In occasione della mostra “Daumier: attualità e varietà” che si terrà al Museo Civico Villa dei Cedri, Bellinzona, dal 16 settembre 2017 al 7 gennaio 2018, sfogliamo un libro edito da Pagine d’Arte nel 2012, “Éloge de Daumier”, facendoci guidare dal magnifico testo di Michel Melot per avvicinare questo autore.
L’inchiesta che conduce Melot riguarda la popolarità di un artista impegnato, repubblicano della prima ora, anticlericale dichiarato, che, eppure, è stato amato dai conservatori più oltranzisti. Tuttavia ciò ci stupisce solo perché “Noi abbiamo dimenticato l’idea che l’avanguardia possa essere popolare, che un’opera di propaganda possa essere durevole”. Melot descrive gli inizi da pittore realista di Daumier, il quale disegna, per la stampa, caricature e scene d’attualità, ma lo fa con uno stile attento alla costruzione del disegno, alla modellizzazione delle luci, alla composizione dell’opera, indipendentemente dalla destinazione. Egli, insomma, “ha realizzato una grande arte pur nelle condizioni di un cattivo genere”. E quando è stato il momento di dedicarsi alle tele, non ha dimenticato quanto di espressivo, forte, dinamico aveva imparato disegnando per i giornali. Melot, con rapidi tratti, schizza a sua volta un indimenticabile ritratto dell’uomo e delle sue relazioni (Baudelaire, i Goncourt, Hugo), e ci fa entrare nel misterioso mondo della tecnica dell’artista ricordandoci che egli non copiava dal vero, ma grazie alla sua memoria visiva riusciva a restituire ciò che aveva osservato in una incredibile sintesi che aveva il suo fondamento nell’arte classica, quasi fosse l’artista stesso a imporre il suo modello alla realtà.
Nel pregevole volume, corredato dalle affermazioni della critica sul talento di Daumier, si può saggiare l’abilità fluida e potente con cui l’artista francese individua i gesti di un uomo malleabile come creta, quando precario nella posizione sociale. In qualche modo ciò configura anche il raggio di azione, di autodeterminazione a cui l’uomo può attingere. Valery ha fatto i nomi di Michelangelo e Rembrandt per il disegno di Daumier, che è stato anche incisore e che con i suoi neri drammatici, corpulenti, motili, registranti fremiti e pulsioni, sa immortalare il ridicolo nei comportamenti, il volgare nelle espressioni della classe borghese. Con magistrale capacità di cogliere una scena di vita reale o di rappresentare un simbolo, Daumier trasmette al suo pubblico i valori che oltrepassano la visione estemporanea di testimonianza e mostrare l’artificio di una presa sul reale che lo travalica. Mai ironico, come ha notato Henry James, ma tragico, almeno quanto tenace, la sua caricatura è già fuori dal genere. In alcune litografie, il ricordo delle stampe giapponesi agisce come un suono che si dispiega in sordina e che travalica la presa quotidiana, rendendo il presente eterno.
Rosa Pierno
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