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mercoledì 19 giugno 2013

Lucio Saffaro "Trattato della virtu", inedito

Si deve all’attenzione di Gisella Vismara (Fondazione Lucio Saffaro) e alla cura di Daniele Poletti la pubblicazione di testi editi e inediti di Lucio Saffaro  sulle pagine della rivista elettronica “floema”:


I testi  ivi consultabili sono:

-Trattato della solitudine, inedito, s.d.
-Disputa aspidociclica, inedito, s.d.
-Trattato della malinconia autunnale, inedito, s.d.
-Il Primo degli Haijin, 1965
-XII Trattati Costanti, 1973
-L’azzurra malìa, inedito, s.d.
 
e ivi consultabili sono pure i commenti di Gisella Vismara, Rubina Giorgi e Rosa Pierno. L’operazione si colloca nel progetto di “diaforia” (sito che accoglie “floema”) teso a proporre all’attenzione autori importanti, di cui non sempre è agevole trovare i testi.

Qui pubblichiamo, ancora grazie alla disponibilità di Gisella Vismara, un estratto dall’inedito “Trattato della virtù”, il quale è composto di 43 punti o Virtù stampati su un pieghevole 8,5x16 cm., carta patinata 100gr. a 8 ante, allegato al libro “Trattato curvo della tristezza”, stampato in proprio dall’autore per le edizioni di Paradoxos - Bologna. (n.d.c.)

Il componimento “Trattato della virtù” fa esclusivo riferimento a concetti astratti, determinando nel lettore una strana sensazione: di avvitamento e rescissione dei legami concreti, procedendo “dal pensiero al pensiero”, ove tranciati appaiono anche gli sfilacci della memoria e ove la materia sembra avere perso qualsiasi caratterizzazione fisica. Tant’è che anche la forma, diversamente da quel che accade in Aristotele, appare qui separata dalla materia. Il lessico, del tutto slegato dalla concretezza, non si situa però nella scia di visioni in cui il linguaggio riassorbe in sé la realtà sostituendola, ma dalla parte dell’idea, che riassorbe in sé qualsiasi determinazione particolare esorbitando anche dal linguaggio, per quel che è possibile, quasi un tour de force,  a tal punto che esito finale sarà proprio l’assunzione in un’idea unitaria e infinita che ricompone in sé qualsiasi contraddizione e scoglie ogni particolarità e specificità.



da: “Trattato della virtù”

Il “Trattato della virtù” è composto di 43 punti o Virtù stampati su un pieghevole 8,5x16 cm., carta patinata 100gr. a 8 ante, allegato al libro “Trattato curvo della tristezza”, stampato in proprio dall’autore per le edizioni di Paradoxos - Bologna. (n.d.c.)


I Virtù
Se la meditazione diviene l’origine
stessa dell’atto meditativo, la Virtù
procede dal pensiero al pensiero e
appare nella sua primigenia sussi-
stenza. Parimenti la

II Virtù
condivide nominalità astratte e con-
cede la circostanza codominante.
L’inizio proprio è polo della

III Virtù
causa e nozione originaria. Da que-
sta sede si formano le aggregazioni
successive, secondarie ipotiposi del-
l’implicito, bilancio di converse
emanazioni. Nella

IV Virtù
si enuncia il principio dell’attinen-
za, più pura attitudine alla forma:
la sua legge governa la discenden-
za degli enti e li dispone sempre
nuovi nel catalogo irriducibile. La

V Virtù
richiede il riflesso dell’assenza e si
incendia sugli specchi lunari; la
sottile assise dell’orizzonte si ap-
presta al rischio e al dogma senza
numerazione: subentra allora la

VI Virtù
che ripercorre l’indizione in più
elevate specularità. Al pensiero so-
no date in sorte adozioni astratte
che determinano la moltitudine
profetica e pure rastremazioni.
Quando il tempo si approssima a
quelle regioni in cui più intensa è
l’apparenza del sentimento la quie-
ta rinuncia conduce alle consola-
zioni della

VII Virtù
Quivi è operante quel silenzio ar-
monioso che partecipa delle pro-
prietà formali e suscita eventi. Nel
transito della sua perfezione si di-
mostra l’esistenza della

VIII Virtù
in cui viene reso il giusto traspor-
to alla solitudine del pensiero. Ma
solo nei modi della

IX Virtù
è posto il limite di quelle ausilia-
rie contiguità che ammettono ec-
celse altitudini e il privilegio della
permanenza. La

X Virtù
riunisce la consapevolezza delle
cause. La sapienza cognita si enu-
mera per indici assoluti e annovera
l’estensione indubbia delle forme.
Se le specie esterne ottengono un
maggiore trionfo si perviene alla

XI Virtù
che individua le fonti traslate. Qui
il significante si arresta e produce
l’infinito. La sua deduzione è ope-
ra astratta della

XII Virtù
proveniente da remote cardinalità.
Così la parte luminosa dell’ingan-
no recede in sorti diminuite e si
appresta alla replica disgiuntiva.
Ormai queste congregazioni autolo-
giche dispiegano la propria tra-
scendenza, là dove le azioni si
convertono nei sostrati immutabili
della sostanza. Apprenderne l’ugua-
glianza è materia somma della

XIII Virtù
che superando apprestamenti inter-
minati valica i prodotti estremi del-
l’infinito e si ricompone nell’uni-
tario.

Lucio Saffaro

Si ringrazia la Fondazione Lucio Saffaro anche per le due immagini:
"Studio di sfere tangenti" 1972, Bologna, china nera su cartoncino, 15*13 e "La verità Metafisica", 1965, Bologna, china nera su carta, 3,9*5
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