Pagine

giovedì 10 maggio 2012

Marco Furia "Le composizioni floreali di Marzia Malli e di Arianna Battistessa"


Il fiore si offre alla vista senza nulla pretendere in cambio: può formare siepi e cespugli, condurre la propria sgargiante esistenza in isolamento, pendere da un ramo e perfino galleggiare.
I gusti di ciascuno di noi, certamente, differiscono, ma, in generale, è davvero difficile pensare a un fiore brutto.
L’arte di comporre fiori conta molti adepti nel mondo e in certi paesi orientali è considerata pratica zen.
Di fronte a tanta fragile bellezza, viene spontaneo esercitare un’attività che è contemporaneamente di cura e di valorizzazione ulteriore: quando la curiosità si trasforma in assiduo interesse e l’attrazione in amore per il bello, allora qualcosa di più entra in gioco.
Una composizione fa mostra di sé in un giardino, in un vaso di coccio, in un elegante contenitore smaltato o trasparente: quel mostrarsi ci colpisce, entra in contatto con noi, provoca sensazioni estetiche e, talvolta, affettive, insomma, come qualunque emozione, ci modifica.
Una modifica che per Marzia Malli e Arianna Battistessa assume un ruolo di grande e duraturo rilievo.
Può, così, nascere un desiderio: quello di comporre con i fiori.
Occorre consentire a un’affascinante pratica di entrare a far parte della propria vita, occorre riconoscerne l’indubbio valore.
Gli aspetti, i pigmenti, i profumi, sono silenziosi, eppure partecipano di una natura prosodica: una buona composizione floreale è anche una sinfonia, poiché il suo espressivo silenzio è, in qualche modo, suono.
Comporre con fiori, intendo dire, è porre in essere un linguaggio in grado di echeggiare in noi: un’indole musicale riesce a mostrarsi proprio in virtù dell’assenza di tratti acustici.
Il durevole tocco di un’intensa e sorprendente pausa sul pentagramma è paragonabile a ciò che si prova nell’ammirare simili composizioni.
Nell’ammirarle soltanto?
Direi, meglio, nel viverle, considerandole una presenza, una raffinata compagnia.
Le forme silenziose talvolta non sono mute e a noi spetta il compito d’imparare ad ascoltarle con assiduo rispetto affinché possano diventare parte integrante di gesti esperti e riguardosi.
La fisionomia dei fiori non è rigida.
La medesima corolla parla in maniera diversa a seconda del luogo in cui si trova e del modo in cui è disposta: col variare degli accenti che cadono sui sericei petali, si modificano le sue valenze espressive.
Vivide valenze di lineamenti definiti che pur costituiscono varco aperto sugli ampi territori dell’ulteriormente possibile, di fisionomie determinate pur sempre memori dell’intima trasformabilità dei propri aspetti, di fattezze espressive mai dimentiche di un’origine flessibile e creativa.
Insomma, una delicata fermezza che emerge, che non esclude nulla senza scadere nell’imperfezione del dettaglio fine a se stesso e sa intonare, con duttile sicurezza, il suo silenzioso canto.
Lo spettacolo offerto è quello di un sobrio sfarzo i cui aspetti vistosi, non attenuati, incontrano il fecondo limite di una vocazione all’equilibrio e alla misura.
Mettere in mostra corolle e petali senza cadere vittime di pur allettanti eccessi costituisce, a mio avviso, la peculiare cifra stilistica del tocco ripetuto e sempre rinnovato di Marzia e Arianna.
Un tocco per effetto del quale ciò che ritorna anche nasce, proprio come accade in primavera allo sbocciare dei fiori.

                                                                                                     Marco Furia
http://www.studioinside.it/

Nessun commento:

Posta un commento