loro i signori
del fumo e mettono a fumo il mondo e
rintanano fuori del paese
ognuno col proprio sudario come
ravvivando Adde di brace
Adde e Adde
di rivoluzioni
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