Si potrebbe definire un racconto utopico, “L’insegna” di Lucio Saffaro, presente nel n.50 di Anterem, I semestre 1995: la narrazione delle aspirazioni che ambiscono a un mondo monosemico, descrivibile in cifre e simboli. Non solo l’abolizione del caso, come avrebbe voluto Mallarmé, ma anche l’abolizione del”l’identità indefinita che sostituiva i trasformati dell’io” con azzeramento della connessa memoria. Se “L’insegna che stabiliva le regole dell’inizio sembrava di origine attica: le conseguenze espresse non si allontanavano da una forma marina, da una richiesta di perifrasi ondose che si ammantavano di colpe e di ritardi”. Ben presto però “L’attrazione del pensiero” divenne così forte da voler condizionare tutte le “distinzioni esistenziali”.
Ma si tratta di un racconto utopico capovolto, poiché Saffaro prova a immaginare che cosa sarebbe accaduto se si fosse avverato il tentativo di matematizzare il mondo, o meglio di escludere il caso, la polisemia, le interpretazioni, la memoria, il passato. Cerca di seguirne i corsi principali e finanche i rivoli, di verificare la portata di una tale mutazione nella civiltà se si fosse pienamente realizzata, forse per lui pericolo sempre in agguato in ogni epoca, quando non si accetti di guardare il mondo con tutte le capacità umane, ma di espungerne alcune, fondamentali, alla stregua di rifiuti urbani e che importa con quali giustificazioni. Senza entrare nel merito nelle motivazioni che inducono nelle varie fasi storiche a un’accentuazione dell’atteggiamento di rifiuto verso ciò che viene definito materia umanistica (scelte di dominio e di soggiogazione), Lucio Saffaro, inverandone in questa scenografia sperimentale ipotesi e risultati, tratteggia un quadro desolante in cui tutto appare separato da se stesso:
“IV. Alla figura ribelle è assegnata la figura concatenata delle parvenze dell’unione, la dissoluzione rapida delle allegorie dei ricordi. La scritta equivalente nasconde la reciproca deduzione, lo stemma che conduce al campo separato della luce. Nella selva delle biforcazioni gli eventi, attratti dallo stesso eccesso di scelta, si distorcono mutuamente e così confusi procedono tutti insieme verso più basse epitomi, verso più tenui confronti”.
In sostanza, l’allusione allo scontro sociale non è paludato e neppure l’uso di vocaboli che provengono diretti dalla nostra tradizione letteraria, quasi usati come un puntello: selva, biforcazione, stemma, luce: quegli stessi che, in sé simboli dell’unione e della molteplicità, denunciano l’azione barbara della scissione con resezione di uno o più termini contrapposti. Ciò che si sarà ottenuto per via di separazione si ritorcerà contro il separatore: se il principio di cernita sarà privato dal suo contenuto, quelle “rimembranze” ora eliminate, su cui invece esso poteva operare, gli faranno perdere anche la sua funzione rispetto alla costruzione delle “soglie logiche” e la “verità, tramutata in se stessa” appiattirà qualsiasi successione temporale, consentendo all’indistinto di regnare sulla memoria e sull’io. Ma lasciamo la parola a Lucio Saffaro, alla sua ultima lassa, in cui alla poesia è riconosciuto un ruolo ripristinatore:
“VI. Il cimento dell’opera venne abbandonato prima ancora di essere profferito: il disarmo delle cause ha ormai sospinto l’attitudine binata verso i poli di commutazione, dove cadono e si consumano i frammenti angusti della logica. I fanali mascherati dell’incipiente teoria dei sogni, l’ermetica rete dei codici di contorno, sembrano ancora trattenere il fermaglio dei singoli, la separata contea della memoria. I fuochi cardinali della poesia già si approssimano al regno ricurvo dell’occaso”.
Rosa Pierno
Salve,
RispondiEliminaHo appena comprato,sempre dello stesso Saffaro,in una libreria antiquaria una copia di “Teoria dell'Est” della leggendaria collana Marcalibri della Lerici.
Da nessuna parte riesco a trovare qualche curiosità e recensione a riguardo.
Lei se ne è occupata?
Mi saprebbe aiutare?
Ottimo blog.
Grazie
Cordialmente Riccardo
http://www.fondazioneluciosaffaro.it/html/antologiacritica.html
RispondiEliminaSalve Riccardo,
esiste per fortuna il sito della fondazione Lucio Saffaro e nel sito c'è un PDF "Antologia critica" dove sono impilate le recensioni sia letterarie che artistiche che Saffaro ha ottenuto.
Se lei ricerca all'interno del PDF la parola Teoria, troverà diverse volte il riferimento a Teoria dell'Est.
Io, purtroppo, non ho avuto modi di accedere che a pochi testi di Saffaro.
Ma continuo a cercarli per scriverne note critiche e tenere desta l'attenzione su questo straodinario scrittore.
Grazie mille per i graditissimi complimenti!
Cordiali saluti
Rosa