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venerdì 18 novembre 2011

Georg Simmel “Sull’amore” Anabasi, 1995

Inauguriamo con questo testo una rubrica sul tema amore affrontato da un punto di vista filosofico attraverso  i testi di Maria Zambrano, Lou Andreas Salomé, Jean-Luc Nancy, ecc.

Collocato nell’alveo della tradizione metafisica, l’interesse di Georg Simmel nel definire l’amore è dunque tutto assorbito dal porne la trascendenza  e quindi dal metterlo al sicuro da contraddizioni e frammentazioni (egoismo/altruismo o sesso/sentimento). L’unità dell’amore, che viene prima di tutto separato dall’interesse (mezzo per giungere alla procreazione o al soddisfacimento dei propri bisogni), come avviene per la religione e l’arte sulla scia  kantiana, è il filo rosso che trama l’intero testo.

L’assolutizzazione dell’amore si ha quando esso, “sebbene prodotto dalla vita generativa”, diviene indifferente a quella vita. Alfine di “confutare l’ipotesi che l’amore possa essere prodotto da un molteplicità di fattori dei quali, appunto, nessuno è l’amore”, egli pone grande attenzione nel definire l’amore fine a se stesso: “né servire la riproduzione della specie, né servire il piacere è per esso determinante”. In questo senso gli aspetti biologici, egoistici, sociali, religiosi producendo relazioni sentimentali di natura  amorosa, non rimangono sommersi nella corrente della vita,  “ma ascendono a quel regno al di là di essa che si può chiamare ideale in senso ampio e non solo teoretico”.

L’amore ha “un movente originale e primario, non riconducibile alla consueta alternativa tra egoismo e altruismo”. Nessuna scomposizione prismatica può avere ragione dell’unità dell’amore. E Simmel giunge per questa via ad affermare che all’“omogeneo piano di coscienza dell’esperienza”, l’unità dalla quale ad esempio erotismo e sentimento sono derivati, appartiene “il modo di essere interiore di per sé nient’affatto conflittuale, che noi chiamiamo amore”.  

Alla definizione: “A me sembra che l’amore risieda in tale strato, che dal punto di vista psicologico è un fluttuante e continuamente rigenerantesi differenziarsi mediato dalla vita che incalza e dal suo significato metafisico, mentre dal punto di vista della propria intenzione, delle proprie leggi intrinseche e del proprio autonomo sviluppo esso trascende la vita“ segue l’ammissione dell’impossibilità di una definizione: “Forse è impossibile determinare il contenuto dell’amore in questo suo puro esser se stesso in un modo più costruttivo del tentativo precedente, nel quale si negava che esso fosse composto da diversi elementi”.

Dell’amore provato, secondo Simmel, non è possibile individuare le ragioni, altrimenti non sarebbe amore, ma interesse. Non è possibile spiegarlo. Poiché per Simmel è errato separare razionalità da sentimento, ed entrambi vi sono indistinti. Né desiderio e stima, né godimento e giudizio obiettivo possono  dar conto “del rapporto incomparabile e inderivabile, detto appunto amore, che il soggetto ha con un oggetto”. Simmel categoricamente asserisce “la completa indipendenza  da ogni considerazione sia pratica sia teoretica e da ogni giudizio di valore”.

Il riconoscimento dell’individualità insostituibile dell’amato è assolutizzazione imprescindibile nel processo d’amore. E in questo senso erotismo si distingue da amore perché può sostituire un individuo con un altro. Certo, seppure Simmel nel corso della sua esposizione ammetta una resistente contraddizione tra “l’assoluta immanenza del sentimento nell’animo di chi lo prova “ e il “desiderio di fondersi con l’altro”, che definisce “aspetto tragico dell’amore”, e riconosca nei “multiformi rapporti in cui nell’amore s’intrecciano individualismo e vita della specie” il vero scoglio, ciò alla fine non gli impedisce di definire come amore assoluto solo quello purificato da tutto ciò che si riferisce alla specie e, insieme, l’aprioristico rifiuto di ogni sostituibilità dell’individuo amato.

                                                                                                          Rosa Pierno

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