Una raccolta tematicamente composita
come un bouquet floreale, se fosse nelle intenzioni di Daniele Pieroni parlare
di fiori, cosa che il titolo pur indica: Florario.
2007-2009, ma il pretesto si dissolve ben presto, mostrando di ancorarsi
pressoché limitatamente ai titoli e alla situazione fortuita che ha occasionato
l’istantanea esistenziale con le sue riflessioni amare o divertite ai margini.
Ecco, val la pena di considerare che tanto più l’oggetto è delicato e fragile
tanto più esso desta nella mente riflessioni da resa dei conti, e, allo stesso
modo, tanto più l’oggetto appare colorato e umile, tanto più diverte e invita
all’allegrezza e a un giocoso disporsi a cicala mimare. Di striscio vogliamo ricordare che il
linguaggio dei fiori è arbitraria convenzione che qui però si tinge di
necessità spesso ribelle alle convenzioni, il poeta sottolineando, infatti, che
la convenzione costringe a un significato tristemente univoco. Il poeta eleva
su un diverso altarino semantico, e spesso fra i più imprevedibili e sorprendenti,
il fiore, mai però disgiungendo il fiore dalla considerazione del sé. In questa
disposizione oscillante tra la perdita degli anni migliori e un propulsivo moto
all’esistere godendo dell’effimero, c’è il moto perenne di questa raccolta,
tutta attaccata al dato percettivo e in maniera secondaria a quello consuntivo,
così che a ogni passo ci si trova sempre spinti verso l’avanti, verso una nuova
giornata da godere in ogni caso, dove il fiore prescelto è solo l’emblema, ma
come svuotato dal di dentro, riforgiato. Al fiore si troverà che tutto può
essere attribuito, e proprio mentre il poeta tenta di denunciare l’abito
mentale che rende rigido il percetto. Fiore come strumento di rinascita, di ricostruzione,
di svecchiamento, di nuovo impulso, di germinazione, di ricollocazione
esistenziale!
Crisantemo
Che sorte miseranda t’è toccata
d’esser stelo funerario
un fiore così bello e variopinto
un hippy scarmigliato della flora
e invece eccoti a segnare i cimiteri
darti veste di necroforo
con le prefiche a stillarti
sopra ai petali lacrime di pianto.
Io in barba a tale convenzione
ti porterei in giro per il mondo
a liberarti di tristi credenziali
e farti celebrare ben altri riti:
una danza intorno al fuoco
una festa che propizi messi
un amplesso coniugale,
così che tu sia visto
come un fiore tutelare
di gioie e fertili demenze.
luglio
2008
Dalia
Scavai a lungo con le dita nella terra
la fronte madida e le unghie nere
scavai convinto di seminare allori
volevo guadagnarmi il pane
con lo sbocciare d’una dalia:
ripresi fiato, bevvi un sorso di
acquavite
se fosse giunto un vagabondo
avrei attaccato briga
da battermi, lottare senza vero scopo
così da farmi sopraffare
e stramazzare malamente al suolo
con un forcone addosso
lambendo la stessa terra seminata
promessa ancora lungi da svelarsi.
29
agosto 2007
Calendula
Giri giri come gira il sole
segni il tempo con le falci della luna
sei forse tu, calendula,
che devi ramnentar la vita breve?
Di tempo ce n’è poco, questo è certo
ma dovrei pertanto scoraggiarmi
e sorseggiare la cicuta prematuramente?
Va’ là, malinconia, non mi turbare
giri come giri, non starò passivo
a numerare i gironi e le calende
vivrò appieno i moti e le
stagioni.
2
aprile 2008
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