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martedì 24 maggio 2016

I disegni di Georgina Spengler


L'attività del disegno si presenta come eminentemente riflessiva, legata com'è allo studio e alla fase progettuale, apparendo come il luogo di un  ripensamento, pausa di riflessione e ispirazione all'interno dell'attività votata alla pittura nella carriera di un artista. Ed è proprio in tal guisa che Georgina Spengler motiva la presente fase all'interno del suo percorso: momento in cui più spontaneamente, l'artista prende familiarità con le forme e le analogie che la abitano in maniera inconsapevole, fintanto che, appunto, non vedono la luce tramite la pratica del disegno. In tal senso, l'immagine sembra nascere da un luogo maggiormente intimo, ed essere meno incline a una verifica, alla razionalizzazione degli intenti teorici.

La differenza però tra lo schizzo e un disegno vero e proprio, compiuto, lo fa la capacità di sostare, di trattenere l'immagine, di lavorare ad essa per renderla autonomamente espressiva: opera a  tutti gli effetti.  La distanza tra pittura e disegno non è quella tra oggetto rappresentato e schema, è solo una maniera diversa di elaborare l'oggetto, mentale o reale che sia,  coi mezzi espressivi dell'artista. L'artista di origine greco-austriaca si predispone dinanzi al foglio con perigliosità, attende di riconoscere la figura che darà alla luce, pronta ad accettarne l'esistenza, ma per cavare questo risultato deve sottoporsi a sedute che dell'immediatezza non hanno nulla. Questi disegni presentano la medesima pazienza necessaria a opere maggiormente laboriose, come appunti sono le opere pittoriche.

Le carte vengono dapprima usurate,  consunte da  velature di colore, e assumono la consistenza della pergamena con un passaggio di pigmenti ad olio che le rende anche calde, morbide e pesanti. Acquisendo un sembiante che fa loro acquisire un sapore antico, quasi affossate nella notte dei tempi, consentono al  disegno di emergere dalle cavità interiori, non distinguendosi mai, in Georgina Spengler il corpo dalla mente. Il corpo, infatti, anche nell'ultima serie di lavori pittorici a pieno titolo, è sempre presente nei suoi aspetti più misteriosi, mentali: è un corpo che si fa fatica a riconoscere, e solo per frammenti, per isole, come appunto oggetto in emersione. Dunque, i disegni, presentano l'oggetto rappresentato come una sorta di fossile oppure allo stato embrionale,  non differenziabile, per la comune materia organica, da tutto ciò che vive. Si possono, pertanto, distinguere disegni in cui l'animale prende il sopravvento rispetto all'umano, ma non è che ciò attesti un salto di scala. Il quesito rimbalza in avanti per restare in evidenza e non essere banalmente risolto. Ed è anche lavoro di ricreazione, quasi un rimettere a posto le cose, un sistemare, ordinare, in merito a ciò che se ne può sapere o ai diversi gradi di conoscenza che possiamo avere dei corpi in generale. Nei pressi della medicina, come nei pressi della sfera affettiva, il corpo ha un valore da cui non si può prescindere, ma che assume sembianze differenti in relazione al contesto culturale.


Per tenerci dappresso alla pratica del disegno, ritorniamo alla matita che solca la carta e vi scorre quasi nel tentativo di  trovarvi una vena per iniettarvi inchiostro e visualizzare sulla lastra-carta, la traccia, la permanenza, l'impronta della carne. Che l'indagine svolta dalla Spengler mostri lacune nel tessuto epiteliale, smembramenti del ricordo, macchie umorali, impronte e calchi, dice che siamo in presenza di quell'azione paradossale che ha sempre in sé  la conoscenza di qualcosa che ci è noto e ignoto allo stesso tempo. Le immagine brumose, macchiate come dall'iridiscenza dei pigmenti metallici, muschiate o più fluide, anziché svolte come garze che abbiano avvolto membra ferite, declinano verso un'area che trae dal ricordo un alimento altrettanto vivo di quello dei corpi presenti e ci ricordano della mai irrisolvibile scissione tra saggezza e prefigurazione, tra storia ed esperienza percettiva.

                                                                                  Rosa Pierno

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