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mercoledì 7 settembre 2011

Paolo Terni “Giorgio Manganelli, ascoltatore maniacale“ Sellerio, 2001

Nel delizioso libretto, “Giorgio Manganelli, ascoltatore musicale“, pubblicato dalla casa editrice Sellerio (2001), Paolo Terni raccoglie i testi di quattro trasmissioni radiofoniche, ideate insieme a Manganelli, e ci consente di entrare nel vivo dell’esperienza di ascolto di uno fra i  più originali scrittori del Novecento italiano. La musica, nella cultura italiana già di per sé patente, soffre in maggior misura e le parole di Paolo Terni denunciano, inoltre, il confinamento della disciplina in ambiti chiusi e inaccessibili: vi è “la reale incapacità di far ascoltare, direttamente, il linguaggio della musica, il suo dire di per sé” anche da parte degli stessi “operatori culturali”. La volontà di abbattere questo muro creatosi intorno alla musica  conduce Terni all’ideazione di un ciclo di trasmissioni radiofoniche in cui uomini di cultura vengono invitati a parlare del loro rapporto con l’ascolto musicale.

Manganelli, “non un buon ascoltatore, ma un ascoltatore maniacale”, introduce immediatamente il rapporto fra strutture musicali e strutture letterarie: “Sono, è vero, un ascoltatore maniacale perché m’interessano alcune strutture, soluzioni, invenzioni che nella musica sono esplicite e che poi mi seguono in qualche modo quando io lavoro”. E specifica: “Uno che scrive ha in mente certe strutture che non sono necessariamente quelle tipiche dello scrivere. E per me molte volte sono le strutture della musica. Non solo di quella. Anche dell’architettura direi. Che sono due forme che in qualche modo nel mio cervello...”. E fa l’esempio della “variazione che in letteratura è cosi difficilmente, preziosamente trasferibile…”. Manganelli esprime la propria affascinata ammirazione per lo schema  geometrico che la variazione adopera (la sua intensità e feroce pulitezza della forma) in cui la continuità viene infinitamente moltiplicata, rispecchiata e diversificata: “è vano cercare forse in qualunque altra forma di espressione artistica” la medesima possibilità.   

Il rapporto tra musica  e letteratura è affrontato da Manganelli non come una semplice traduzione, ma come una forma mentis, ove la ricezione musicale funge da stimolo, pone un problema, così come nell’ascolto la conoscenza letteraria dà luogo a percezioni multiple, a  interpretazioni potenziate, le quali sono testimoniate dalle considerazioni che si svolgono intorno all’ascolto dei brani proposti da Manganelli (da Haydn a Mozart, da Schubert a Beethoven, da Stravinskij a Ives), con preziose considerazioni sulla musica da camera, sull’uso di stilemi popolari nella musica colta (Schubert e Mahler), sulla funzione del silenzio in musica e sul rapporto tra musica e parole in Verdi.

Altro punto focale è quello dell’assenza di significato della musica, che ricorre più volte nella conversazione svoltasi tra Terni e Manganelli. Quest’ultimo riprende il confronto con la letteratura: ”Lo scrittore ha il problema di scrivere adoperando qualche cosa che si può presentare e descrivere come un significato e deve contemporaneamente liberarsi dal significato”. Problema che “nel caso del musicista, è completamente assente”. Infatti, è focale “il principio dell’assenza di significato  da cui il musicista non è esentato, ma da cui deve liberarsi!”. E ancora: “C’è un furore dell’astrazione che la letteratura brama”. Anche la citazione assume una funzione diversa in musica e in letteratura. Se in ambedue la citazione non perde la sua caratteristica di rimando, in letteratura essa assume importanza fondamentale, poiché ne conserva la mappa semantica, l’origine del contesto, mentre in musica “la citazione deve funzionare musicalmente in primo luogo”.

Come chiusa di questa nota di lettura, scelgo due frasi di Manganelli: “la coscienza di qual è la segnaletica dell’astratto è, in primo luogo, musicale “ e “Forma che non è mai così forma come in musica”. Queste due definizioni, a mio avviso, ci donano una diversa capacità di comprensione (una sorta di ampliamento d’orizzonte) quando riprendiamo la mai dismessa lettura dei testi manganelliani.

Rosa Pierno

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