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martedì 8 gennaio 2013

Gao Xingjian e Claudio Magris “Letteratura e ideologia”, Bompiani, 2012


Il libretto a due voci,  in cui si affiancano, ripercorrendo entrambi i medesimi temi, Gao Xingjian e Claudio Magris,  e che affronta il rapporto letteratura e ideologia dalle due angolazioni, Occidente e Oriente, è utile anche per comprendere come i temi traggano un’ulteriore colorazione dalle condizioni politiche sul cui sfondo vengono letti  i materiali culturali. Poiché, ad esempio, in Cina è molto sentito il problema della libertà individuale, dello svincolamento dal realismo socialista, e dell’autonomia da qualsivoglia dottrina o adesione politica. È altresì interessante vedere quali marche e necessità vengano sottolineate dalle due posizioni rispetto alle uguaglianze di fondo (e si sentono in entrambi gli autori le voci di Bachtin, dell’arte come vita, e di Auerbach col il suo sogno democratico della letteratura). I due autori condividono la definizione della letteratura come espressioni di vita, espressione delle sue molteplici nuances, capacità di costruire la propria visione pur con tutte le particolarità e manchevolezze che un’espressione individuale comporta, contro le visioni preconfezionate e imposte dall’ideologia. In fondo, consistendo proprio in questo il pregio della letteratura: la capacità di offrire ciò che altrimenti non potrebbe essere afferrato né condiviso.

Con stile limpidissimo e fermo, Claudio Magris espone il proprio punto di vista, con il quale ritaglia con accurata precisione, per l’ideologia e la letteratura, posizioni e funzioni, riuscendo anche a tracciarne un fulminante excursus storico. Si parte dalla definizione di ‘ideologia’ di Karl Mannheim, secondo il quale “essa non è una visione parziale del mondo, bensì “il superamento delle visioni parziali che si sono via via succedute””, e non va giudicata “secondo criteri di verità, bensì in base al senso e alla funzione che assume nella vita pubblica e politica”. Per Nietzsche, essa è vera non in quanto dice la verità, ma perché “impone una concezione utile a dominare la realtà. Ma è Marx a liquidarla, poiché essa ricopre i fatti con immagini e giustificazioni illusorie, così com’è illusorio “che ai processi storici presieda la lotta fra le idee”. E l’ideologia è per questo anche l’opposto della letteratura, la quale conserva libertà immaginativa e concretezza sensibile. La categoria degli intellettuali, spesso “scorrettamente confusi con gli scrittori” asserviti al potere, “hanno peccato contro la vita”, insieme a tanti scrittori che hanno tradito – per cattiva ideologia – la loro calda umanità (Céline, Hamsun, Aragon, Pirandello).  Lo stesso Platone, il quale ha dato il suo assenso soltanto a una letteratura ideologica, impegnata, che dovrebbe contribuire a cambiare il mondo, non solo a rappresentarlo, ammettendo solo l’arte che “forgia la moralità e i valori patriottici, sociali e civili” autore di tragedie da lui stesso distrutte, sapeva meglio di chiunque altro che la poesia è “ispirazione che ha solo in se stessa, negli abissi e nei voli della fantasia e del sentimento, la propria sorgente e il proprio senso”. Anzi, Magris, proprio scavando in questo rifiuto platonico “ che non tollera espressioni difformi dal suo modello di valori e fa violenza all’individuo e al suo diritto alla diversità” trae, tramite la sua seduzione e la sua ambiguità, “il significato che essa ha per la vita degli uomini”. La libertà della letteratura è tale che, leggendo, possiamo arrivare a identificarci anche col male: “Se l’arte è bellezza, quest’ultima non sempre è, come secondo Platone dovrebbe essere, l’apparizione del Bene e del Vero”.    Ecco, dunque. che se l’ideologia appiattisce la vita, la letteratura ce la riconsegna nei suoi molteplici aspetti, ci consente di metterci nei panni degli altri e in questo senso si può definire democratica. Se il Novecento è stato un secolo dominato dalle ideologie, pure, è stato un secolo in cui la letteratura si è furiosamente ribellata a esse. Altro discorso naturalmente vale per la letteratura al servizio di una causa, in cui la creazione fantastica non si lascia asservire. L’ideologia tentando sempre di piegare a una causa, a un dovere, uccide la letteratura, è altra cosa dall’autentica dimensione morale e politica della letteratura “che non predica, bensì mostra”.       

Gao Xingjian invece, più attento a specificare il rapporto tra filosofia e letteratura per evidenziare il ruolo insostituibile della letteratura nel fornirci descrizioni della realtà che affrontiamo, ci dà anche il senso dell’assoluta esigenza di dissolvere lacci e lacciuoli, ribadendo che non si dà vera letteratura se non dove si siano tranciati i rapporti con i sistemi ideologici che invischiano gli autori fino al punto di sporcare la limpidezza delle loro voci. Anche per il vincitore del Premio Nobel, l’ideologia aspira a dominare e a servirsi strumentalmente della letteratura e il marxismo, il liberalismo, il nazionalismo, “strutture ideologiche che tendono a dare spiegazioni al mondo”, di fatto vogliono contrastare “la libera espressione del sentimento e del pensiero dell’uomo”, la quale trascende ogni utilità pratica. Con grande fermezza, l’artista cinese, afferma che “Voler usare la letteratura come strumento per cambiare la società equivale a volerla usare per divulgare le norme morali ed etiche” e che la letteratura impegnata nella politica è destinata a rendere la politica dei partiti un po’ più attraente. Ma la letteratura trascende l’ideologia, la politica e l’utilità pratica. Lo scrittore, d’altronde, non è un salvatore, al contrario solo spogliandosi da questo ruolo illusorio “può giungere a una conoscenza lucida dell’umanità”, conseguita attraverso la ricerca dell’oscuro e del dettaglio, della sensibilità estetica e del sentimento. Facendo riferimento al rapporto tra filosofia e letteratura, entrambe giungendo alla conoscenza attraverso il proprio metodo, egli afferma che “laddove la filosofia si richiama alle distinzioni della ragione pura” e argomenta per giungere a una verità ultima, “la letteratura raggiunge la propria conoscenza rimanendo in contatto con i sensi e le emozioni”. La letteratura “non ha la vanità di fornire una concezione del mondo” e spinge verso associazioni di idee sempre nuove “affrontando i molteplici e illimitati aspetti della vita”.  

                                                                                             Rosa Pierno

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