Il libretto a due voci, in cui si affiancano, ripercorrendo entrambi i
medesimi temi, Gao Xingjian e Claudio Magris, e che affronta il rapporto letteratura e
ideologia dalle due angolazioni, Occidente e Oriente, è utile anche per
comprendere come i temi traggano un’ulteriore colorazione dalle condizioni
politiche sul cui sfondo vengono letti i
materiali culturali. Poiché, ad esempio, in Cina è molto sentito il problema
della libertà individuale, dello svincolamento dal realismo socialista, e
dell’autonomia da qualsivoglia dottrina o adesione politica. È altresì
interessante vedere quali marche e necessità vengano sottolineate dalle due posizioni
rispetto alle uguaglianze di fondo (e si sentono in entrambi gli autori le voci
di Bachtin, dell’arte come vita, e di Auerbach col il suo sogno democratico
della letteratura). I due autori condividono la definizione della letteratura come
espressioni di vita, espressione delle sue molteplici nuances, capacità di costruire la propria visione pur con tutte le
particolarità e manchevolezze che un’espressione individuale comporta, contro
le visioni preconfezionate e imposte dall’ideologia. In fondo, consistendo
proprio in questo il pregio della letteratura: la capacità di offrire ciò che
altrimenti non potrebbe essere afferrato né condiviso.
Con stile limpidissimo e fermo,
Claudio Magris espone il proprio punto di vista, con il quale ritaglia con accurata
precisione, per l’ideologia e la letteratura, posizioni e funzioni, riuscendo
anche a tracciarne un fulminante excursus
storico. Si parte dalla definizione di ‘ideologia’ di Karl Mannheim, secondo il
quale “essa non è una visione parziale del mondo, bensì “il superamento delle
visioni parziali che si sono via via succedute””, e non va giudicata “secondo
criteri di verità, bensì in base al senso e alla funzione che assume nella vita
pubblica e politica”. Per Nietzsche, essa è vera non in quanto dice la verità,
ma perché “impone una concezione utile a dominare la realtà. Ma è Marx a
liquidarla, poiché essa ricopre i fatti con immagini e giustificazioni
illusorie, così com’è illusorio “che ai processi storici presieda la lotta fra
le idee”. E l’ideologia è per questo anche l’opposto della letteratura, la quale
conserva libertà immaginativa e concretezza sensibile. La categoria degli
intellettuali, spesso “scorrettamente confusi con gli scrittori” asserviti al
potere, “hanno peccato contro la vita”, insieme a tanti scrittori che hanno
tradito – per cattiva ideologia – la loro calda umanità (Céline, Hamsun,
Aragon, Pirandello). Lo stesso Platone, il
quale ha dato il suo assenso soltanto a una letteratura ideologica, impegnata, che
dovrebbe contribuire a cambiare il mondo, non solo a rappresentarlo, ammettendo
solo l’arte che “forgia la moralità e i valori patriottici, sociali e civili”
autore di tragedie da lui stesso distrutte, sapeva meglio di chiunque altro che
la poesia è “ispirazione che ha solo in se stessa, negli abissi e nei voli
della fantasia e del sentimento, la propria sorgente e il proprio senso”. Anzi,
Magris, proprio scavando in questo rifiuto platonico “ che non tollera
espressioni difformi dal suo modello di valori e fa violenza all’individuo e al
suo diritto alla diversità” trae, tramite la sua seduzione e la sua ambiguità,
“il significato che essa ha per la vita degli uomini”. La libertà della
letteratura è tale che, leggendo, possiamo arrivare a identificarci anche col
male: “Se l’arte è bellezza, quest’ultima non sempre è, come secondo Platone
dovrebbe essere, l’apparizione del Bene e del Vero”. Ecco, dunque. che se l’ideologia appiattisce
la vita, la letteratura ce la riconsegna nei suoi molteplici aspetti, ci
consente di metterci nei panni degli altri e in questo senso si può definire
democratica. Se il Novecento è stato un secolo dominato dalle ideologie, pure,
è stato un secolo in cui la letteratura si è furiosamente ribellata a esse.
Altro discorso naturalmente vale per la letteratura al servizio di una causa,
in cui la creazione fantastica non si lascia asservire. L’ideologia tentando
sempre di piegare a una causa, a un dovere, uccide la letteratura, è altra cosa
dall’autentica dimensione morale e politica della letteratura “che non predica,
bensì mostra”.
Gao Xingjian invece, più attento a
specificare il rapporto tra filosofia e letteratura per evidenziare il ruolo
insostituibile della letteratura nel fornirci descrizioni della realtà che
affrontiamo, ci dà anche il senso dell’assoluta esigenza di dissolvere lacci e
lacciuoli, ribadendo che non si dà vera letteratura se non dove si siano
tranciati i rapporti con i sistemi ideologici che invischiano gli autori fino
al punto di sporcare la limpidezza delle loro voci. Anche per il vincitore del
Premio Nobel, l’ideologia aspira a dominare e a servirsi strumentalmente della
letteratura e il marxismo, il liberalismo, il nazionalismo, “strutture
ideologiche che tendono a dare spiegazioni al mondo”, di fatto vogliono
contrastare “la libera espressione del sentimento e del pensiero dell’uomo”, la
quale trascende ogni utilità pratica. Con grande fermezza, l’artista cinese,
afferma che “Voler usare la letteratura come strumento per cambiare la società
equivale a volerla usare per divulgare le norme morali ed etiche” e che la
letteratura impegnata nella politica è destinata a rendere la politica dei
partiti un po’ più attraente. Ma la letteratura trascende l’ideologia, la
politica e l’utilità pratica. Lo scrittore, d’altronde, non è un salvatore, al
contrario solo spogliandosi da questo ruolo illusorio “può giungere a una
conoscenza lucida dell’umanità”, conseguita attraverso la ricerca dell’oscuro e
del dettaglio, della sensibilità estetica e del sentimento. Facendo riferimento
al rapporto tra filosofia e letteratura, entrambe giungendo alla conoscenza
attraverso il proprio metodo, egli afferma che “laddove la filosofia si
richiama alle distinzioni della ragione pura” e argomenta per giungere a una
verità ultima, “la letteratura raggiunge la propria conoscenza rimanendo in
contatto con i sensi e le emozioni”. La letteratura “non ha la vanità di
fornire una concezione del mondo” e spinge verso associazioni di idee sempre
nuove “affrontando i molteplici e illimitati aspetti della vita”.
Rosa Pierno
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